Il card. Camillo Ruini ha invitato i cattolici, motivando
tale posizione, a non partecipare al referendum per l'abrogazione
della legge sulla procreazione assistita promosso dai radicali.
Apriti cielo! Il presidente dei senatori Ds, Gavino Angius,
ha subito gridato: qui si torna indietro, si torna ai tempi
della guerra fredda! E con lui, altri hanno denunciato l'invadenza
delle gerarchie ecclesiastiche nella politica italiana.
Siamo alle solite: è dura a morire quella cultura totalitaria
che non tollera la dissidenza, o che esalta, subdolamente
e strumentalmente, le dichiarazioni del Papa e dei Vescovi
- anche quando invadessero la sfera politica! - quando esse
risultassero in perfetta sintonia con il "politicamente
corretto". Certo, non si nega alla Chiesa il diritto
di pensare, ma viene negato ad essa il diritto di esprimere
pubblicamente il suo pensiero. La Chiesa è vista, da
qualsiasi pensiero totalitario, come un instrumentum regni,
come funzionale al potere dominante. La sua presenza è
dichiarata legittima quando è in linea con la cultura
dominante: ad esempio, quando ha criticato la guerra in Iraq;
ma è obbligata al silenzio, quando è fuori linea,
ad esempio quando consiglia di non partecipare alla consultazione
referendaria.
Bella idea di democrazia! Forse che non deve valere per tutti,
per la Chiesa come per la bocciofila, il principio della libertà
di pensiero, costituzionalmente protetto (vedi art. 21 Cost.
italiana: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente
il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro
mezzo di diffusione")? In una materia, poi, che non può
essere ostaggio di nessun schieramento politico, perché
appartiene alla coscienza del popolo italiano. O affidiamo
anche la coscienza alle segreterie dei partiti? O la sacrifichiamo
sull'altare della ragion di Stato?
Don Alberto Franzini
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