Il Papa ai farmacisti:
diritto di obiettare
Ha suscitato reazioni il discorso di Benedetto XVI ai
partecipanti al Congresso Internazionale dei farmacisti
cattolici il 29 ottobre scorso. Perché? Ha semplicemente
tutelato il grande valore della vita, riconsegnando il diritto
sacrosanto allobiezione di coscienza, già previsto
dalla legge italiana
Un discorso breve e denso, dalle parole ferme e misurate
quello di Benedetto XVI ai farmacisti cattolici di
tutto il mondo teso a frenare la dilagante anestetizzazione
delle coscienze che caratterizza il nostro tempo e che trasforma
le domande etiche fondamentali in questioni puramente farmacologiche
o commerciali. La posta in gioco è alta: è
legittima lobiezione di coscienza? Sì, risponde
il Papa. Quando si è davanti a norme e a leggi che
consentono il deprezzamento e luccisione della vita
umana, allora anche il farmacista deve invitare ognuno
a uno scatto di umanità, in quanto i medicinali
sono chiamati a svolgere il loro ruolo terapeutico.
Ecco perché il Papa ed è il pensiero
che ha fatto discutere di più ha parlato dellobiezione
di coscienza come di un diritto che deve essere riconosciuto
alla vostra professione, consentendovi di non collaborare,
direttamente o indirettamente, alla fornitura di prodotti
aventi per scopo scelte chiaramente immorali, quali ad esempio
laborto e leutanasia. Apriti cielo! Dai
soliti pulpiti si è gridato allingerenza della
Chiesa nella società italiana (dimenticando che il
Papa stava parlando ad un Congresso internazionale!), si
è gridato alla violazione del diritto statuale, che
sarebbe lunica e ultima istanza per ogni cittadino.
Qui bisogna fermarsi e riflettere.
Primo. Il diritto allobiezione di coscienza è
previsto stando allItalia nel nostro
stesso ordinamento giuridico: vedi ad esempio lart.
9 della legge 194/1978 e lart. 16 della legge 40/2004.
Dunque, i critici delle parole del Papa vadano a rileggersi
e a ristudiare le normative italiane, prima di gridare allo
scandalo di un Papa che oserebbe incitare alla
disobbedienza civile, travalicando la propria
missione. Al ministro Livia Turco che, in una intervista,
ha solennemente ribadito che i farmacisti devono rispettare
la legge, va ricordato che lobiezione di coscienza
in tema di aborto e di fecondazione assistita è prevista
dalle nostre stesse leggi e che leutanasia è
ancora illegale in Italia. Se il legislatore ha previsto,
in questioni così fondamentali come quelle riguardanti
la vita umana, lobiezione di coscienza, è segno
che nel campo etico i valori della coscienza hanno un peso
che lo Stato ha deciso di rispettare.
Secondo: chi ha un po di dimestichezza con le questioni
giuridiche, sa che il diritto positivo (ossia una legge
dello Stato) deve fondarsi sul diritto naturale, pena la
sua delegittimazione sostanziale. Del resto, coloro che
si sono scandalizzati delle parole del Papa provengono in
genere da quella stessa cultura che negli anni 60
e 70 del secolo scorso aveva fatto dellobiezione
di coscienza al servizio militare il proprio cavallo di
battaglia, invitando proprio alla disobbedienza civile.
Se è giusto dire di no alle armi in quanto sono ritenute
mortifere, perché mai si dovrebbe dire
di sì a comportamenti e a farmaci che provocano la
morte? Del resto, perché mai si può disobbedire
al tiranno il che può legittimare la
resistenza civile e perfino armata
(come è successo in Italia fra il 1943 e il 1946)
e invece si dovrebbe obbedienza cieca
a una legge dello Stato, quando questa chiaramente presentasse
tratti ritenuti eticamente immorali? Vogliamo forse legittimare
lo Stato etico? Lo Stato come fonte delletica? E se
non tutto ciò che è morale è anche
legale, vale anche il contrario: non tutto ciò che
è legale è necessariamente morale. Educare
alla legalità? Certamente. Ma occorre anche e soprattutto
educare alla moralità: perché laddove cè
una coscienza educata ai valori supremi del vivere umano
è decisamente più facile un corretto rapporto
con la comunità e con le sue giuste leggi. Ma dove
cè soltanto ossequio formale e obbedienza legale,
sono possibili tutte le barbarie e tutti i crimini, come
la storia abbondantemente dimostra.
Terzo. E almeno strano che, in una cultura come la
nostra dove lopinione pubblica e tanti movimenti politici
e culturali hanno maturato la condanna della pena capitale
(perché nemmeno a un criminale si può togliere
il sacrosanto diritto a vivere e lopportunità
di cambiare vita), ebbene si critichi il Papa, che vuole,
coerentemente, estendere il diritto a vivere
dal concepimento alla morte naturale, per tutti coloro che,
oltrettutto, non si sono macchiati di alcun grave crimine.
Ma non cè contraddizione? Non cè
ipocrisia in tutto questo?
Quarto. E stato decisamente trascurato il monito del
Papa al principio di solidarietà in campo terapeutico,
secondo il quale si deve consentire un accesso alle
cure e ai medicinali di prima necessità a tutte le
fasce della popolazione e in tutti i Paesi, in particolare
alle persone più povere.
Quinto. E passata quasi sotto silenzio anche la riflessione
forse più importante del Papa circa la deontologia
del farmacista, il quale non può certo essere ridotto
al rango di puro commerciante di farmaci, ma
è chiamato a fare da intermediario tra
il medico e il paziente, e dunque a svolgere un ruolo
educativo nei confronti dei pazienti per un giusto utilizzo
dei medicinali e soprattutto per far conoscere le implicazioni
etiche dellutilizzo di alcuni di essi. Insomma,
sembra dire il Papa, quando sono in gioco valori così
fondamentali come quello della vita, allora ogni informazione
o è educativa, oppure, se il valore della
vita non viene ricordato o promosso o viene banalizzato,
diventa necessariamente diseducativa. E Dio
sa quanto grande oggi è la responsabilità
educativa di tutti coloro che sono chiamati in qualsiasi
modo ad esercitarla, senza mai abdicarvi, nemmeno in nome
della legge.
In certe reazioni al discorso di Benedetto XVI si può
notare la difficoltà di coniugare insieme la libertà
delluomo che in fondo è libertà
di scelta fra bene e male, fra verità e menzogna
e il determinismo dellideologia. Le società
totalitarie e nichiliste che vivono sullenfasi
della razza o dello stato o del partito o della legge
possono essere sconfitte solo dal riconoscimento della dignità
e del valore della persona umana, che è libera di
perseguire il bene e quindi di opporsi al male. La storia,
anche quella recente dei totalitarismi del secolo scorso,
insegna che il vero rinnovamento della società è
sempre stato avviato e promosso da chi cristiano
o non cristiano, religioso o perfino ateo ha comunque
messo al centro il valore della persona, scegliendo il vero
bene morale delluomo, anche incontrando resistenze
e persecuzioni.
Don Alberto Franzini
Casalmaggiore, 31 ottobre 2007
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