Educazione sessuale di Stato? No, grazie.
Lettera al direttore. Prima lezione di Educazione
allaffettività in terza media in una normale
scuola statale di Roma: la ginecologa e la psicologa entrano
in classe, linsegnante se ne va (in assenza di adulti
si ricorre agli specialisti). Questo resta della lezione nella
testa infuriata di mia figlia: i due rischi dellatto
sessuale sono le malattie e la gravidanza. La soluzione migliore:
il preservativo, con lattenzione che il problema non
deve essere solo di chi lo mette, e con le indicazioni su
dove acquistarli (e mi raccomando: tenetelo in tasca)
Che faccio? Passo il resto della settimana a parlare col preside,
il coordinatore di classe, i rappresentanti dei genitori e
spiego che per qualche ragazzino che scopa a quelletà
(quanti saranno?) devono a tutti fare lezioni di sesso distruggendo
lidea che questo gesto sia espressione di bene e di
unità profonda tra un uomo e una donna che non finiscono
di ringraziare il buon Dio per questa loro possibilità
di dare la vita a un figlio, per questa capacità misteriosa
e grande di generare qualcuno che è molto di più
della somma dei genitori? Oppure lunedì, che cè
lultima lezione, la tengo a casa e spiego
a mia figlia che tutto questo, che il cuore semplice di un
uomo e una donna sa, è difficile da conservare quando
tutti ti dicono che è frutto di una tradizione oscurantista
e che ora si usa così. Cè una terza ipotesi,
se non mancassero pochi mesi alla fine del corso di studi,
andare alla ricerca di unaltra scuola e pagarti la libertà
di educare tuo figlio
Michele Romagnoli, Roma
Risposta del direttore
Solo lidea di una educazione di stato allaffettività
incute più orrore della mistica del condom. Chi insegna
ai ragazzi e alle ragazze che malattie e gravidanza sono i
due rischi del fare lamore dovrebbe essere rieducato
in una madrassa. Viva lislam
(Da Il Foglio, 4 febbraio 2006)
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