Alle affermazioni
dell'onorevole Fausto Bertinotti, Presidente della Camera,
rilasciate durante la trasmissione "Porta a Porta"
di Martedì 16 maggio 2006, circa la posizione "restauratrice"
del papa in materia di pacs, risponde l'editoriale di Marina
Corradi in Avvenire, 17 maggio 2006
Pacs&dintorni
Il maestro Bertinotti corregge il Papa
di Marina Corradi
Non è per scelta dello scontro, né per alzare
nuove barricate in un momento politico in cui di certo non
se ne sente il bisogno. Ma se il presidente della Camera Fausto
Bertinotti dalla platea di "Porta a porta" va a
parlare dei Pacs, e a spiegare agli italiani come su questo
tema il Papa dia risposte «sbagliate», non vedendo
la positività delle unioni di fatto (qualunque siano
il sesso e gli orientamenti sessuali della coppia), è
necessaria qualche puntualizzazione.
«La reazione del Pontefice circa i Pacs è sbagliata
perché restauratrice, non vede che le unioni di fatto
sono un arricchimento di quei valori che il Papa teme che
la modernizzazione possa distruggere. Dovrebbe essere invece
attento a questi valori». Dunque, dalle parole della
terza carica della Repubblica una garbata ma ferma lezione
di storia e di morale alla cattedra di Pietro. Le unioni di
fatto e il loro riconoscimento giuridico come "arricchimento"
dei valori che il Papa difende. Ora, appare abbastanza incontrovertibile
ad amici e avversari che il Papa intende propugnare la famiglia
classica, il rapporto fra uomo e donna, e la generazione dei
figli. Ma - secondo l'onorevole Bertinotti è sfuggito
al Pontefice - questi nuovi legami che chiedono riconoscimento
pubblico sarebbero una declinazione moderna della famiglia,
certo un po' cambiata, e tuttavia sostanzialmente affine tendente
a solidarietà e stabilità affettive. E tuttavia,
lamenta, il Papa non capisce, il Papa sbaglia, imponendo alla
famiglia una sua visione restauratrice.
Si potrebbe sorridere di questa lezione del nuovo presidente
della Camera, che quasi non ancora seduto sulla poltrona inizia
a spiegare al successore di Pietro - con garbo un po' capzioso,
occorre dirlo - che la sua visione del mondo è errata,
e gliene suggerisce nuove interpretazioni. Ma ad ascoltare
la «catechesi» del presidente c'erano ieri sera
milioni di italiani, e magari convinti dall'autorevolezza
dell'interlocutore. E vale forse la pena di ricordare c he
la famiglia e il matrimonio, nella accezione in cui li difende
la Chiesa, sono qualcosa di molto più grande di un
condividere spese, affitto e pensione, come si propongono
i Pacs, molto di più di un mutuo soccorso fra amanti
o amici di sesso diverso oppure uguale. La famiglia che il
Papa vuole difendere è fra un uomo e una donna, che
promettano di vivere insieme per sempre; che si sposino per
avere dei figli, desiderando per sé e per il mondo
in cui vivono un'eredità che continui. L'idea di un
contratto "minore" e alternativo al matrimonio è
un proporre ai più giovani un di meno, di responsabilità
ma anche di respiro e prospettiva.
Ora, si comprende come questi patti piacciano a certo individualismo
radicale e laico. Ma, sostenere che sono una ricchezza per
la famiglia, e che il Papa non capisce, sembra davvero eccessivo.
Uno sgarbo ben camuffato. È un vezzo, da parte di certi
autorevoli laici lontani dalla Chiesa, spiegare alla Chiesa
che cosa dovrebbe opportunamente pensare per meglio adattarsi
ai tempi. Senza capire che la Chiesa non ha alcuna intenzione
di adeguarsi. Non è un partito, o ciò che resta
di una grande forza rivoluzionaria smentita dalla storia e
costretta a correggersi. La Chiesa annuncia ciò che
ritiene essere il bene di tutti correndo - se serve - il rischio
di apparire testarda pur di salvare il futuro della persona
e della società. Anche guardando oltre lo sguardo talora
corto della politica.
Libera Chiesa in libero Stato, disse la rivoluzione liberale.
Libero Stato, ma libera anche la Chiesa di insegnare, senza
le bacchettate e le correzioni di linea di autorevoli ma improvvisati
maestri. Non è un bell'inizio.
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