L1 aggressione a Benedetto XVI è sempre
più incalzante, grossolana, astiosa, ben orchestrata
mediaticamente e male argomentata razionalmente. Ieri è
stata la volta di Francia, Germania e Fondo monetario internazionale.
Con un linguaggio tronfio e censorio, portavoce di Parigi,
di Berlino e del Fini di Washington hanno messo sotto accusa
il capo della chiesa cattolica per le sue opinioni ben documentate
sullinutilità sostanziale del preservativo
come
asse strategico della lotta contro la grave epidemia di
Aids in Africa. Parliamo
di burocrazie, naturalmente, non di popoli. Burocrazie e
diplomazie che si mettono al servizio di piccole ma insidiose
crociate ultrasecolariste contro
un Papa che ha avuto la sfacciataggine, come il suo predecessore,
di impugnare la ragione per affermare nello spazio pubblico
europeo e mondiale il contenuto e il significato della fede
cristiana, una fede che assume alcuni principi liberali
del tempo moderno senza sottomettersi alla sua deriva nullista.
E contro un Papa che ha avuto la sapienza di impugnare la
ragione occidentale ovvero il deposito laico del migliore
illuminismo cristiano nel momento in cui un
postmodernismo banale delegittima la nozione di verità
ed esorcizza la realtà
anteponendole una falsa coscienza del soggetto, unideologia
settaria e al fondo estremamente intollerante. Stavolta
è in nome della difesa della vita che muovono allattacco
i portavoce istituzionali di una cultura i cui pilastri
etici globali sono gli spermicidi, laborto moralmente
indifferente, la pianificazione familiare coatta del sesso
dei nascituri, la selezione eugenetica della vita e la sua
riproduzione artificiale come mezzo a scopo di ricerca,
fino alleutanasia. Si lamentano perché Benedetto
XVI ha riaffermato, nel corso del viaggio in Africa, la
sua convinzione: non è con i profilattici che si
combatte la pandemia dellAids. Questa convinzione,
che alla luce del senso comune regge ogni possibile prova
e verifica, dal momento che il preservativo è solo
il viatico della promiscuità sessuale di massa alla
quale risale la responsabilità del contagio, è
notoriamente condivisa in Africa dalla grande maggioranza
degli operatori sanitari e sociali, non solo nella vasta
rete missionaria cattolica o cristiana di altre denominazioni,
ma anche tra i laici. Tutti sanno quel che molti non si
azzardano a ripetere in pubblico per timore di essere sanzionati
e ostracizzati
come eretici del pensiero unico dominante: tutti sanno,
come ripreso in un
lancio della Bbc appena due giorni fa, che il tasso di infezione
di Washington
D.C., la capitale americana che ospita quei lumaconi del
Fondo monetario
che avrebbero ben altro di cui occuparsi, è pari
a quello dell Uganda (il 3 per cento della popolazione
sopra i dodici anni), dimostrazione palese che la differenza
la fanno i comportamenti a rischio e non la disponibilità
dei profilattici (disponibilità universale nella
città di Washington). Tutti sanno o dovrebbero sapere
che tra i neri maschi il tasso di infezione è tre
volte quello dei maschi bianchi e due volte quello degli
ispanici, e che il vettore di contagio ancora di gran lunga
più potente è il sesso promiscuo tra maschi.
La cultura politicamente corretta ha fatto dell Aids
unepopea angelica, ha creato la malattia da adorare
idolatricamente e da esorcizzare nella mistica della solidarietà,
e tutto per nascondere il fatto che la sindrome da immunodeficienza
acquisita è soltanto la conseguenza di comportamenti
sociali nuovi e libertari, in cui una sessualità
spregiudicata e avalutativa
soppianta i vecchi condizionamènti "oscurantisti"
della continenza e dell`amore-eros come basamento dellagape
familiare. Chiunque la pensi diversamente viene non già
messo in discussione ma irriso e censurato come
retrogrado, e figuriamoci il capo di una chiesa che alla
difesa della vita umana dedica il massimo delle sue energie;
figuriamoci un Papa che, scandalo e follia per il pansessualismo
del neopaganesimo contemporaneo, crede nelleducazione,
nella sobrietà dei costumi, in una sessualità
umana orientata alla costruzione di significati vitali e
non alla distruzione dellamore nella caricatura del
piacere. Con grandissima boria, con infinita presunzione,
con un linguaggio moralmente ricattatorio, le burocrazie
che stanno al vertice delle potenze civili della vecchia
Europa e le nomenclature globaliste mettono sotto accusa
il Papa, dallalto della oscena pratica di un miliardo
di aborti in trentanni, per "attentato alla vita
in Africa". Un disgustoso paradosso.