Parrocchie di Santo Stefano e San Leonardo
Casalmaggiore
Provincia e Diocesi di Cremona

nel Web sito DuomoCasalmaggiore
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07 Febbraio 2009


LA MORTE DI ELUANA E’ “COSTITUZIONALE”?
NON POSSIAMO TACERE

Quando da tempo si è montato sul “caso Eluana” un accanimento mediatico senza precedenti, viene chiesto un rispettoso silenzio, affinchè sia “lasciata morire in pace”.
Ma noi non possiamo tacere.
Non possiamo accettare:
- che la vita di Eluana, come la vita di ogni persona umana, possa spegnersi nel nostro Paese in nome della Costituzione, di una sentenza del tribunale, di “protocolli giuridici” da far rispettare (Summum ius, summa iniuria, dicevano già gli antichi);
- che la vita di Eluana possa essere semplicemente definita una vita “vegetativa”, come se una persona umana, sia pure in uno stato di grave malattia, possa essere paragonata ad un albero. La cosa è tanto più assurda nel mondo di oggi, dove esiste forse più rispetto per un albero da abbattere che per una persona da salvare;
- che la vita di Eluana possa essere definita una “non vita”: chi può osare di definire che cosa è vita e cosa non lo è? Quando e come e chi deve morire e chi no? Quando e dove mettere i paletti della “dignità del vivere”? La grandezza della persona umana prescinde dalla sua capacità di deambulare, di parlare e perfino di pensare; “l’uomo vale più per quello che è che per quello che ha” (Gaudium et spes, n. 35);
- che il dolore, il limite e la sofferenza non possano far parte del mistero e del valore della vita, sposando in tal modo una concezione eugenetica e selettiva della vita;
- che sui giornali vengano riportate quasi esclusivamente le affermazioni di medici, scienziati e parenti favorevoli alla morte di Eluana, e non invece le tante affermazioni di medici, scienziati e familiari che sostengono l’opposto, con grave manipolazione dell’opinione pubblica;
- che il “principio di precauzione” – che sta alla base della nostra civiltà occidentale e secondo il quale, nei casi di incertezza, si deve essere a favore della vita – venga oggi così assurdamente abbandonato e oscurato;
- che la vita umana stia perdendo il suo innato carattere di dono (e ciò vale anche per i non credenti, perché nessuno si è fatto da sé) e stia diventando un diritto di cui disporre liberamente;
- che il “diritto a morire” e il “diritto a vivere” abbiano lo stesso peso, possano pretendere la stessa protezione giuridica e possano essere lasciati in balia del desiderio soggettivo, che diventa così l’unica fonte della morale e del diritto.
Sul Corriere della Sera di venerdì scorso, in una splendida intervista, Enzo Jannacci, cantante, medico e ateo dichiarato, ha detto: “Non staccherei mai una spina e mai sospenderei l’alimentazione a un paziente: interrompere una vita è allucinante e bestiale… Se si trattasse di mio figlio, basterebbe solo un battito di ciglia a farmelo sentire vivo”. Queste dichiarazioni non vengono dal Vaticano. Sono le dichiarazioni un uomo che, pur non credendo in Dio, crede nel mistero dell’uomo.
L’eutanasia, ha affermato Benedetto XVI domenica 1 febbraio 2009, “è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo”; “la vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto ‘dolce’, ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano”, come hanno testimoniato le suore di Lecco.

Don Alberto Franzini

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