Il confronto tra loperato di Benedetto
XVI e la sentenza della Corte di Strasburgo sul crocifisso
mette in crisi la vulgata corrente secondo cui la secolarizzazione
sarebbe la giusta espressione di quella laicità e
libertà di pensiero che ha liberato lOccidente
dalla confessionalità e dalla chiusura mentale della
Chiesa. La sentenza, infatti, rivela il grave scollamento
che cè tra la cultura dominante e la vita reale
delle persone non a caso la protesta si è
sollevata da tutte le parti come unonda di inarrestabile
buonsenso. Ma soprattutto mostra che quella cultura, ormai
ridotta a prendersela con simboli religiosi in nome di questioni
di principio, non è più capace di rispondere
alle sfide del mondo contemporaneo. Un mondo in cui le battaglie
anticlericali e libertarie sembrano aver esaurito la loro
spinta, perché seppure hanno diffuso, come ha detto
Benedetto XVI domenica scorsa, una «mentalità
che porta a dubitare del valore della persona e della bontà
della vita», hanno lasciato una situazione in cui
«si avverte con forza una diffusa sete di certezze
e valori». La sentenza sul crocifisso, prima ancora
che illogica, è vecchia: mentre qualcuno si dedica
ancora a togliere i segni della religione dallo spazio pubblico,
il mondo si sta facendo domande ben più impegnative.
Ratzinger, con i suoi continui inviti ad allargare la prospettiva
della ragione e ad aprirsi alla dimensione spirituale con
fiducia nella verità, se ne rende conto. Mostra quanto
il cristianesimo sia capace di raccogliere le aspirazioni
delluomo contemporaneo.
Simone Fortunato