25 APRILE 2007
A distanza di 62 anni, ci ritroviamo qui, in un momento
di celebrazione religiosa, anzi dentro al sacrificio eucaristico
che per noi cristiani è partecipazione e attualizzazione
della morte e della risurrezione di Cristo nella
festa liturgica di San Marco evangelista, per fare memoria
di coloro, vittime delle guerra e vittime anche di lotte
civili, che sono caduti per un futuro migliore della nostra
casa comune che chiamiamo patria: la casa dove tutti, al
di là delle differenze sociali, culturali, ideologiche
e religiose, siamo chiamati ad abitare e dove viviamo la
nostra avventura umana; una casa dove le differenze non
devono mai trasformarsi in fratture e in delegittimazioni
reciproche e dove lunità e la concordia non
devono mai degenerare a omologazione, a monopolio, a livellamento,
a conformismo.
LItalia 62 anni fa usciva da una guerra e da una dittatura
che avevano causato, oltre che tanti morti, anche tante
devastazioni , sociali e spirituali. Ma lItalia seppe
velocemente riprendersi, perché il nostro popolo
non aveva smarrito le proprie radici umanistiche e cristiane,
non aveva smarrito i valori fondamentali della propria storia
e della propria tradizione, valori che sono poi confluiti
in quella Carta fondamentale la Costituzione
che, soprattutto nei suoi principi fondamentali, viene riconosciuta
ancora capace di dare forma e orientamento al nostro vivere
sociale e civile di oggi.
Allora lItalia aveva di fronte, tra le altre, soprattutto
due emergenze: lemergenza democratica, dopo lesperienza
della dittatura; e lemergenza della ricostruzione,
dopo i disastri e4 le rovine della guerra che lavevano
messa in ginocchio.
Facendo memoria di quelle emergenze e soprattutto del sacrificio
delle vita umane che quelle emergenze hanno causato, non
possiamo non venire alloggi, per affrontare le nuove
situazioni e le nuove emergenze che la società italiana
ha di fronte, soprattutto hanno di fronte le nuove generazioni,
il cui malessere profondo e il cui disorientamento esistenziale
si rivelano in non pochi segnali, che preoccupano tutti,
in modo particolare gli educatori. Ogni commemorazione,
infatti, se mantiene vivo, doverosamente, il ricordo degli
eventi passati, inevitabilmente sfocia nelloggi.
In questa sede mi fermo brevemente su quelle che ritengo
le emergenze fondamentali della attuale congiuntura storica.
Una prima emergenza è chiaramente di ordine spirituale
e culturale. Luomo di oggi, diseducato da un consumismo
sfrenato e da una concezione materialistica della vita,
sta perdendo di vista le dimensioni più profonde
della propria esistenza, che sono quelle spirituali e culturali.
Come spesso mi capita di dire, alla bulimia materiale si
contrappone oggi una anoressia spirituale di vaste proporzioni,
che sta narcotizzando le intelligenze, sta spegnendo i cuori
e devastando le coscienze. Non solo si sta attenuando sempre
più la distinzione fra bene e male, ma anche fra
ciò che è bello e ciò che è
brutto, fra ciò che è vero e ciò che
è falso, fra ciò che è giusto e ciò
che è ingiusto, per cui qualsiasi opinione, anche
la più bizzarra e la più stravagante
lo vediamo nel campo morale, ma anche nel campo dellarte
e perfino, talvolta, nel campo del diritto pretende
di imporsi come vera. In tal modo, senza un patrimonio spirituale
e culturale radicato nella natura stessa della persona umana,
la società intera rischia lo sfaldamento, perché
diventa preda del più forte, diventa una proprietà
in mano alle oligarchie finanziarie, mediatiche e politiche.
