Quando da tempo si è montato sul caso
Eluana un accanimento mediatico senza precedenti,
viene chiesto un rispettoso silenzio, affinchè sia
lasciata morire in pace.
Ma noi non possiamo tacere.
Non possiamo accettare:
- che la vita di Eluana, come la vita di ogni persona umana,
possa spegnersi nel nostro Paese in nome della Costituzione,
di una sentenza del tribunale, di protocolli giuridici
da far rispettare (Summum ius, summa iniuria, dicevano già
gli antichi);
- che la vita di Eluana possa essere semplicemente definita
una vita vegetativa, come se una persona umana,
sia pure in uno stato di grave malattia, possa essere paragonata
ad un albero. La cosa è tanto più assurda
nel mondo di oggi, dove esiste forse più rispetto
per un albero da abbattere che per una persona da salvare;
- che la vita di Eluana possa essere definita una non
vita: chi può osare di definire che cosa è
vita e cosa non lo è? Quando e come e chi deve morire
e chi no? Quando e dove mettere i paletti della dignità
del vivere? La grandezza della persona umana prescinde
dalla sua capacità di deambulare, di parlare e perfino
di pensare; luomo vale più per quello
che è che per quello che ha (Gaudium et spes,
n. 35);
- che il dolore, il limite e la sofferenza non possano far
parte del mistero e del valore della vita, sposando in tal
modo una concezione eugenetica e selettiva della vita;
- che sui giornali vengano riportate quasi esclusivamente
le affermazioni di medici, scienziati e parenti favorevoli
alla morte di Eluana, e non invece le tante affermazioni
di medici, scienziati e familiari che sostengono lopposto,
con grave manipolazione dellopinione pubblica;
- che il principio di precauzione che
sta alla base della nostra civiltà occidentale e
secondo il quale, nei casi di incertezza, si deve essere
a favore della vita venga oggi così assurdamente
abbandonato e oscurato;
- che la vita umana stia perdendo il suo innato carattere
di dono (e ciò vale anche per i non credenti, perché
nessuno si è fatto da sé) e stia diventando
un diritto di cui disporre liberamente;
- che il diritto a morire e il diritto
a vivere abbiano lo stesso peso, possano pretendere
la stessa protezione giuridica e possano essere lasciati
in balia del desiderio soggettivo, che diventa così
lunica fonte della morale e del diritto.
Sul Corriere della Sera di venerdì scorso, in una
splendida intervista, Enzo Jannacci, cantante, medico e
ateo dichiarato, ha detto: Non staccherei mai una
spina e mai sospenderei lalimentazione a un paziente:
interrompere una vita è allucinante e bestiale
Se si trattasse di mio figlio, basterebbe solo un battito
di ciglia a farmelo sentire vivo. Queste dichiarazioni
non vengono dal Vaticano. Sono le dichiarazioni un uomo
che, pur non credendo in Dio, crede nel mistero delluomo.
Leutanasia, ha affermato Benedetto XVI domenica 1
febbraio 2009, è una falsa soluzione al dramma
della sofferenza, una soluzione non degna delluomo;
la vera risposta non può essere infatti dare
la morte, per quanto dolce, ma testimoniare
lamore che aiuta ad affrontare il dolore e lagonia
in modo umano, come hanno testimoniato le suore di
Lecco.
Don Alberto Franzini