Le elezioni politiche: voglia di aria nuova e di concretezza
in Italia e a Casalmaggiore
Abbiamo chiesto al nostro parroco, rimasto silenzioso durante
tutto il periodo della campagna elettorale, qualche valutazione
sui risultati delle ultime elezioni politiche.
Da "Ritrovarci" del maggio 2008
Abbiamo notato un certo silenzio nel nostro parroco nelle
settimane precedenti le elezioni politiche, diversamente da
altre tornate elettorali, nelle quali la nostra parrocchia
si era espressa, sia pure nei termini tipici di una comunità
cristiana, senza mai entrare direttamente nella battaglia
politica.
Ho ritenuto, questa volta, di non intervenire, né di
invitare il Consiglio Pastorale ad un intervento: sia per
il motivo che la posizione della Chiesa italiana è
nota da tempo ed è stata ribadita, prima delle elezioni,
dal presidente della Cei, il card. Bagnasco, sia per non prestare
il fianco, stavolta, ad interpretazioni non sempre benevoli
e a strumentalizzazioni di vario tipo. Del resto, la mia posizione,
di assoluta discrezione circa le formule politiche (una discrezione
non sempre fatta propria da tutti i preti) e insieme di tutela
e di promozione dei famosi valori non negoziabili, è
sufficientemente chiara a tutti.
Il 13 e 14 Aprile gli elettori italiani sono stati chiamati
alle urne, per eleggere il nuovo Governo. Ne è uscito
un risultato in qualche modo storico: dei 32 gruppi parlamentari
della precedente legislatura, siamo passati ai 5 gruppi appena
eletti. Cosa avrà portato questa "semplificazione"
da parte degli italiani?
Certamente la semplificazione del quadro politico dovrebbe
contribuire a risolvere quella eccessiva frammentazione della
rappresentanza che esisteva nel passato Parlamento e che impediva
un processo decisionale rapido, che è unesigenza
delle attuali società democratiche. Leccesso
di mediazione, poi, non solo rimandava la soluzione dei problemi
alle calende greche, ma generava quellingorgo e quel
patteggiamento tra i partiti, che portava lazione politica
sempre più verso la conservazione e lampliamento
degli interessi delle caste partitiche che non verso la soluzione
dei bisogni quotidiani delle persone e verso progetti di più
ampio respiro per la società italiana. Mi auguro che
il nuovo Parlamento, maggioranza e opposizione, sfrutti al
meglio questa nuova situazione.
Oltre alla drastica diminuzione dei gruppi parlamentari,
il risultato elettorale mostra che lItalia sta diventando
sempre più bipolare: una Sinistra riformista e una
Destra moderata, come avviene nel Parlamento europeo, con
i due gruppi maggiori, da una parte i partiti socialisti e
socialdemocratici e dallaltra il Partito Popolare.
LItalia era sostanzialmente bipolare anche prima, con
una Democrazia Cristiana che raccoglieva gli altri partiti
minori, e il Partito Comunista con gli altri satelliti di
Sinistra. Era anche una situazione bloccata, che andava superata,
soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino e dopo la scomparsa
del pericolo comunista, lultimo totalitarismo che teneva
il mondo diviso nei famosi due blocchi.
Comunque lo si voglia interpretare, il risultato elettorale
mostra che gli italiani, di elezione in elezione, sanno cambiare,
ora in una direzione, ora in unaltra, come avviene in
tutti i Paesi democratici: e questo non dovrebbe essere più
un trauma per nessuno. La legittimità a governare da
parte di chi ottiene il consenso non deve più essere
messa in discussione. Così come deve essere superata
quella superbia intellettuale che attribuisce alla parte avversaria
una sorta permanente di minorità e di delegittimazione
democratica e unicamente alla propria parte la patente della
superiorità morale a governare. Non solo: ma gli analisti
cominciano a mettere in evidenza che Sinistra e Destra hanno
perduto le antiche caratterizzazioni ideologiche: lo dimostra
il fatto che non pochi consensi della Sinistra provengono
dalle classi borghesi e dai salotti intellettuali e, viceversa,
che non pochi consensi della Destra provengono dalle classi
più deboli e dai ceti popolari. Sinistra e Destra appaiono
nomi sempre meno adeguati alla nuova realtà: meglio
le denominazioni attuali, più rispondenti alla nuova
situazione.
Si può tranquillamente affermare che la vera
trionfatrice di questa tornata elettorale è stata la
Lega Nord. Come interpreta questo successo da parte del Carroccio?
Il successo della Lega, almeno al Nord, è dovuto, io
credo, a diversi fattori.
In primo luogo, probabilmente gli altri partiti sono stati
ritenuti meno capaci di intercettare le esigenze vere del
nostro territorio, a partire dalla questione fiscale. Il federalismo
fiscale, come avviene in altri Stati europei, ad esempio la
Spagna e la Germania, viene ritenuto una delle soluzioni affinché
la ricchezza prodotta nel territorio sia spendibile a servizio
del territorio stesso, in misura molto maggiore di quanto
avvenga ora, senza venir meno alla solidarietà nazionale.
