Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace.
E' l'immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso
per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini fino
allora assente.
La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo
forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila
anni che diciamo "prima di Cristo" e "dopo
Cristo". O vogliamo forse smettere di dire così?
Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. E' muto
e silenzioso. C'è stato sempre. Per i cattolici,
è un simbolo religioso. Per altri, può essere
niente, una parte dei muro. E infine per qualcuno, per una
minoranza minima, o magari per un solo bambino, può
essere qualcosa dì particolare, che suscita pensieri
contrastanti. I diritti delle minoranze vanno rispettati.
Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono
sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero
sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo
e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio,
come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il
crocifisso è il segno del dolore umano. La corona
di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce
che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della
solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano
con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso
fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù
Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può
essere semplicemente l'immagine di uno che è stato
venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce
per amore di Dio e dei prossimo.
( L'Unità, 22 marzo 1988)