"Qual è l'Europa che oggi si dovrebbe sognare?
Mi si consenta di tracciare qui un rapido abbozzo della visione
che ho di un'Europa unita.
Penso ad un'Europa senza nazionalismi egoistici, nella quale
le nazioni vengono viste come centri vivi di una ricchezza
culturale che merita di essere protetta e promossa a vantaggio
di tutti.
Penso ad un'Europa nella quale le conquiste della scienza,
dell'economia e del benessere sociale non si orientano ad
un consumismo privo di senso, ma stanno al servizio di ogni
uomo in necessità e dell'aiuto solidale per quei paesi
che cercano di raggiungere la meta della sicurezza sociale.
[
].
Penso ad un'Europa la cui unità si fonda sulla vera
libertà. La libertà di religione e le libertà
sociali sono maturate come frutti preziosi sull'humus del
Cristianesimo [
].
Penso ad un'Europa unita grazie all'impegno dei giovani. Con
tanta facilità i giovani si capiscono tra di loro,
al di là dei confini geografici! Come può nascere,
però, una generazione giovanile che sia aperta al vero,
al bello, al nobile e a ciò che è degno di sacrificio,
se in Europa la famiglia non si presenta più come una
istituzione aperta alla vita e all'amore disinteressato? Una
famiglia della quale anche gli anziani sono parte integrante
in vista di ciò che è più importante:
la mediazione attiva dei valori e del senso della vita.
L'Europa che ho in mente è un'unità politica,
anzi spirituale, nella quale i politici cristiani di tutti
i paesi agiscono nella coscienza delle ricchezze umane che
la fede porta con sé: uomini e donne impegnati a far
diventare fecondi tali valori, ponendosi al servizio di tutti
per un'Europa dell'uomo, sul quale splenda il volto di Dio".
Giovanni Paolo II,
(Dal Discorso rivolto ai promotori
del Premio internazionale Carlo Magno",
24 marzo 2004)
|