Parrocchie di Santo Stefano e San Leonardo
Casalmaggiore
Provincia e Diocesi di Cremona

nel Web sito DuomoCasalmaggiore
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23 dicembre 2006

TAZEBAO

“Il caso Welby: una “medicina del desiderio”
è pericolosa”



“Un caso simile può rischiare di alimentare una cultura della vita come proprietà della persona o dello Stato. Il pericolo verrebbe dalla riduzione della vita umana a qualcosa di misurabile e di manipolabile, conservata o tolta in qualsiasi momento. Mentre la vita è la condizione stessa del nostro esserci e nessuno può toglierla. E lo stesso valore della libertà segue quello della vita: senza la vita nessuno può esercitare la libertà. Il suicidio, l’eutanasia su richiesta, è la libertà che annienta se stessa. Non ogni volontà dell’uomo è positiva. Vi sono volontà rivolte al bene, all’essere alla vita, ma anche volontà negatrici della vita dell’uomo stesso. Se le assecondassimo, ci renderemmo complici di un crimine morale e medico. Si compirebbe uno scivolamento verso la medicina del desiderio e della volontà, e non più della cura e dell’accompagnamento. Se passasse questo principio, sarebbe la fine della medicina della persona e il medico diventerebbe colui che esaudisce la sentenza dello Stato o il desiderio del paziente. Un mero ‘iatrotecnico’, un tecnico della biomedicina, non un professionista medico. Il medico, invece, deve collaborare, insieme al paziente, per il suo vero bene, tutelando la propria idea di bene con la quale egli è proiettato nel rapporto con il malato. La medicina è un’opera morale, non una semplice tecnica diagnostica e terapeutica, e l’idea di bene non ne può restare esclusa”.
Don Roberto Colombo
Bioeticista e biologo presso l’Università Cattolica
(da Il Foglio del 22 dicembre 2006)


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