Come dabitudine, anche il tredicesimo
viaggio internazionale di Benedetto XVI da poco concluso
nella Repubblica Ceca è stato intenso. In
uno dei paesi più atei al mondo, il Papa ha affrontato
alcuni temi di fondo: la libertà che «presuppone
la ricerca della verità», i pericoli del cinismo
«disumano e distruttivo» che vuole negare la
grandezza di questa ricerca, linvito ad «ampliare
il concetto di ragione» per aprirsi alla fede, perché
escludere la prospettiva trascendente è tradire «la
grande tradizione formativa» che ha fatto nascere
in Europa le università. E poi linfondatezza
di quei tentativi «tesi a marginalizzare linflusso
del cristianesimo nella vita pubblica» quando la «storia
del cristianesimo» è la «stessa storia»
dellEuropa. La «secolarizzazione radicale»
che, tagliando il suo legame alla verità, rende le
società «più fragili e meno inclusive»,
affaticate nel «riconoscere quello che è vero,
nobile, buono». Il bisogno che cè di
Vangelo, «che non è unideologia»
ma «trascende le vicissitudini di questo mondo e getta
nuova luce sulla dignità della persona in ogni epoca»
per scongiurare «una ragione sorda al divino»,
«incapace di entrare in quel dialogo tra culture di
cui il nostro mondo ha così bisogno». È
un peccato che i media italiani si siano un po schiacciati
sullincontro iniziale con Berlusconi e su qualche
riferimento forzato alla politica. Ci si è persi
Ratzinger mentre parlava di apertura alla fede a un paese
che sconta ancora i segni dolorosi provocati dalla chiusura
materialista. Suocera Europa intenda. E i buoni salotti
italiani comprendano