Parrocchie di Santo Stefano e San Leonardo
Casalmaggiore
Provincia e Diocesi di Cremona

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Il 9 aprile 2006, Domenica delle palme, si è costituito l'UFFICO STAMPA della parrocchia attraverso il quale il parroco e gli organismi parrocchiali manifestano le proprie valutazioni e riflessioni sui maggiori temi della vita ecclesiale e civile.

 

COMUNICATO DEL 4 AGOSTO 2009

La pillola abortiva: una nuova ferita

E così, nel pieno della dispersione estiva, l’Italia fa un altro passo avanti sulla strada della cultura della morte. L’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) ha deciso la autorizzazione dell’uso della pillola RU486 nelle strutture sanitarie del Paese. Tale decisione è di una gravità che va fatta conoscere a tutti i cittadini.
Anzitutto è grave che il Ministero della Salute e il Parlamento vengano espropriati dei loro diritti fondamentali circa un tema di così vasta portata. Un’istituzione tecnica come l’Aifa, prendendo la decisione di liberalizzare in Italia la commercializzazione di un farmaco come la RU486 (che in realtà non è un farmaco, ma un veleno mortifero, destinato a togliere la vita, sia pure allo stadio iniziale) riduce il Parlamento a mero strumento consultivo, come ha richiamato anche il presidente emerito Cossiga.
In secondo luogo, tale autorizzazione contrasta con la legge 194, e in particolare con l’art. 8, che fa obbligo alla donna di abortire presso una struttura sanitaria. Con il nuovo farmaco, l’aborto da chirurgico diventerà farmacologico, e dunque è inevitabile che porterà alla privatizzazione e alla domiciliazione dell’aborto, con tutti i rischi conseguenti, alcuni dei quali si sono già verificati. E’ infatti risaputo che nel mondo sono diverse le donne che hanno trovato la morte dopo l’assunzione di questa pillola. E di fronte alle incertezza della scienza medica, che non conosce ancora totalmente gli effetti collaterali di tale pillola, sarebbe più prudenziale attenersi al principio classico di precauzione.
In terzo luogo – ed è di gran lunga l’aspetto più preoccupante – la commercializzazione della RU486 favorisce ancor più la banalizzazione della sessualità, della affettività, dell’amore e porta ulteriore acqua al mulino della cultura del desiderio soggettivo, da soddisfare ad ogni costo. E’ la cultura soggettivistico-libertaria che fa un altro passo avanti, alla faccia dell’emergenza educativa, che tutti, nel nostro Bel Paese, denunciamo come una delle emergenze nazionali, ma che affoghiamo in logiche diseducative. E alla faccia della nostra stessa Carta costituzionale, che è costruita non sull’esasperazione dei desideri soggettivi, ma sulla libertà della persona che vive in una comunità, in una società, e che dunque contempera saggiamente il principio della libertà soggettiva con il dovere della solidarietà sociale. E il rispetto della vita, anche della vita concepita, costituisce pur sempre il primo fra i doveri della solidarietà sociale, e non può essere sacrificato sull’altare della libertà di abortire della donna. L’aborto, da evento drammatico (questo era pur sempre il quadro in cui è nata la legge 194 del 1978, che tentava di rispondere alla clandestinità e a tutte le sue conseguenze, sia pure in modo improprio) è diventato sempre più nel corso degli anni un “diritto della donna” e un mezzo contraccettivo. I nostri giovani, con la decisione dell’Aifa, hanno una strada sempre più in salita per vivere con serietà e con senso di responsabilità i rapporti affettivi e sessuali, e sempre più in discesa per la banalizzazione del senso del vivere. Si ha un bel dire che, con l’introduzione di questo farmaco, la donna è maggiormente libera di scegliere quale strada intraprendere di fronte all’aborto. In realtà si dà alla donna una chance in più per facilitarle l’aborto, diffondendo la pratica abortiva attraverso soluzioni sempre più alla portata di mano. E così, come ha concluso in un’intervista mons. Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l’introduzione della RU486 produrrà forse un certo alleggerimento delle spese sanitarie, ma appesantirà certamente la coscienza delle persone.

Don Alberto Franzini

Casalmaggiore, 1 agosto 2009


 

 

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