A proposito della trasmissione sui preti pedofili
Non siamo e perché mai dovremmo
esserlo? contro la verità. Siamo accanto alle
vittime, ma osiamo sperare nella conversione dei carnefici.
Siamo, piuttosto, contro la faziosità, contro i processi
in televisione, contro un servizio pubblico usato in maniera
ideologica, contro lo strabismo di una pruderie mediatica
che sembra entrare ogni giorno di più in una logica
di accanimento nei confronti della Chiesa. Come se la pedofilia
ma potremmo anche allargare ad altro, a tutta la
sporcizia di cui è capace luomo,
ognuno di noi, anche discepolo di Gesù abitasse
soltanto la casa della Chiesa cattolica. Come se la Chiesa
cattolica fosse la madre di tutte le ipocrisie,
di tutte le doppiezze, di tutti i vizi del mondo. Come se
il Cristianesimo fosse soltanto peccato, fogna, tenebra:
e non fosse anche, invece, luce, bellezza e santità
vera. E come se, una volta trovata colpevole la grande madre
che dovrebbe invece essere al riparo da ogni peccato e da
ogni reato, tutto fosse giustificato e giustificabile.
Sì: questo sembra essere il fine. Si ha limpressione
che limbrattamento generalizzato nei confronti dei
preti e che non ha paragoni nei confronti di qualunque
altra categoria di persone (sarebbe giustificabile o solo
immaginabile una trasmissione sui politici pedofili, sugli
insegnanti pedofili, sui magistrati pedofili, sui panettieri
pedofili, sui musulmani pedofili
?) - obbedisca a un
disegno perverso, e in fondo triste: che non è solo
quello di attaccare la Chiesa cattolica (state certi: la
Chiesa da secoli ha a che fare con prove interne e con persecuzioni
esterne, e sopravvivrà agli attacchi del laicismo
contemporaneo, come al male delle controtestimonianze di
preti e laici pedofili); che non è solo quello di
regolare i conti con una Chiesa che viene vista come troppo
invadente e potente dopo i successi del referendum sulla
legge 40 e del Family Day; che non è solo quello
di svigorire la forza suadente e sempre più avvincente
(basta prendere atto di quanti accorrono a sentirlo) di
Papa Benedetto XVI (non essendo riusciti a delegittimare
la figura possente e mediaticamente intoccabile di Giovanni
Paolo II); che non è solo quello di screditare quegli
ambienti educativi della Chiesa cattolica che godono ancora
della stima di tante famiglie anche poco praticanti e che
sono rimasti quasi gli unici a dir qualcosa nel dramma del
disperato scetticismo e del melanconico nichilismo delle
nostre opulente società; ma è soprattutto
quello di abolire ogni limite etico tra bene e male, tra
verità e menzogna.
Se Dostojevski aveva scritto: senza Dio, tutto diventa
possibile, oggi si potrebbe scrivere: senza quei rompiballe
di cristiani, che tentano di pensare e di vivere diversamente
dalla maggioranza, tutto diventa possibile. E poiché,
Santoro lo sa, non sono pochi i cristiani, preti compresi,
che tentano di pensare e di vivere secondo i Dieci Comandamenti
e secondo il Vangelo, opponendosi al fango dilagante, allora
che fare? Ecco il senso delloperazione mediatica:
mostrare, invece, che anche la Chiesa, che anche i preti
sono come tutti gli altri. Allora finalmente, rotto lultimo
baluardo, si apre la grande strada della piena libertà
e della totale autonomia, è abolita la trasgressione,
non esiste più il tabù del Decalogo biblico,
la parola di Gesù è unutopia irraggiungibile:
e così il mondo inizierà unera di felicità
e di pace, mai vista prima
Aeffe