Un contributo alla Giornata della Memoria
dello sterminio ebraico
Oggi, 27 gennaio 2010, Giornata della Memoria della Shoah,
ci uniamo nel ricordo di tutte le vittime dei campi di concentramento
nazisti e siamo vicini al popolo ebraico per quanto ha subìto
nella sua millenaria storia, anche a causa di un antigiudaismo
che è potuto crescere nella storia cristiana e di cui
la Chiesa cattolica ha più volte chiesto perdono, anzitutto
a Dio, oltre che al popolo ebraico.
Spiace che oggi, alla Camera dei Deputati, il Presidente Fini
non abbia ricordato che, oltre agli ebrei e ad altre categorie
di persone che sono state internate, non abbia fatto alcun
riferimento ai cristiani, internati proprio in quanto cristiani.
Spiace anche che il premio Nobel Elie Wiesel, nel suo nobile
e applauditissimo discorso alla Camera, abbia ancora una volta
insinuato il tema di un colpevole silenzio: Il silenzio
non ha mai aiutato le vittime. Senza citarlo, è
sempre e ancora Pio XII che viene messo sotto accusa, nonostante
i radiomessaggi pontifici del Natale 42 e 43 siano
una chiara denuncia della distruzione delluomo in nome
della sua appartenenza a una razza piuttosto che a unaltra;
nonostante lopera intensa di accoglienza, da parte della
Santa Sede, che ha salvato da morte certa circa 800 mila ebrei;
nonostante sia stato più volte dimostrato che il suo
silenzio è stato necessario per evitare stragi ancora
maggiori; nonostante Golda Meir, primo ministro dIsraele
dal 1969 al 1974 abbia detto: Durante i dieci anni del
terrore nazista, mentre il nostro popolo soffriva un martirio
spaventoso, la voce del Papa (Pio XII) si levò per
condannare i carnefici; nonostante nel luglio del 1944,
nella Roma appena liberata, una delegazione ufficiale di ebrei
si recò dal Papa per ringraziarlo dellaiuto della
Chiesa durante la persecuzione; nonostante il silenzio di
altri capi di Stato (vedi Francia, Inghilterra e Stati Uniti
dAmerica), che sapevano ma non hanno mai parlato e ai
quali nessuno mai ha rivolto le critiche che sono state, da
un certo momento in poi, ingenerosamente rivolte a Pio XII.
Pubblichiamo, come contributo alla celebrazione di questa
Giornata, due interventi. Il primo è di don Primo Mazzolari:
è uno stralcio della sua omelia pronunciata nella sua
chiesa di Bozzolo il giorno della morte di Pio XII (11 ottobre
1958). Il secondo è del nostro parroco, don Alberto
Franzini, che scrisse una lettera, pubblicata dal giornale
Nuova Cronaca il 7 febbraio 2001, sul tema degli
Olocausti.
Dallomelia di Don Primo Mazzolari
Pio XII ha saputo parlare nellora in cui tutti
tacevano
Lumanità in quei diciannove anni di pontificato
di Pio XII ha attraversato i momenti, e non sono ancora terminati,
più terribili della sua storia. Loppressione
e da una parte e dallaltra, lindiscriminazione
di una guerra che, ad un certo momento, era diventata una
strage, il disprezzo della vita umana sotto tutti gli aspetti
e
i poveri che ne soffrivano
e i principi fondamentali
che reggono lumanità calpestati
Chi ha gridato
contro gli oppressori? Chi ha difeso i diritti delluomo?
Chi ha salvato luomo come creatura di Dio? Chi non ha
gridato, se non lui, contro tutti coloro che portavano la
distruzione?
[
] Forse nessuno di coloro o pochi di coloro che , alla
vigilia dei Natali tremendi 40,41, 42,43,44,
ascoltava alla radio forestiera i messaggi meravigliosi di
difesa umana dei diritti delluomo forse sè
ricordato che tutti abbiamo un debito, anche se non crediamo,
anche se non abbiamo la grazia di condividere la forza spirituale
che gli ha dato la potenza e il rischio e il coraggio della
parola. Dovevamo trovarci qui per dire un grazie a lui che
ha saputo parlare nellora in cui tutti tacevano, perché
tutti avevano paura, nellora in cui tutti accettavano
il ludibrio delluomo. Bisognerebbe che fossero tutti
qui, perché lomaggio non va soltanto al padre
della cristianità, al tutelatore dellItalia nelle
ore dolorose, ma al salvatore dellumanità: colui
che ha ricordato i principi del Vangelo che nessuno aveva
più lanimo abbastanza forte e una dignità
umana abbastanza elevata per poterli ricordare.
Don Alberto Franzini
Non dimentichiamo gli altri Olocausti
Egregio direttore,
nulla da dire sulla necessità di tenere viva la memoria
di quella profonda tragedia del Novecento che vide la Shoah,
ossia lolocausto di 6 milioni di persone che avevano
lunico torto di appartenere allebraismo. Come
mai si è potuto arrivare a questo crimine contro luomo?
Giovanni Paolo II ha dato una sua risposta, facendo visita,
nel marzo dellanno scorso, al Mausoleo di Yad Vaschem
a Gerusalemme: Solo unideologia senza Dio poteva
programmare e portare a termine lo sterminio di un intero
popolo.
Da tempo però mi domando: come mai non si tiene viva
la memoria di altri Olocausti che fanno parte integrante della
storia del nostro Novecento, e che sarebbe ipocrisia rimuovere
dalla nostra coscienza e dalla memoria delle generazioni più
giovani? Parlo dellOlocausto perpetrato dal socialismo
reale: circa 100 milioni di morti in tutto il mondo; e parlo
di quellOlocausto silenzioso che produce 50 milioni
di aborti allanno: Olocausti sui quali la cultura dominante,
gli operatori culturali, gli opinion leaders, i testi scolastici,
tanti docenti e insegnanti tutti coloro, insomma, che
hanno lincarico, spesso istituzionale, di illuminare
e formare le coscienze - preferiscono far scendere un vergognoso
e colpevole silenzio.
