Il successo della Lega Nord: segnali da intercettare, prima che da demonizzare
Richiesto dalla redazione del settimanale diocesano “La Vita Cattolica” circa l'espansione elettorale della Lega Nord nelle nostre terre, il nostro parroco ha così risposto (Cfr. La Vita Cattolica, giovedì 24 aprile 2008)
Credo che la forte espansione della Lega Nord, che anche dalle nostre parti ha raddoppiato i consensi, sia dovuto a diversi fattori.
In primo luogo, probabilmente gli altri partiti sono stati ritenuti meno capaci di intercettare le esigenze vere del nostro territorio, a partire dalla questione fiscale. Il federalismo fiscale, come avviene in altri Stati europei, ad esempio la Spagna e la Germania, viene ritenuto una delle soluzioni affinché la ricchezza prodotta nel territorio sia spendibile a servizio del territorio stesso, in misura molto maggiore di quanto avvenga ora, senza venir meno alla solidarietà nazionale. E questo può ridare slancio alle infrastrutture e all'economia regionale, rendendo possibile quel decentramento e attuando quelle responsabilità delle autonomie territoriali previste dal nostro stesso ordinamento costituzionale, anche liberando un carrozzone centralista e burocratico che sta prosciugando non poche risorse a danno del bene comune e a vantaggio, probabilmente, di clientele e di rendite politiche che frenano l'economia reale e favoriscono logiche parassitarie.
In secondo luogo, ha giocato il tema della sicurezza, unito a quello dell'immigrazione clandestina. Un conto è l'accoglienza degli immigrati – che si può meglio governare anche con accordi bilaterali tra l'Italia e i Paesi di provenienza degli immigrati – e un conto è l'immigrazione clandestina, che, unita alla malavita locale, è di serio danno alla sicurezza dei cittadini. L'Italia, al dire di non pochi analisti, sarebbe uno dei Paesi europei dove l'impunibilità è quasi la norma. Se ciò fosse vero, il rischio che il nostro Paese diventi un centro di attrazione della malavita internazionale è alto. Da qui la richiesta di una maggiore serietà nel campo della giustizia, anche per dare alle forze dell'ordine quelle spinte e quelle motivazioni ad agire che sono venute gradualmente meno lungo il corso degli anni, vista la lentezza della giustizia italiana e la sempre minor certezza della pena.
In terzo luogo, forse il linguaggio – popolare e popolano – che gli esponenti più in vista della Lega, al di là di espressioni colorite, usano, potrebbe essere visto come il più vicino ai bisogni quotidiani della gente, molto più di un certo linguaggio paludato, che rischia di nascondere una politica salottiera e per nulla decisionista di fronte ai problemi reali di oggi.
Non nascondo anche – ed è la quarta motivazione – che, se non in tutta la Lega, in buona parte il richiamo alle tradizioni e ai valori anche religiosi della nostra storia, sia pure con qualche ambiguità che va sottolineata e denunciata, possa aver attratto una parte consistente del nostro popolo, e non soltanto anziano o adulto, ma anche quello giovanile, stanco di un clima di relativismo e di indifferenza valoriale.
Che i responsabili della Lega riescano ad incanalare e ad orientare un voto così massiccio al Nord, è un'altra questione. Certo è che il successo della Lega interroga indubbiamente tutti gli altri partiti, ma anche tutte le altre forze culturali presenti sul nostro territorio, non esclusa la Chiesa. Sono segnali che vanno intercettati, prima che demonizzati.
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