Sui rapporti tra i principi della Francia, patria della laicità,
e i valori dell'islam, Charles de Foucauld ebbe a scrivere
parole decisamente precise e politicamente scorrette. Il religioso
transalpino di recente beatificato scrisse a René Bazin,
accademico di Francia e compilatore della prima, fondamentale
biografia dell'ex soldato poi divenuto sacerdote, una missiva,
sinora inedita in Italia, in cui riflette a voce alta sulle
proprie convinzioni circa il rapporto tra nazionalità
francese e appartenenza religiosa, in questo caso islamica.
Caro Bazin, (...) dei mussulmani possono diventare veramente
francesi? In via eccezionale, sì. In maniera generale
no. Molti dogmi fondamentali della religione islamica vi si
oppongono; con alcuni di questi vi possono essere degli accomodamenti
ma con uno, quello del madhi, non c'è spazio di mediazione:
ogni mussulmano crede che, all'arrivo del giudizio ultimo,
giungerà il madhi, dichiarerà la guerra santa
e stabilirà l'islam su tutta la terra, dopo aver sterminato
o sottomesso tutti i non mussulmani. All'interno di questa
visione di fede, il mussulmano considera l'islam come la sua
vera patria e ritiene che i popoli non mussulmani siano destinati
ad essere presto o tardi sottomessi da lui, in quanto mussulmano,
o al massimo dai suoi discendenti; se è governato da
una nazione non mussulmana, egli ritiene questa situazione
come una prova passeggera; la sua fede lo rassicura che ne
uscirà e trionferà a sua volta su coloro i quali
al momento lo tengono sottomesso. (...) Da questo deriva il
fatto che i nostri algerini mussulmani sono così poco
interessati a domandare la nazionalità francese: perchè
chiedere di far parte di un popolo straniero che essi, lo
sanno, in futuro verrà irrimediabilmente sconfitto
e sottomesso da quella nazione alla quale oggi essi stessi
appartengono? Questo cambio di nazionalità comporterebbe
davvero una sorta di apostasia.
Charles de Foucauld, 29 luglio 1916
(citato in Avvenire del 30 dicembre 2005)
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