E questo può ridare slancio alle infrastrutture e alleconomia
regionale, rendendo possibile quel decentramento e attuando
quelle responsabilità delle autonomie territoriali
previste dal nostro stesso ordinamento costituzionale, anche
liberando un carrozzone centralista e burocratico che sta
prosciugando non poche risorse a danno del bene comune e a
vantaggio, probabilmente, di clientele e di rendite politiche
che frenano leconomia reale e favoriscono logiche parassitarie.
In secondo luogo, ha giocato il tema della sicurezza, unito
a quello dellimmigrazione clandestina. Un conto è
laccoglienza degli immigrati che si può
meglio gestire anche con accordi bilaterali tra lItalia
e i Paesi di provenienza degli immigrati e un conto
è limmigrazione clandestina, che, unita alla
malavita locale, è di serio danno alla sicurezza dei
cittadini. LItalia, al dire di non pochi analisti, sarebbe
uno dei Paesi europei dove limpunibilità è
quasi la norma. Se ciò fosse vero, il rischio che il
nostro Paese diventi un centro di attrazione della malavita
internazionale è alto. Da qui la richiesta di una maggiore
serietà nel campo della giustizia, anche per dare alle
forze dellordine quelle spinte e quelle motivazioni
ad agire che sono venute gradualmente meno lungo il corso
degli anni, vista la lentezza della giustizia italiana e la
sempre minor certezza della pena.
Talvolta però il linguaggio di alcuni esponenti
della Lega Nord lascia a desiderare
Certamente vanno evitate le espressioni bellicose, anche se
ridotte solo a pallottole di carta, in quanto
non hanno mai avuto seguito. Ma forse il linguaggio
popolare e popolano che gli esponenti più in
vista della Lega, al di là di espressioni colorite,
usano, potrebbe essere visto come il più vicino ai
bisogni quotidiani della gente, molto più di un certo
linguaggio paludato e talvolta cifrato, che rischia di nascondere
una politica salottiera e per nulla decisionista di fronte
ai problemi reali di oggi, linguaggio che la maggior parte
dei cittadini avverte come artatamente fumoso e dunque ingannevole.
Ma cè un altro fattore.
Quale?
In buona parte della Lega, il forte richiamo alle tradizioni
e ai valori anche religiosi della nostra storia, sia pure
con qualche ambiguità che va sottolineata e denunciata,
può aver attratto una parte consistente del nostro
popolo, e non soltanto anziano o adulto, ma anche quello giovanile,
stanco di un clima di relativismo e di indifferenza valoriale,
come anche i neo presidenti delle due Camere non hanno mancato
di sottolineare nei loro discorsi di insediamento. E
il problema emergente della globalizzazione, che rischia di
spegnere le varie identità regionali, territoriali,
culturali, azzerando nella indifferenza e in un multiculturalismo
indistinto e nichilistico le risorse specifiche di ogni popolo.
Laccoglienza degli immigrati è un dovere anche
umanitario, oltre che rispondere ad alcuni bisogni della nostra
economia; ma questo, oltre alla giusta necessità di
regolamentare i flussi migratori e di combattere limmigrazione
clandestina, ha nulla a che fare con una sorta di rinuncia
o di sfiducia nei nostri valori e nella nostra storia: anzi,
è vero proprio il contrario. Solo il rispetto e la
stima della nostra tradizione e della nostra fisionomia identitaria
permette di rispettare e di accogliere anche coloro che provengono
da altri mondi culturali e da altre tradizioni religiose,
chiedendo ovviamente a loro il rispetto delle nostre leggi:
diversamente il multiculturalismo si trasforma in una sorte
di globalizzazione selvaggia e di giungla sociale, dove vince
il più forte o il più furbo.
Per i più disattenti, come si è posta la
Chiesa davanti a queste consultazioni? Noi abbiamo avuto il
piacere e l'onore di ospitare Mons. Rino Fisichella, il quale
ha ribadito la non negoziabilità di alcuni valori fondamentali
della vita. Crede che ci siano le premesse per far sì
che la difesa della vita torni ad essere un punto fondamentale
anche nella nostra politica?
La Chiesa, come ci ha ricordato Benedetto XVI nellenciclica
Deus caritas est, al n. 28, non prende nelle sue
mani la battaglia politica. E quindi anche la Chiesa
italiana, da anni, ha confermato la linea di non coinvolgersi
in nessuna scelta di schieramento politico e tanto meno partitico.
