IL GESU STRAVOLTO DI ADRIANO&PATTI
Quando è apparso il duetto Celentano-Patti Smith,
mancavano solo i cori angelici: il meglio della cultura rock
pop, la santona planetaria e il santone italico erano finalmente
in scena. Chissà che profondità
Un mirabile
duetto anticonformista. Invece no, una trombonata. Quattro
concettuzzi del tipo: volemose bene, due luoghi comuni su
Gesù Cristo, sulla pace e stop. Una pena, pagata suon
di miliardi. Opera di punta di uno stuolo di funzionari Rai,
di produttori, di autori, di consigli di amministrazione
Una brodaglia insipida cucinata dalle mani sapienti dello
star system sofisticato
Naturalmente hanno tirato in
mezzo Gesù Cristo. Fa chic, avran pensato, essere pure
religiosi. Ma il motivo per cui lhan tirato fuori è
stato per rifilarci in diretta tv di stato la solita panzana
che Gesù Cristo sarebbe una bella cosa, anzi era proprio
una bella persona, amante dei poveri e delle cose giuste,
peccato che la Chiesa lo strumentalizzi. Ok, ho pensato: poniamo
che abbiano ragione questi nuovi Pretoni superpagati dello
star system invece che Papa Ratzinger o il mio vecchio parroco
don Lucio. Devo dunque presumere che il vero Gesù sia
quello di cui mi parlano questi nuovi predicatori? Eh, no.
Troppo facile infilare il nome di Gesù in mezzo a due
banalità come quelle che han detto sulla pace e sul
vogliamoci tutti bene. Non so se i due pontefici da Auditel
abbiano mai letto veramente il Vangelo. Ma non posso certo
ridurre Gesù a uno che passava il giorno a dire cose
politicamente corrette e banalità da Rai Uno
.
Mi resta un dubbio. Che molta della cultura, dei modi di essere,
e persino della voglia di autenticità che pure si è
espressa in figure come la Smith e Celentano, stia mostrando
in modo rovinoso la propria vecchiezza, la propria senile
vanità. Che quel che sembrava rivoluzionario è
invece drammaticamente vecchio e banale. Che quel che sembrava
forte ha invece la debolezza della ricerca del facile consenso,
della piaggeria. E che quel che sembrava nuovo aveva il cuore
morto, e il cervello più agitato che profondo.
Davide Rondoni
(Avvenire, 5 novembre 2005, pag. 27)
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