Solo un risveglio spirituale e culturale come sempre
è avvenuto nella storia può far rinascere
una società che presenta tanti segni di degrado,
di stanchezza e di miseria interiore, insieme anche a segni
di speranza e di novità. Del resto, la stessa Carta
dei valori di cui si sta discutendo in questi giorni
a proposito degli immigrati dice, al di là
delle posizioni e delle soluzioni che verranno adottate,
che una società non può vivere a lungo se
non si radica in un patrimonio di valori che si è
andato costituendo proprio grazie ad una storia e ad una
tradizione che non si possono improvvisare, e neppure creare
per decreto-legge. La legge, caso mai, rispecchia, sul piano
della proposta e della normativa giuridica, ciò che
la tradizione viva di un popolo ha consolidato lungo il
corso della esperienza storica: la legge non inventa i valori,
ma li suppone e li propone a tutti.
Una seconda emergenza è quella sociale. E qui un
ruolo decisivo viene oggi giocato dalla famiglia. Fa piacere
leggere, nella bozza della Carta dei valori, che lItalia
riconosce i diritti della famiglia come società naturale
fondata sul matrimonio e a struttura monogamica.
Ma questo è un valore da proporre non solo agli immigrati,
ma da custodire e promuovere per lintera comunità
italiana, come del resto afferma il dettato costituzionale.
A poco servono le leggi, se poi di fatto, e soprattutto
a livello culturale, quindi sui giornali, sulle televisioni,
nei dibattiti, come poi anche a livello di decisioni amministrative
e politiche, la famiglia perdesse di stima e di considerazione
presso la pubblica opinione. Ai giovani, anzitutto, deve
poter essere riproposto e in tal senso va ricreato
tutto un clima educativo il valore e la bellezza
del matrimonio e della famiglia: ne va della loro felicità
e ne va del futuro e della tenuta sociale della nostra convivenza,
perché niente può sostituire e surrogare la
famiglia come fattore di crescita e come scuola di solidarietà,
di socialità, di fecondità e quindi di educazione
dei figli.
La terza emergenza è quella demografica, più
volte denunciata dai Papi del nostro tempo, oltre che da
eminenti sociologi e studiosi. Benedetto XVI, in un discorso
ai vescovi europei di poche settimana fa, parlava di unEuropa
che sembra incamminata su una via che potrebbe portarla
al congedo dalla storia. Si direbbe che il nostro
Continente stia perdendo la fiducia nel proprio futuro.
Il crollo demografico oltre che causato da un pericoloso
individualismo potrebbe essere il frutto anche di
un deprezzamento della vita umana, che sta subdolamente
entrando nella mentalità comune. Se si fanno, giustamente,
marce per abolire la pena di morte nei confronti di coloro
che hanno commesso reati gravi, si deve essere ancor più
conseguenti nel rispettare la vita umana fin dal suo momento
sorgivo nei confronti di coloro che sono del tutto innocenti,
condannando con più decisione tutte quelle forme
di uccisione e di manipolazione che arrivano a distruggere,
magari in nome della scienza o meglio in nome di inconfessati
interessi finanziari, lessere umano più povero
e più indifeso, che ha il solo torto di non poter
gridare la sua voglia e il suo diritto a vivere, come tutti.
Una società che non riuscisse a garantire la stima
e la tutela della vita umana fin dalla sua aurora, come
potrebbe poi essere capace di garantire la stima e la tutela
della vita in tutte le altre fasi?
Queste sono alcune emergenze della società odierna,
che devono chiamare tutti i cittadini ad una nuova resistenza
al male e ai mali del nostro tempo e a una nuova passione
per il bene e per le possibilità positive delloggi;
e che devono vedere i cristiani in prima fila nel difendere
e promuovere la dignità della persona umana, in tutti
i campi, senza selezioni ideologiche.
Chiediamo al Signore in questa eucaristia di venirci incontro
la sua Parola di verità e con la forza della sua
grazia. Ci sostenga in questa impresa di ricostruzione della
nostra società la testimonianza di tutti coloro che
hanno offerto la vita per un futuro migliore. E uniamo la
loro testimonianza al sacrificio di Gesù, unico Signore
e Salvatore di tutti gli uomini.