Parrocchie di Santo Stefano e San Leonardo
Casalmaggiore
Provincia e Diocesi di Cremona

nel Web sito DuomoCasalmaggiore

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Il 9 aprile 2006, Domenica delle palme, si è costituito l'UFFICO STAMPA della parrocchia attraverso il quale il parroco e gli organismi parrocchiali manifestano le proprie valutazioni e riflessioni sui maggiori temi della vita ecclesiale e civile.

 

COMUNICATO DEL 15 APRILE 2010

Una risposta a Lorenzo Lupoli

A Lorenzo Lupoli che, sulla stampa locale, facendosi interprete dei giovani comunisti/comuniste chiede che don Franzini e don Martinengo “si scherino per una buona volta dalla parte dei e delle discriminati/e”, siamo debitori di una risposta, che si radica non certo nell’episodica di queste settimane – gonfiata artatamente dai media – ma in una lunga tradizione – giuridica, culturale, sociale, e, perché no? cristiana - che ha contrassegnato fino ad oggi la civiltà occidentale.
- Le affermazioni del card. Bertone sono state completamente stravolte. Rispondendo a un giornalista, il card. Bertone si è limitato ad alludere ad un fatto ovvio, ben conosciuto dagli addetti ai lavori. Secondo il rapporto del 2004 del John Jay College di New York, uno fra gli studi più autorevoli in materia, negli USA l’81% delle accuse di abusi sui minori rivolte a preti riguardano i ragazzi e non le ragazze. Anche in Irlanda gli abusi dei sacerdoti su ragazzi sono il doppio di quelli su ragazze. Questi sono numeri che, come tali, non dovrebbero offendere nessuno e ai quali non va fatto dire più – ma neppure meno – di quanto dicono. Contestare chi cita dati statistici considerati non politicamente corretti, è una forma inaccettabile di censura.
- Circa lo scandalo dei preti pedofili, gli interventi di Papa Benedetto XVI nel suo viaggio in USA e la recente Lettera ai cattolici d’Irlanda sono di un coraggio e di una chiarezza esemplari, che vorremmo presenti non solo nella Chiesa cattolica, ma anche ad altri livelli della società civile e nei responsabili di altre religioni, non immuni purtroppo da tale piaga. Il Papa affronta il problema con l’atteggiamento di chi, condannando senza mezzi termini tali gesti ed esprimendo tutta la sua vicinanza alle vittime, intende anche estirpare il male alla radice, mettendo in atto tutta una serie di iniziative che vanno nel segno di una guarigione da tale patologia. Ci domandiamo se i giornalisti e gli uomini di cultura abbiano con onestà preso atto di tale atteggiamento del Papa e ci domandiamo che cosa il Papa possa dire e fare di più, oltre a quello che sta già dicendo e facendo.
- Da parte della Chiesa non c’è alcun attacco alla comunità omosessuale italiana: caso mai, si sta assistendo al contrario. Chi non vuole riconoscersi nella dottrina e nella visione della sessualità che da millenni porta avanti la Chiesa, è libero di camminare su altri sentieri esistenziali, nel rispetto delle leggi e delle normative civili in materia. Impedire alla Chiesa di proporre la visione della persona e quindi della sessualità umana, quale emerge da 20 secoli, una visione fondata sulla Sacra Scrittura, sui Padri della Chiesa, sull’intero patrimonio magisteriale e sulla esperienza di tanti uomini e donne, è, ancora una volta, una forma inaccettabile di intolleranza. E nella misura in cui tale patrimonio corrisponde alla “natura delle cose”, lo stesso diritto civile se ne è impossessato e l’ha tradotto nelle normative vigenti, che, ad esempio, non consentono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, in quanto il matrimonio non è un’invenzione dello Stato, non è una istituzione sulla cui struttura fondamentale lo Stato possa intervenire a seconda delle mode culturali, bensì è una realtà che lo Stato stesso è chiamato a rispettare nella sua identità di vincolo eterosessuale e generazionale, come è nella lettera e nello spirito della nostra stessa Costituzione Italiana. Il legislatore e gli uomini di cultura non possono manipolare istituzioni antropologiche fondamentali, fino al punto da snaturarne il senso.
- L’affermazione di Lupoli, che parla di un clero represso nei suoi bisogni sessuali e affettivi, è ingenerosa e falsa. Crediamo che la maggioranza dei sacerdoti, dei missionari e delle persone consacrate vivano con gioia e dedizione il loro celibato e la loro castità. Certo, pur nelle difficoltà e nelle tribolazioni che accompagnano la nostra vita di preti, come accompagnano la vita di tutti. La grande avventura dell’amore – che è poi l’avventura della vita - è una strada impegnativa per tutti: per gli sposati, per i consacrati, per gli omosessuali… A tutti va proposta la via difficile dell’”arte di amare”: che non sempre coincide con il soddisfacimento dei propri desideri soggettivi. Sono sempre possibili regressioni, ampiamente studiate dalla letteratura psichiatrica e psicanalitica, che impediscono o frenano la maturazione della persona. Nel campo della sessualità, come negli altri campi della vita umana, la strada della maturazione è percorsa anche da sbagli, da egoismi, da devianze, ma anche da purificazioni, da risurrezioni, da eroismi. Non è esente da una certa schizofrenia la cultura di oggi: da una parte viene esaltata, sui mezzi della comunicazione sociale, una costante predicazione libertaria e libertina, che, in nome della laicità e del progresso, vorrebbe eliminare, soprattutto nel campo dei comportamenti sessuali, ogni distinzione tra bene e male, o vorrebbe avere le chiavi per definire ciò che è bene e ciò che è male; dall’altra, di fronte a comportamenti errati, assistiamo a posizioni radicalmente condannatorie e giustizialiste, che finiscono per neutralizzare ogni strada di guarigione e di salvezza, che la Chiesa da sempre annuncia, in nome di quel Dio che, nel mentre condanna il peccato, vuole la redenzione del peccatore.

Don Alberto Franzini e don Mario Martinengo

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