Parrocchie di Santo Stefano e San Leonardo
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31 marzo 2006

TAZEBAO

Vita, famiglia e libertà di educazione: principi che non sono negoziabili.


 


Onorevoli parlamentari,

signore e signori,

sono lieto di ricevervi in occasione delle Giornate di Studio sull’Europa, organizzate dal vostro Gruppo Parlamentare. I Romani Pontefici hanno sempre dedicato un’attenzione particolare a questo continente; l’udienza di oggi è un esempio eloquente e si inserisce nella lunga serie di riunioni tra i miei precursori e i movimenti politici di ispirazione cristiana. Ringrazio l’onorevole signor Pöttering per le parole che mi ha rivolto a vostro nome, e faccio giungere a lui e a tutti voi il mio più cordiale saluto.

In questo momento, l’Europa deve affrontare complesse questioni di grande importanza, come l’ampliamento e lo sviluppo del processo di integrazione europea, la definizione sempre più esatta di politica di vicinanza all’interno dell’Unione e il dibattito su un modello sociale. Per raggiungere questi obiettivi, sarà molto importante ispirarsi con fedeltà creativa all’eredità cristiana che ha dato un apporto decisivo al momento di forgiare l’identità di questo continente.

Se valorizza le sue radici cristiane, l’Europa sarà capace di dare una direzione sicura alle opzioni dei suoi cittadini e dei suoi popoli, rafforzerà la sua consapevolezza di appartenere ad una civiltà comune e alimenterà l’impegno di affrontare le sfide del presente per ottenere un futuro migliore. Per questo, apprezzo il fatto che il vostro gruppo abbia riconosciuto l’eredità cristiana dell’Europa, che offre validi orientamenti etici per la ricerca di un modello sociale che risponda adeguatamente alle esigenze di un’economia globalizzata e dei cambiamenti demografici , assicurando la crescita e l’impiego, la protezione della famiglia, l’uguaglianza delle opportunità per l’istruzione dei giovani e l’assistenza ai poveri.

Il vostro sostegno al patrimonio cristiano può inoltre contribuire in modo decisivo alla sconfitta di una cultura che ora si è diffusa chiaramente in Europa e che relega alla sfera privata e soggettiva la manifestazione delle proprie convinzioni religiose. Le politiche fondate su questa base non implicano solo il ripudio del ruolo pubblico del cristianesimo, ma più in generale escludono l’impegno nella tradizione religiosa dell’Europa, estremamente chiara nonostante le sue varietà confessionali, diventando una minaccia per la democrazia stessa, la cui forza dipende dai valori che promuove (cfr. “Evangelium vitae”, 70).

Visto che questa tradizione, proprio nella sua cosiddetta unità polifonica, trasmette valori che sono fondamentali per il bene della società, l’Unione Europea potrà vedersi solo arricchita dal suo impegno con essa. Sarebbe un segno di immaturità, o anche di debolezza, opporvisi o ignorarla, anziché dialogarci. In questo contesto, bisogna riconoscere l’esistenza di una certa intransigenza laicista che è nemica della tolleranza e di una sana concezione laica dello Stato e della società.

Per questo, mi compiaccio del fatto che il Trattato Costituzionale dell’Unione Europea preveda un rapporto strutturato e continuo con le comunità religiose, riconoscendo la loro identità e il loro contributo specifico. Confido nel fatto che l’effettiva e corretta applicazione di questo rapporto inizi ora con la cooperazione di tutti i movimenti politici indipendentemente dalle posizioni di partito.

Non bisogna dimenticare che, quando le Chiese o le comunità ecclesiali intervengono nel dibattito pubblico, esprimendo riserve o ricordando principi, non stanno manifestando forme di intolleranza o interferenza, perché questi interventi cercano unicamente di illuminare le coscienze, affinché le persone possano agire liberamente e con responsabilità, in base alle autentiche esigenze della giustizia, anche se questo può entrare in conflitto con situazioni di potere e di interesse personale.

Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, l’interesse principale dei suoi interventi nella vita pubblica si centra sulla protezione e sulla promozione della dignità della persona e per questo presta particolare attenzione ai principi che non sono negoziabili.

Tra questi, oggi emergono chiaramente i seguenti:

- protezione della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del suo concepimento fino alla morte naturale;

- riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, come unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, e la sua difesa di fronte ai tentativi di far sì che sia giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che in realtà la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo ruolo sociale insostituibile;

- la protezione del diritto dei genitori ad educare i loro figli.

Questi principi non sono verità di fede, anche se sono illuminati e confermati dalla fede; sono insiti nella natura umana, e pertanto sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nella loro promozione non è quindi di carattere professionale, ma si dirige a tutte le persone, indipendentemente dalla loro affiliazione religiosa.

Questa azione è anzi ancor più necessaria nella misura in cui questi principi sono negati o fraintesi, perché in questo modo si compie un’offesa alla verità della persona umana, una grave ferita provocata alla giustizia stessa.

Cari amici, esortandovi ad essere testimoni credibili e coerenti di queste verità fondamentali con la vostra attività politica, e in modo ancor più fondamentale con il vostro impegno a vivere in modo autentico e coerente, invoco su di voi e sul vostro lavoro la continua assistenza di Dio, in pegno del quale imparto a voi e a quanti vi accompagnano la mia benedizione.

Discorso pronunciato giovedì 30 marzo 2006 da papa Benedetto XVI ricevendo, nell’Aula della Benedizione del Palazzo Apostolico Vaticano, davanti a circa cinquecento parlamentari del Partito Popolare Europeo, impegnati a Roma per il congresso continentale.

[Traduzione dall’originale inglese realizzata da ZENIT
© Copyright 2006 - Libreria Editrice Vaticana]





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