Parrocchie di Santo Stefano e San Leonardo
Casalmaggiore
Provincia e Diocesi di Cremona

nel Web sito DuomoCasalmaggiore
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Il 9 aprile 2006, Domenica delle palme, si č costituito l'UFFICO STAMPA della parrocchia attraverso il quale il parroco e gli organismi parrocchiali manifestano le proprie valutazioni e riflessioni sui maggiori temi della vita ecclesiale e civile.

 

COMUNICATO DEL 15 OTTOBRE 2006


Nella notte tra il venerdì e il sabato 13-14 ottobre, l'arma dei Carabinieri ha dato vita a Casalmaggiore ad una grande operazione che ha portato, tra l'altro, all'arresto di alcune persone. I reati imputati erano connessi con le sostanze stupefacenti. Il fatto ha suscitato un certo dibattito in città. Don Alberto, su richiesta del giornale, così si esprimeva lunedì 16 ottobre 2006 su "La Cronaca".

Quanto è avvenuto a Casalmaggiore e dintorni è il segno di una profonda patologia che sta intaccando la nostra società: è lo smarrimento del senso del vivere, che genera apatia, accidia e dunque, oltre che illegalità, soprattutto immoralità e violenza. L’emergenza – da anni lo stiamo dicendo – è di tipo educativo. Certo, occorrono le leggi, occorrono la politica e l’economia. Ma occorre, anzitutto, una ripresa dell’educazione: e non solo dell’educazione alla legalità (del tutto insufficiente) ma dell’educazione alla vita, alla persona e al suo incontro con gli altri. Dai nuovi pulpiti – scuole e università, giornali e televisioni – si va predicando da anni che la libertà è il diritto di fare ciò che si vuole, che la libertà è assenza di vincoli e di storia, è fuga da ogni responsabilità e da ogni impegno stabile e duraturo. Si va predicando che si può diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno, semplicemente inseguendo il proprio gusto o inseguendo il miraggio del potere e dei soldi a tutti i costi. Si va predicando che non esiste alcuna verità, anzi che la pretesa della verità è socialmente pericolosa per la democrazia. Si va predicando che tutto ha lo stesso valore, che tutto è opinione, che non esiste più alcuna differenza fra bene e male, fra verità e menzogna. E così i nostri giovani sono sempre più soli: affettivamente, culturalmente, esistenzialmente. I nostri giovani sono sempre più abbandonati a se stessi, senza padri e madri, senza maestri e testimoni: incapaci di articolare un giudizio, di formulare un pensiero logico, di rispondere alle domande fondamentali sul senso della vita, su che cosa è la gioia, su come affrontare il dolore, sul come accogliere gli altri… Appaiono sempre più annoiati. E questa noia si trasforma, a volte, in violenza.
Ma la loro noia e la loro violenza sono figlie della nostra noia e della nostra violenza, figlie di una cultura che ha sistematicamente e luciferinamente abbattuto le condizioni e i luoghi stessi dell’educazione: la famiglia, anzitutto, e poi la scuola e infine la Chiesa. Si va predicando sempre più una emarginazione dell’esperienza religiosa, confinandola nel privato e quindi rendendola, o volendola rendere, socialmente irrilevante: e proprio in un momento in cui si sta passando da un forte discredito del fatto religioso (qualcuno, nei decenni scorsi, ne profetizzava addirittura la scomparsa) al riconoscimento generalizzato del suo interesse pubblico e sociale. Si sta comprendendo sempre più che il fenomeno religioso è parte integrante di ogni cultura, perchè una cultura privata delle sue dimensioni religiose ha il fiato corto ed è sottomessa alle ideologie di turno e ai poteri più forti.
Ecco perché ritorna con forza sempre maggiore il problema della identità di un popolo, compreso il nostro popolo italiano. Che ne abbiamo fatto, che ne vogliamo fare del nostro splendido patrimonio sapienziale, della nostra ineguagliabile tradizione umanistica, che ha ricevuto dal cristianesimo tanta energia e tanta forza, espresse anche nell’arte, nella musica, nella letteratura, e soprattutto nella vicenda di tanti santi e di tanti testimoni che hanno fecondato la nostra storia? E’ in atto, ed è inutile negarlo, un’azione di discredito nei confronti del cristianesimo, della Chiesa, del Papa… in un momento in cui, nella crisi generale delle idee e nella povertà di pensieri di oggi, la Chiesa è rimasta quasi sola – con le sole armi della predicazione e della testimonianza – a ricordarci alcune cose essenziali sulla vita dell’uomo: e ce le ricorda non per conquistare un’egemonia, non per ricevere applausi e consensi, ma solo perché le sta a cuore, appunto, l’uomo e la sua vita concreta.
Qui sta il problema: siamo ancora capaci di educare? E ci rendiamo conto che l’educazione è sempre un rapporto fra due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane, che affondano in una tradizione viva e concreta? E siamo convinti che una educazione senza le “ali della trascendenza” è antropologicamente monca? Un’educazione che voglia “partire da zero” e che, in nome di un presunto progresso, voglia costruirsi sulle ceneri dell’esperienza di vita delle generazioni passate, è destinata alla sconfitta.
Sì, quel che sta accadendo nella nostra Casalmaggiore ha bisogno, certo, delle leggi e ha bisogno anche dell’intervento, lodevole, delle forze dell’ordine. Ma una società non può solo curare le falle: se vuol vivere e crescere, deve ritrovare il senso di un cammino, deve tornare ad un “pensiero forte”, lasciando il “pensiero debole” ai necrofori e ai necromani di turno.

Don Alberto Franzini

Casalmaggiore, 15 ottobre 2006