INTERVENTO DEL PARROCO
NELLA SEDUTA DEL CPP DEL 13 MARZO 2006
(Pubblicato - in parte - su "La Cronaca" di Giovedì
13 aprile 2006)
Mi rincresce, dopo quasi 9 anni di vita parrocchiale come
parroco di questa comunità, che proprio e soprattutto
da parte di diversi praticanti si continui a "bollare"
politicamente il parroco, accusandolo di simpatizzare per
uno schieramento politico.
A parte il fatto che, in democrazia, è legittimo avere
opinioni poliitiche diverse, a parte il fatto che non si trova,
normalmente, nulla da ridire se un prete, oggi, simpatizza
per lo schieramento di centrosinistra, mentre si sollevano
questioni quasi solamente se simpatizza per lo schieramento
opposto, mi rincresce di non essere riuscito, in questi anni,
a mostrare la libertà del cristiano e la passione del
vostro parroco non verso un partito o uno schieramento politico,
bensì verso i cardini della dottrina sociale della
Chiesa, che credo di conoscere bene.
Sfido chiunque a trovare nei miei scritti e nella mia predicazione
qualcosa che possa suonare come una diserzione nei confronti
del magistero sociale della Chiesa.
Credo anche di poter affermare che non pochi cattolici, pur
dichiarandosi tali, sono spesso lontani da tali cardini, che
sono irrinunciabili per un cattolico e che dovrebbero essere
sostenuti in qualunque formazione partitica ci si trovi a
militare.
Dopo la scomparsa della Democrazia Cristiana, la Chiesa italiana
ha scelto la neutralità nelle indicazioni di voto.
Ma tale neutralità non significa e non può,
ipocritamente, significare indifferenza o equidistanza: non,
ovviamente, in ciò che è del tutto opinabile
ed eticamente irrilevante o poco rilevante (ad es. circa lo
stretto di Messina, la TAV, le grandi opere, l'età
della pensione, le ore lavorative
), ma in ciò
che riguarda le questioni essenziali della vita umana, sulle
quali i cattolici - e non solo - dovrebbero mostrare una solida
convergenza, anziché una sudditanza alle convenienze
politiche e alle logiche di schieramento. L'obbedienza alla
propria coscienza di cattolici vale, o dovrebbe valere, molto
di più dell'obbedienza alle segreterie dei partiti,
dell'uno e dell'altro schieramento.
Sui temi del rispetto della vita dal concepimento alla sua
morte naturale, della difesa e promozione della famiglia fondata
sul matrimonio, della libertà educativa
dobbiamo,
col voto, assumerci delle precise responsabilità, perché
diventiamo corresponsabili degli indirizzi futuri che si vogliono
dare alla nostra società. Da qui tutta la logica del
"supplemento di attenzione" richiesto dal card.
Ruini. Da qui il non silenzio della Chiesa su queste questioni.
Da qui il non silenzio del vostro parroco su queste questioni:
perché, su queste questioni, il silenzio diventa -
anche agli occhi della storia futura, oltre che davanti a
Dio e alla propria coscienza - connivenza col male. Si vorrebbe
imporre, in nome della laicità dello Stato, il silenziatore
alla Chiesa sulle grandi questioni del vivere, pronti un domani
ad accusare la Chiesa di aver fatto silenzio (vedi il caso
di Pio XII). Si vorrebbe, in nome della neutralità
e della indipendenza, che le parrocchie non si debbano interessare
di politica. Ma la storia della nostre parrocchie - soprattutto
in certi tornanti - non è fatta di silenzi e di "imparzialità".
Durante il fascismo le nostre parrocchie si erano mobilitate,
soprattutto contro lo scioglimento dell'Azione Cattolica deciso
dal regime fascista. Nel 1948 le parrocchie si erano mobilitate
di fronte al pericolo allora incombente del totalitarismo
comunista. Oggi non c'è forse all'orizzonte un totalitarismo
laicista e una "dittatura del relativismo", pericoli
che dovrebbero togliere dal torpore e da un lungo sonno il
popolo cattolico, se c'è ancora un popolo cattolico?
Don Alberto Franzini
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