La satira antipapale:
è tornato lAsino di Podrecca
In merito alla satira nei confronti di Papa Benedetto XVI,
esprimo qualche libero pensiero.
1. Dove sono tutti coloro che, in occasione delle
vignette antiislamiche, invocavano mesi fa a gran voce il
rispetto per ogni religione? Un rispetto che anche noi, come
cristiani e cattolici, abbiamo difeso. Un rispetto che invochiamo
per tutte le religioni e che, invece, funziona a corrente
alternata e con lenti daltoniche. Un rispetto che viene sospeso,
in nome della libertà di espressione e della tolleranza,
solo di fronte alla Chiesa e al cattolicesimo.
2. Come cristiani, siamo abbastanza abituati, da venti
secoli, non solo alla irrisione, alle pallottole di
carta, come disse il card. Ruini, allo sberleffo (chi
non ricorda lAsino di Podrecca, tra la fine dellOttocento
e linizio del Novecento, che ha fatto della Chiesa e
del cattolicesimo il bersaglio preferito dellanticlericalismo
massonico e non solo?), ma anche alle violenze e alle persecuzioni
(la storia cristiana è anche storia di martiri
).
Dunque non ci abbandoneremo a reazioni smodate, non grideremo
allo scandalo, non invocheremo alcuna censura. Anche perché
la risposta migliore è la serenità e la passione
una passione per la verità, una passione per
Dio e per luomo con cui il navigante Benedetto
XVI conduce la barca della Chiesa nellora presente:
una passione compresa e compostamente e convintamene ricompensata
da un popolo che partecipa sempre più numeroso alle
sue udienze e agli appuntamenti domenicali in piazza San Pietro.
3. Credo che tutti sappiano distinguere fra satira
e dileggio, fra satira e parodia, fra satira e offesa. La
satira è unoperazione intelligente, non priva
di elementi artistici, che goffamente rigonfia alcune dimensioni
e alcuni atteggiamenti di una persona, per uno scopo fondamentalmente
benevolo, che finisce per ritorcersi a favore della persona
oggetto di satira (chi non ricorda la battuta di Andreotti:
Parlatene pur male, purchè se ne parli!).
Oppure la satira può diventare opportuna quando esprime
la volontà di un popolo oppresso di liberarsi dal tiranno:
e allora si affida al buffone larma della verità,
non altrimenti possibile. Nel caso in questione, non siamo
davanti né ad unoperazione intelligente, né
a divertimenti artisticamente seducenti. Non siamo di fronte
allenfasi bonaria di qualche atteggiamento del Papa
reale: anzi, siamo di fronte alla creazione di un Papa irreale,
che esiste soltanto nella fantasia di qualcuno. E i buffoni
in questione non esprimono il sentimento popolare: ma esprimono
soltanto se stessi e le piccole cupole mediatiche. Ma i media,
si sa, appaiono sempre più finzione, lontanissimi
ormai dalla realtà.
4. Se invece ci si ostina a sostenere la libertà
di questo tipo di satira al Pontefice, osiamo fare una proposta:
che la satira sia pluralista e che sia davvero libera e a
tutto campo. Insomma: che si cominci a prendere in giro, con
gli stessi metodi, che so?, il presidente della Repubblica,
on. Giorgio Napoletano, come anche il rabbino capo della Sinagoga
di Roma, e, perché no?, qualche esponente islamico
di grido
.. Poi vedremo gli effetti. Altrimenti, senza
questa bella libertà di una satira multiculturale,
multietnica e multireligiosa, viene il sospetto che la satira
al Papa nasconda in realtà altro: il timore che Benedetto
XVI sia sempre più amato, rispettato, ascoltato e seguito,
e non solo dal popolo cattolico: e che quindi entri a minare
altri poteri. O forse nasconde la paura di abbandonarsi ad
altre satire, ritenute rischiose. E allora ci si butta sul
Papa e sulla Chiesa. Se così fosse, saremmo di fronte
a una malattia che si chiama: codardia, mancanza di coraggio,
timor panico. Insomma saremmo di fronte a un caso psichiatrico.
La satira antipapale sarebbe una delle poche zone franche,
una delle ultime spiagge libere ancora esistenti. Si invoca
la libertà di satira perché si avverte
che in giro cè aria di regime. E allora il riso
diventa amaro
Casalmaggiore, 17 novembre 2006
Don Alberto Franzini
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