Se i lager meritano tutta la nostra condanna, i gulag non
sono da meno. Che fine ha fatto la denuncia sui crimini del
comunismo, pubblicata in Francia nel 1997 e tradotta lanno
dopo in Italia, a cura di Stéphane Courtois? Nel Libro
nero del comunismo così si intitola la pubblicazione
viene documentato e non risultano smentite (anzi,
qualcuno fra gli attuali dirigenti postcomunisti ha sentito
subito il bisogno di dichiarare di non essere mai stato comunista!)
che al di là dei crimini individuali, i regimi
comunisti, per consolidare i loro potere, hanno fatto del
crimine di massa un autentico sistema di governo. Né
si può dimenticare che i metodi usati da Lenin e da
Stalin e dai loro seguaci (Mao-Tse-Tung, Kim Il Sung, Pol
Pot
) non soltanto ricordano quelli nazisti, ma ne sono
anche il precorrimento. E infatti documentato che Rudol
Hoess, incaricato di creare il campo di Auschwitz, ricorda
significativamente che era stata fatta pervenire in Germania
dallUnione Sovietica ampia documentazione sui campi
di concentramento russi.
Come spiegare questo occultamento del terrore leninista e
stalinista, a fronte dellaperta condanna del nazismo?
Certo, nulla o quasi si sapeva dei crimini del comunismo,
anche se fin dal 1956 lo stesso Krusciov, nel famoso rapporto
segreto reso noto durante il XX Congresso del Partito
comunista dellURSS, ha dovuto ammettere non senza
una grossa opposizione interna le colpe di Stalin.
Sono poi seguite le denuncie dei dissidenti sovietici, alcuni
dei quali si sono rivelati scrittori di grande qualità
(i vari Solzenicyn, Sacharov, Bukovskij
), che hanno
pagato con lesilio la loro dissidenza.
Ma perché lOccidente ha dato prova di questa
straordinaria cecità di fronte ai crimini del comunismo?
Forse per il timore della potenza sovietica, forse perché
il comunismo occidentale rivelava un volto più democratico
e più illuminato, forse per il rispetto
della divisione del mondo nei due blocchi decisa a Yalta,
forse per il cinismo di politici e affaristi di ogni colore,
che hanno costruito ingenti fortune col comunismo, oltre che
con il variegato capitalismo. O forse perché, più
subdolamente, come insinua lo stesso Courtois, dopo il 1945
il comunismo ha capito benissimo quanto potesse servire alla
propria causa lenfatizzazione dellantinazismo
e dellantifascismo: la singolarità e leccezionalità
del genocidio ebraico hanno finito per monopolizzare e per
totalizzare lidea stessa di terrore di massa, impedendo
di percepire, anzi coprendo crimini del tutto simili perpetrati
nel mondo comunista.
Oggi che è caduto limpero sovietico e si sono
aperti gli archivi dellEst, dovremmo essere finalmente
tutti più coraggiosamente liberi di fare i conti anche
con il passato comunista, per ricostruire una storia europea
che intenda davvero esaurire la grande questione del totalitarismo:
un totalitarismo che ha conosciuto una versione hitleriana,
ma anche una versione leninista e stalinista, come coraggiosamente
il nostro Papa va dicendo da anni.
Quanto allaltro Olocausto, quello dellaborto,
tocchiamo un altro nervo scoperto della cultura dominante:
basti dire che laborto è diventato, grazie allo
stravolgimento linguistico artatamente usato, solo interruzione
di gravidanza; che lembrione e il feto sono solo
prodotto del concepimento; che laborto viene
iscritto fra i diritti di libertà della
donna; che la pillola del giorno dopo viene fatta
passare in nome di una scienza ideologicamente pilotata
- come semplice pillola contraccettiva (anziché,
come è in realtà, pillola abortiva), per toccare
con mano lipocrisia di una cultura che, ancora una volta,
piange e scende sulle piazze protestando contro la pena di
morte e le violenze sui minori, e copre scientemente di silenzio
quel delitto, laborto, che il Concilio Ecumenico Vaticano
II (non una setta di fondamentalisti, ma lassemblea
di tutti i vescovi della Chiesa cattolica) chiama abominevole,
insieme allinfanticidio: abominevole, perché,
colpisce la vita del più debole fra i deboli, del più
indifeso fra gli indifesi. E quando una società diventa
incapace di tutelare il più debole dei suoi membri,
può autodefinirsi emancipata fin che vuole, ma in realtà
è così affetta dal morbo del cinismo e dellutilitarismo
da conferire un sapore di sinistra ipocrisia a tutte le sue
denuncie sul destino delluomo, a tutte le sue lacrime
sui dolori del mondo, a tutte le sue proteste sui disastri
ecologici.
E rimasta soltanto la Chiesa, con la Giornata per la
Vita, a tenere deste le coscienze. Un domani, quando le generazioni
future si accorgeranno del danno che sulle coscienze ha provocato
la legislazione sullaborto un danno che, oltre
a colpire milioni di esseri umani mai nati, sta portando la
ragione delluomo ad un naufragio dalle incalcolabili
conseguenze - chi si dovrà accusare di silenzio e di
correità con la cultura necrofila? Quale tribunale
potrà mai giudicare un tale crimine contro lumanità?
Don Alberto Franzini
Parroco di S. Stefano in Casalmaggiore
Lettera a Nuova Cronaca, Casalmaggiore, 4 febbraio 2001
|