Parrocchie di Santo Stefano e San Leonardo
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Ancora viva!

 

 

«E' un omicidio.
Quel decreto è un dovere»

Intervista al cardinale Camillo Ruini

 

ROMA - Cardinal Ruini, quali sono
i suoi sentimenti in queste ore decisive
per la sorte di Eluana Englaro?
«Sofferenza. Non ho mai conosciuto
Eluana, ma prego per lei ogni giorno.
Preoccupazione. Speranza. E impegno
a fare tutto il possibile. Innanzitutto,
per far sapere quali sono le sue reali
condizioni: chi è informato bene, di solito
non ha più dubbi. È stato importante
che la suora che l`ha assistita sia andata
in tv a raccontare la sua esperienza
con Eluana. Non ha senso attribuire
all`Eluana di oggi, dopo quel tragico incidente,
le aspirazioni e i desideri di
prima. Eluana è stata sfortunata. Ha
perduto molto. Ora ha bisogno di poco,
è protesa verso quel poco, con poco
può vivere senza soffrire.
Non colpiamola
una seconda volta.
Non togliamole anche
questo poco».
Lasciarla morire
equivale a un omicidio?
«Lasciarla morire,
o più esattamente per
chiamare le cose
con il loro nome - farla morire di fame
e di sete, è oggettivamente, al di là
delle intenzioni di chi vuole questo,
l`uccisione di un essere umano. Un
omicidio. Purtroppo inferto in maniera
terribile, senza che nessuno possa essere
certo che Eluana non soffrirà».
È giusto che il governo sia intervenuto
con un decreto? E il capo dello
Stato avrebbe dovuto firmarlo?
«Non ho ancora avuto modo di conoscere
il testo del decreto del governo
e della lettera del capo dello Stato,
ma conosco le obiezioni secondo le
quali questo decreto sarebbe una prevaricazione
nei rapporti tra i poteri dello
Stato. Di prevaricazioni però in questa
vicenda se ne sono già fatte molte.
A cominciare dai giudici che hanno applicato
una legge che non esiste e che,
soprattutto, non hanno tenuto conto
della situazione reale di Eluana. Ad
ogni modo, ritengo che lo Stato abbia
il diritto, e aggiungerei il dovere, di
proteggere la vita di ogni suo cittadino».
Una legge sul testamento biologico
ora è necessaria? E come andreb-
be impostata?
«Preferisco parlare di legge sulla fine
della vita. La parola testamento implica
infatti che si disponga di un oggetto,
ma la vita non è un oggetto, non
è un appartamento o una somma di denaro.
La legge dovrebbe evitare sia l`eutanasia
sia l`accanimento terapeutico.
Ma è ovvio che la nutrizione e l`idratazione
non possono essere lasciate alla
decisione dei singoli, perché toglierle
significa provocare la morte. Se eutanasia
significa morte "dolce", "buona", la
fine di Eluana sarebbe peggio dell`eutanasia:
Eluana morirebbe di fame e di sete.
La sua sarebbe una morte pessima».
li padre, Beppino Englaro, ha avuto
parole dure su quella che considera
un`ingerenza della Chiesa. Ha torto?
«Il rispetto è dovuto a tutti, ma il rispetto
massimo è dovuto al signor Englaro,
che vive questa terribile esperienza
di persona. Nessuno di noi può
sindacare su come reagiscono i genitori
toccati così profondamente dal dolore.
Ho conosciuto genitori che si ribellavano
di fronte a quella che ritenevano
un`ingiustizia divina, e altri che la
accettavano. Ricorderò sempre il giorno
in cui fui testimone di un incidente stradale
a Regnano, sulle colline di Reggio
Emilia. Stavo guidando. Davanti a
me, un giovane cadde dalla moto. Non
andava forte, ma c`era ghiaia sulla strada
e perse il controllo, la moto gli cadde
addosso. Mi fermai, gli diedi l`estrema
unzione, ma era già morto. Gli abitanti
del paese mi dissero: la madre è
malata di cuore, vada lei a darle la notizia.
Mi feci carico del duro compito.
Quella donna, una contadina, rimase a
lungo in silenzio. Poi mi guardò e disse:
"La Madonna ha sofferto di più"...».
(I1 cardinale si interrompe, commosso).
Parlavamo dell`ingerenza.
«Non ingerenza, ma adempimento
della missione della Chiesa.
Come ha detto con una formula
molto efficace Giovanni Paolo
ll, nell`enciclica Redemptor
hominis, "sulla via che conduce
da Cristo all`uomo la Chiesa non
può essere fermata da nessuno".
Ogni essere umano è degno di rispetto
E amore, tanto più gli innocenti, gli inconsapevoli,
i colpiti dal destino».
L`ha colpita il gesto delle suore
che erano pronte ad accogliere
Eluana e occuparsi di lei negli
anni a venire?
«Mi ha toccato profondamente,
ma non mi ha sorpreso. Ho avuto
molte esperienze in merito. Penso alle
suore delle case di carità di Reggio Emilia,
che ora sono anche qui a Roma.
Donne che accolgono persone in condizioni
gravissime e le accudiscono con
dedizione totale e con gioia. E molti sono
i volontari che le affiancano».
Quali casi ha conosciuto di persona?
«Ad esempio, famiglie che hanno figli
cerebrolesi dalla nascita, incoscienti
eppure non indifferenti, perché in
modo istintivo percepiscono le correnridi
affetto. Ci sono genitori che rifiutano
figli così, ma ci sono altri che li accettano.
La vita di quei ragazzi, che talora
ho visto diventare adulti, non è meno
preziosa. Non posso accettare
l`idea che la loro vita valga meno della
mia o di qualsiasi altra».
Quali sensibilità ha colto sulla vicenda
nell`opinione pubblica, credente
o non credente? I sondaggi
indicano che in molti sostengono
le ragioni di Beppino Englaro.
<do non ho fatto sondaggi, ma ho
discusso in varie occasioni con la gente
comune. All`inizio l`interesse era minore,
e in tanti consideravano giusto
che fosse il padre a decidere. Ma non
appena vengono informati sulle reali
condizioni di Eluana, in pochissimi restano
favorevoli a lasciarla morire.
Uno dei miei interlocutori si è proprio
arrabbiato: "Ma perché i giornali non
scrivono queste cose?"».
E lei come ha trovato i giornali?
«In buona parte schierati.
Mentre le tv lo sono state meno,
hanno dato spazio anche
alle nostre ragioni, come
già accadde per il referendum
sulla procreazione
assistita».
Diceva delle sue discussioni
con la gente
comune.
«II fattore che la
orienta non è tanto
quello religioso.

