Il papa Benedetto XVI ha compiuto (28 novembre - 1°
dicembre 2006) un Viaggio Apostolico in Turchia. Questa riflessione
di don Alberto compare sul settimanale diocesano "La
Vita Cattolica" di giovedì 7 dicembre 2006.
Benedetto XVI in Turchia
Benedetto XVI ha osato. E ha avuto ragione di osare. Sì,
perché ha sfidato impopolarità, pregiudizi,
proteste, pericoli anche sulla sua incolumità personale.
Dalla sua aveva la forza della fede e della ragione. In quattro
giorni è riuscito ma questo è un prodigio
dello Spirito di Dio, che apre sempre strade nuove sui vecchi
sentieri delluomo ad abbattere il muro di ostilità
e di diffidenza che non solo i lupi grigi, ma i pecoroni di
tutte le chiese, laiche e religiose, avevano artatamente costruito:
attorno a questo viaggio e attorno alla sua persona e alla
sua limpida e coraggiosa predicazione.
Papa Benedetto XVI ha attinto, oltre che dal suo cuore, gioioso
come quello di un fanciullo semplice, oltre che dalla sua
fede, granitica come quella degli apostoli e dei padri della
Chiesa, oltre che dalla sua intelligenza, fortemente radicata
nella ragione, anche dal millenario patrimonio di una tradizione
ricca di martiri, di santi, di teologi, di testimoni
- che non teme le tempeste: non perché non siano pericolose
o anche disastrose, ma perché gli tsunami della storia
e degli animi non possono travolgere la barca della Chiesa,
guidata da un Timoniere che è passato attraverso i
marosi della Passione e della Morte per darci la Vita.
E così Papa Benedetto XVI, fin dal suo incontro con
i giornalisti sullaereo che lo portava in Turchia, ha
espresso, con la serenità delluomo di fede e
con la robusta consapevolezza di una cultura che affonda nel
profondo, il senso del suo viaggio: un viaggio che, ha tenuto
a precisare, non è un viaggio politico, ma pastorale,
con lo scopo di attivare finalmente un dialogo autentico.
Non un dialogo proclamato con slogan inconcludenti e alla
fine deludenti, non un dialogo sbandierato con svendite rassegnate
della propria identità, non un dialogo offerto con
sconti indecenti sulle proprie ragioni e sulla propria storia.
Un dialogo che si radica invece sulla verità: una verità
offerta sempre con lumiltà di un lavoratore
della vigna che porge alla libertà, al cuore
e allintelligenza del suo interlocutore cibi solidi
e bevande inebrianti.
Che cosa ha detto di importante il Papa di Roma? Ha anzitutto
confermato nella fede la piccola comunità cattolica,
mostrando al mondo che la fecondità della fede non
dipende dai numeri, ma dalla qualità cristiana del
vivere, anche e soprattutto dentro alle difficoltà
e alle strettoie di una testimonianza al Signore risorto che
può richiedere lacrime e sangue. Ha abbracciato il
patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, al quale ha assicurato
che la Chiesa Cattolica è pronta a fare tutto
il possibile per superare gli ostacoli e per arrivare
allunità, anche identificando meglio le
vie nelle quali il ministero petrino potrebbe oggi essere
esercitato, pur rispettandone la natura e lessenza.
Con Bartolomeo I Papa Ratzinger ha firmato una Dichiarazione
comune, per ribadire la necessità di annunciare
insieme il Vangelo nel mondo di oggi, che corre i pericoli
della secolarizzazione, del relativismo e del nichilismo.
A più riprese ha riaffermato, con forza, il diritto
alla libertà religiosa, testimone e garante del
rispetto di ogni altra libertà. Ha ribadito lincompatibilità
(come non pensare al famoso discorso di Ratisbona?) fra violenza
e fede religiosa: luccisione di innocenti nel
nome di Dio è unoffesa a Lui e alla dignità
umana. Dichiarando il suo profondo rispetto per lislam
e per la cultura turca, ha ricordato, proprio di fronte al
Presidente per gli Affari Religiosi della Turchia, che cristiani
e musulmani sono chiamati ad offrire nella società
odierna una risposta credibile alla questione più importante,
riguardante il significato e lo scopo della vita, per ogni
individuo e per lintera umanità, svuotando cosi
alla radice quel secolarismo laicista che sembra essere diventato
la nuova religione delle cancellerie occidentali e che il
Papa stesso ha definito una via cieca, senza uscita:
perché, impedendo alluomo di aprirsi al trascendente,
non riconoscendo a Dio il posto che Gli spetta, con lesclusione
ideologica del ruolo pubblico della religione, finisce con
il creare deserti e desolazioni di ogni tipo. Ha rimarcato
che la missione della Chiesa non consiste nel difendere
poteri, né ottenere ricchezze, ma è di donare
Cristo. Infine, il Papa ha pregato, anche in moschea:
è stato forse il gesto che ha colpito di più,
e non solo mediaticamente, perché ha esposto al mondo
che la preghiera in un luogo sacro è latteggiamento
più nobile e più alto, più vero e più
libero, delluomo, di ogni uomo, ridando dignità
pubblica allesperienza religiosa.
Papa Benedetto ha mostrato, ancora una volta, di non essere
un sottomesso: né al conformismo dilagante di una ragione
debole e relativista, né alle violenze e alle minacce
dei fondamentalismi e dei fanatismi fideistici. Si è
finalmente avviata la stagione di un dialogo vero, a tutto
campo? La sfida è stata aperta dal Papa di Roma. Troverà
amici e compagni di viaggio in Occidente e in Oriente? O si
troverà, ancora una volta, solo, abbandonato vilmente
da chierici e da laici?
Don Alberto Franzini
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