Una risposta a Lorenzo Lupoli
A Lorenzo Lupoli che, sulla stampa locale, facendosi interprete
dei giovani comunisti/comuniste chiede che don Franzini e
don Martinengo si scherino per una buona volta dalla
parte dei e delle discriminati/e, siamo debitori di
una risposta, che si radica non certo nellepisodica
di queste settimane gonfiata artatamente dai media
ma in una lunga tradizione giuridica, culturale,
sociale, e, perché no? cristiana - che ha contrassegnato
fino ad oggi la civiltà occidentale.
- Le affermazioni del card. Bertone sono state completamente
stravolte. Rispondendo a un giornalista, il card. Bertone
si è limitato ad alludere ad un fatto ovvio, ben conosciuto
dagli addetti ai lavori. Secondo il rapporto del 2004 del
John Jay College di New York, uno fra gli studi più
autorevoli in materia, negli USA l81% delle accuse di
abusi sui minori rivolte a preti riguardano i ragazzi e non
le ragazze. Anche in Irlanda gli abusi dei sacerdoti su ragazzi
sono il doppio di quelli su ragazze. Questi sono numeri che,
come tali, non dovrebbero offendere nessuno e ai quali non
va fatto dire più ma neppure meno di
quanto dicono. Contestare chi cita dati statistici considerati
non politicamente corretti, è una forma inaccettabile
di censura.
- Circa lo scandalo dei preti pedofili, gli interventi di
Papa Benedetto XVI nel suo viaggio in USA e la recente Lettera
ai cattolici dIrlanda sono di un coraggio e di una chiarezza
esemplari, che vorremmo presenti non solo nella Chiesa cattolica,
ma anche ad altri livelli della società civile e nei
responsabili di altre religioni, non immuni purtroppo da tale
piaga. Il Papa affronta il problema con latteggiamento
di chi, condannando senza mezzi termini tali gesti ed esprimendo
tutta la sua vicinanza alle vittime, intende anche estirpare
il male alla radice, mettendo in atto tutta una serie di iniziative
che vanno nel segno di una guarigione da tale patologia. Ci
domandiamo se i giornalisti e gli uomini di cultura abbiano
con onestà preso atto di tale atteggiamento del Papa
e ci domandiamo che cosa il Papa possa dire e fare di più,
oltre a quello che sta già dicendo e facendo.
- Da parte della Chiesa non cè alcun attacco
alla comunità omosessuale italiana: caso mai, si sta
assistendo al contrario. Chi non vuole riconoscersi nella
dottrina e nella visione della sessualità che da millenni
porta avanti la Chiesa, è libero di camminare su altri
sentieri esistenziali, nel rispetto delle leggi e delle normative
civili in materia. Impedire alla Chiesa di proporre la visione
della persona e quindi della sessualità umana, quale
emerge da 20 secoli, una visione fondata sulla Sacra Scrittura,
sui Padri della Chiesa, sullintero patrimonio magisteriale
e sulla esperienza di tanti uomini e donne, è, ancora
una volta, una forma inaccettabile di intolleranza. E nella
misura in cui tale patrimonio corrisponde alla natura
delle cose, lo stesso diritto civile se ne è
impossessato e lha tradotto nelle normative vigenti,
che, ad esempio, non consentono il matrimonio tra persone
dello stesso sesso, in quanto il matrimonio non è uninvenzione
dello Stato, non è una istituzione sulla cui struttura
fondamentale lo Stato possa intervenire a seconda delle mode
culturali, bensì è una realtà che lo
Stato stesso è chiamato a rispettare nella sua identità
di vincolo eterosessuale e generazionale, come è nella
lettera e nello spirito della nostra stessa Costituzione Italiana.
Il legislatore e gli uomini di cultura non possono manipolare
istituzioni antropologiche fondamentali, fino al punto da
snaturarne il senso.
- Laffermazione di Lupoli, che parla di un clero represso
nei suoi bisogni sessuali e affettivi, è ingenerosa
e falsa. Crediamo che la maggioranza dei sacerdoti, dei missionari
e delle persone consacrate vivano con gioia e dedizione il
loro celibato e la loro castità. Certo, pur nelle difficoltà
e nelle tribolazioni che accompagnano la nostra vita di preti,
come accompagnano la vita di tutti. La grande avventura dellamore
che è poi lavventura della vita - è
una strada impegnativa per tutti: per gli sposati, per i consacrati,
per gli omosessuali
A tutti va proposta la via difficile
dellarte di amare: che non sempre coincide
con il soddisfacimento dei propri desideri soggettivi. Sono
sempre possibili regressioni, ampiamente studiate dalla letteratura
psichiatrica e psicanalitica, che impediscono o frenano la
maturazione della persona. Nel campo della sessualità,
come negli altri campi della vita umana, la strada della maturazione
è percorsa anche da sbagli, da egoismi, da devianze,
ma anche da purificazioni, da risurrezioni, da eroismi. Non
è esente da una certa schizofrenia la cultura di oggi:
da una parte viene esaltata, sui mezzi della comunicazione
sociale, una costante predicazione libertaria e libertina,
che, in nome della laicità e del progresso, vorrebbe
eliminare, soprattutto nel campo dei comportamenti sessuali,
ogni distinzione tra bene e male, o vorrebbe avere le chiavi
per definire ciò che è bene e ciò che
è male; dallaltra, di fronte a comportamenti
errati, assistiamo a posizioni radicalmente condannatorie
e giustizialiste, che finiscono per neutralizzare ogni strada
di guarigione e di salvezza, che la Chiesa da sempre annuncia,
in nome di quel Dio che, nel mentre condanna il peccato, vuole
la redenzione del peccatore.
Don Alberto Franzini e don Mario Martinengo
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