Parrocchie di Santo Stefano e San Leonardo
Casalmaggiore
Provincia e Diocesi di Cremona

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2 giugno 2007

TAZEBAO

“A proposito della trasmissione sui preti pedofili”


Non siamo – e perché mai dovremmo esserlo? – contro la verità. Siamo accanto alle vittime, ma osiamo sperare nella conversione dei carnefici. Siamo, piuttosto, contro la faziosità, contro i processi in televisione, contro un servizio pubblico usato in maniera ideologica, contro lo strabismo di una pruderie mediatica che sembra entrare ogni giorno di più in una logica di accanimento nei confronti della Chiesa. Come se la pedofilia – ma potremmo anche allargare ad altro, a tutta la “sporcizia” di cui è capace l’uomo, ognuno di noi, anche discepolo di Gesù – abitasse soltanto la casa della Chiesa cattolica. Come se la Chiesa cattolica fosse la “madre” di tutte le ipocrisie, di tutte le doppiezze, di tutti i vizi del mondo. Come se il Cristianesimo fosse soltanto peccato, fogna, tenebra: e non fosse anche, invece, luce, bellezza e santità vera. E come se, una volta trovata colpevole la grande madre che dovrebbe invece essere al riparo da ogni peccato e da ogni reato, tutto fosse giustificato e giustificabile.
Sì: questo sembra essere il fine. Si ha l’impressione che l’imbrattamento generalizzato nei confronti dei preti – e che non ha paragoni nei confronti di qualunque altra categoria di persone (sarebbe giustificabile o solo immaginabile una trasmissione sui politici pedofili, sugli insegnanti pedofili, sui magistrati pedofili, sui panettieri pedofili, sui musulmani pedofili…?) - obbedisca a un disegno perverso, e in fondo triste: che non è solo quello di attaccare la Chiesa cattolica (state certi: la Chiesa da secoli ha a che fare con prove interne e con persecuzioni esterne, e sopravvivrà agli attacchi del laicismo contemporaneo, come al male delle controtestimonianze di preti e laici pedofili); che non è solo quello di regolare i conti con una Chiesa che viene vista come troppo invadente e potente dopo i successi del referendum sulla legge 40 e del Family Day; che non è solo quello di svigorire la forza suadente e sempre più avvincente (basta prendere atto di quanti accorrono a sentirlo) di Papa Benedetto XVI (non essendo riusciti a delegittimare la figura possente e mediaticamente intoccabile di Giovanni Paolo II); che non è solo quello di screditare quegli ambienti educativi della Chiesa cattolica che godono ancora della stima di tante famiglie anche poco praticanti e che sono rimasti quasi gli unici a dir qualcosa nel dramma del disperato scetticismo e del melanconico nichilismo delle nostre opulente società; ma è soprattutto quello di abolire ogni limite etico tra bene e male, tra verità e menzogna.
Se Dostojevski aveva scritto: “senza Dio, tutto diventa possibile”, oggi si potrebbe scrivere: senza quei “rompiballe” di cristiani, che tentano di pensare e di vivere diversamente dalla maggioranza, tutto diventa possibile. E poiché, Santoro lo sa, non sono pochi i cristiani, preti compresi, che tentano di pensare e di vivere secondo i Dieci Comandamenti e secondo il Vangelo, opponendosi al fango dilagante, allora che fare? Ecco il senso dell’operazione mediatica: mostrare, invece, che anche la Chiesa, che anche i preti sono come tutti gli altri. Allora finalmente, rotto l’ultimo baluardo, si apre la grande strada della piena libertà e della totale autonomia, è abolita la trasgressione, non esiste più il tabù del Decalogo biblico, la parola di Gesù è un’utopia irraggiungibile: e così il mondo inizierà un’era di felicità e di pace, mai vista prima…
Aeffe

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