LUCIA ANNUNZIATA!
Andrò al Family Day.
Decisione individuale e privata di un elettore qualunque dell'Ulivo.
Ma se persino nel più "laico" dei partiti della
coalizione di governo, quale i Ds, ci sono segnali di una riflessione
in merito, forse è tempo che una serie di scelte individuali
vengano dichiarate.
Le ragioni per andare al Family Day, anche per un cittadino
che appoggia i Dico, anche al fianco delle organizzazioni cattoliche
più conservatrici, sono, a mio parere, scritte nel Dna
stesso della sinistra.
1) Nella storia del movimento operaio, la famiglia è
sempre stata un punto fermo della propria identità sociale;
l'istituzione a cui, nell'esperienza concreta delle classi popolari,
si è ancorata la solidarietà più generale,
formata a immagine e somiglianza proprio delle relazioni solidali
che la famiglia offre. Il movimento operaio e i suoi dirigenti
hanno sempre abbracciato (fino al moralismo) un sistema di vita
personale e familiare di massima austerità, indicando
in questa scelta una intera scala di valori che si opponeva
orgogliosamente alla "libertà" con cui il mondo
borghese viveva i suoi legami familiari. In Italia la famiglia
operaia è stata così elemento propulsore nella
creazione della società opulenta di oggi: dagli anni
dell'immigrazione ai sacrifici per le scuole ai figli, ai sacrifici
per comprare casa, è nell'ambito familiare che le classi
più povere hanno trovato il parametro per speranze e
riscatto. Infine, dentro la famiglia come luogo innovativo per
nuove parità e nuove libertà è passata
anche (in negativo e in positivo), più di recente, tutta
l'ambizione a nuove relazioni umane. I figli omosessuali, o
quelli che non vogliono più il matrimonio tradizionale,
i ribelli e i single, l'Italia tutta che vuole i Dico, insomma,
esce da questa esperienza familiare consolidata: e nella vita
reale è nell'ambito delle famiglie che le irregolarità
trovano spesso soluzione. Ancora oggi il popolo della sinistra
rivendica così l'orgoglio di scelte familiari etiche
- nel rispetto della propria tradizione. La famiglia non è
affatto un valore soltanto cattolico.
2) Le ragioni della cronaca e della politica stanno modificando
l'immagine della sinistra. Un trans è entrato in Parlamento;
la foga della battaglia con la Chiesa ha spostato i Dico su
toni di estremismo omosessuale; e la stessa foga di difesa
politica ha portato la sinistra ad affrontare il caso Vallettopoli
e Sircana rifugiandosi in una sorta di indifferenza di giudizio
- con quella frase ripetuta "nel privato ognuno fa quello
che vuole". Ma davvero è così? Davvero
non ci sono limiti se non quelli dei bigotti alle scelte delle
persone? È davvero perfettamente indifferente cosa
si fa nel privato - indifferente, ad esempio, nella nostra
difesa della dignità delle donne, nel rifiuto dello
sfruttamento (sessuale oltre che materiale?); indifferente
nella educazione dei figli, nella delineazione di una società
diversa? Il rischio insomma è che la sinistra finisca
schiacciata oggi, al di là della sua volontà,
nel ghetto di una somma di differenze indifferenti. Dire un
sì deciso all'idea di famiglia serve anche a strapparsi
da questo possibile ghetto.
3) La sinistra è oggi al governo - deve dunque continuare
a raccogliere consenso per continuare i suoi progetti. Rompere
con la Chiesa, e ancora di più con le organizzazioni
cattoliche, è un calcolo che non ha senso neppure dal
punto di vista - minimo ma necessario - dei numeri. A chi
giova dunque, ed ecco la terza ragione per sfilare nel Family
Day, spaccare il dialogo sociale?
È una ragione forse eccessivamente tattica, ma anche
squisitamente politica. Perché ripropone al governo
di centrosinistra un dilemma decisivo: se cioè nel
governare un Paese conti più la battaglia di identità
o la costruzione di coesione sociale. La risposta data a questa
domanda è stata finora a favore delle identità:
la legge sui Dico è diventata infatti infinitamente
più rilevante di quello che è nella realtà
del Paese per il suo significato simbolico. Ma ai fini del
bene pubblico, non è forse più rilevante la
possibilità di costruire intorno a un principio una
identità condivisa, magari costruita nel tempo, ma
decisamente più ampia? Recenti sondaggi sul calo di
popolarità del governo sostengono che i Dico vi giocano
un grande ruolo: non è questo forse un monito?
(La Stampa, 26 marzo 2007)
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