Questo atteggiamento, però, come diceva già
Giovanni Paolo II al Convegno ecclesiale di Palermo (novembre
1995), non ha nulla a che fare con una diaspora culturale
dei cattolici, con il loro ritenere ogni idea o visione del
mondo compatibile con la fede. Dunque la Chiesa ribadisce
la propria estraneità allagone politico, ma intende
ribadire il suo pieno coinvolgimento laddove sono in causa
i valori fondamentali delluomo, che antecedono e fondano
lazione politica, perché questo fa parte della
sua missione. Benedetto XVI nel Convegno ecclesiale a Verona
dellottobre 2006 è stato al proposito molto chiaro:
La Chiesa non è e non intende essere un agente
politico. Nello stesso tempo ha un interesse profondo per
il bene della comunità politica, la cui anima è
la giustizia. Certo, occorre far fronte, spiega ancora
il Papa a Verona, alle grandi sfide del mondo di oggi:
le guerre, il terrorismo, la fame e la sete, alcune terribili
epidemie. Ma occorre anche fronteggiare, con pari determinazione
e chiarezza di intenti, - spiega Benedetto XVI il rischio
di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali
valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura
dellessere umano, in particolare riguardo alla tutela
della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla
morte naturale, e alla promozione della famiglia fondata sul
matrimonio, evitando di introdurre nellordinamento pubblico
altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla,
oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostituibile
ruolo sociale. Ai cittadini, soprattutto cattolici,
spetta poi in concreto valutare, nella loro responsabilità,
la scelta dello schieramento che maggiormente si conforma
a questa visione delluomo e della società.
Proviamo ad avvicinarci più ai nostri contesti.
I casalesi, come due anni fa, hanno riconfermato la fiducia
alla coalizione del Centro-destra, così come accadde
per le passate consultazioni regionali e provinciali.
Discorso contrario per quanto concerne le elezioni Comunali.
Come si può interpretare questo "voto disgiunto"?
I cittadini casalesi scelgono liberamente. Il voto disgiunto?
Beh, cè stato anche a Roma, dove la maggioranza
dei romani ha scelto come presidente della Provincia un esponente
del Partito Democratico e come sindaco un esponente del Popolo
delle Libertà. In ogni livello locale giocano altri
fattori, più amministrativi che strettamente politici.
Da noi, uno dei motivi di questa permanenza del voto
disgiunto tra le politiche e le amministrative potrebbe
essere lincapacità o la difficoltà di
esprimere una classe amministrativa diversa. Cè
il rischio, insomma, di un eterno riciclaggio delle stesse
forze, anche per la debolezza culturale e politica di una
parte consistente della popolazione, che fa fatica a trovare
i propri rappresentati locali. E questo non è certo
un bene per la democrazia. Una conservazione del potere per
un tempo eccessivo genera sempre monopoli e clientele, impedendo
lingresso di forze nuove nel tessuto della vita politica
e amministrativa, creando di fatto circuiti imprenditoriali
e culturali che ostacolano laccesso di altre realtà
vive e competenti, costrette ad emigrare altrove o a chiudere
i battenti. La nostra Città avrebbe tutto da guadagnare
da una situazione culturale e politica meno monopolistica
e più pluralistica, dove fosse possibile un autentico
ricambio, e non solo generazionale. Certo, chi ha le idee,
le competenze e i numeri, si faccia avanti e si proponga.
Non basta evidenziare i limiti di una situazione; bisogna
darsi da fare per superarli.
Approfitto per unultima domanda, di altra natura.
Nel mese di Luglio alcuni giovani parrocchiani, tra cui il
sottoscritto, si recheranno in Australia per la Giornata Mondiale
della Gioventù per il tradizionale incontro con il
Papa Benedetto XVI. Ha qualcosa da dire loro?
Invidio la vostra possibilità. E unoccasione
preziosa per voi, come per gli altri giovani. Lincontro
con Papa Benedetto e lincontro con i cattolici di un
Continente così lontano vi aiuteranno certamente ad
avvertire tutta la freschezza e la gioia di essere membri
di una Chiesa, qual è quella cattolica, che ha un respiro
universale, perché ha un messaggio, che è quello
di Gesù Cristo Figlio di Dio, valido per tutti gli
uomini, per per tutti i popoli e per tutte le stagioni della
vita e della storia. Il recente viaggio di Benedetto XVI negli
Stati Uniti dAmerica è un segno della vitalità
del Cattolicesimo e dellimmensa autorità morale
come ha dimostrato anche il lungo applauso di tutti
i membri delle Nazioni Unite al termine del discorso di Benedetto
XVI che gode il Papa di Roma a livello mondiale. Era
successo così anche con Paolo VI e con Giovanni Paolo
II. Dalla Cattedra di Roma non provengono specchietti per
le allodole, ma riflessioni di ampio respiro, che si radicano
nella natura profonda delluomo e nel patrimonio della
rivelazione biblica, sempre carico di attualità in
ogni stagione della storia. Deve far riflettere questa enorme
capacità che il Cristianesimo ha ricevuto di dire e
di testimoniare una visione della vita che, quandanche
non fosse da tutti accolta, rappresenta pur sempre una proposta
assolutamente in grado di reggere il confronto con altre proposte
e con altre visioni della vita. Mi auguro che dalla Giornata
Mondiale della Gioventù possano uscire figure cristiane
in grado di tenere alta la bandiera dei nostri valori cristiani,
anche nel campo della politica e della pubblica amministrazione:
senza tracotanza, certo, ma anche senza infingimenti incomprensibili
e senza complessi di inferiorità, sconosciuti ad altre
forze.
A cura di Antonio Lucotti
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