Non ci sono i credenti
di qua e i non
credenti di là. L`impressione
è che ci siano
piuttosto gli informati
e i non informati.
L`esperienza mi ha insegnato
inoltre che i malati, per
quanto gravi, sperano sempre
di continuare a vivere».
In un`intervista a Giacomo
Galeazzi della «Stampa», l`arcivescovo
Casale, schierandosi
con papà Englaro, dice:
«Anche Giovanni Paolo II
ha richiesto di non insistere
con interventi terapeutici
inutili».
«Penso di aver conosciuto
bene Giovanni
Paolo II, e ho vissuto
.quei giorni in stretto
contatto con il suo segretario
Don Stanislao
Dziwisz, mio carissimo
amico. So bene
dunque il senso delle ultime
parole del Papa, "lasciatemi
andare". Quando non c`è più
niente da fare, il credente sa
che, con la morte, per lui la vita
non finisce, ma in un certo
senso comincia. Sia credenti sia
non credenti possono dire "lasciatemi
andare" in modo eticamente legittimo,
ma per un credente queste
parole indicano anche una speranza,
significano "lasciatemi tornare
alla casa del Padre". Chi ha
un`esperienza anche piccola del
modo in cui Giovanni Paolo II viveva
il suo rapporto con Dio non ha dubbi
al riguardo».
Lei era capo dei vescovi quando si
visse il dramma di Piergiorgio Welby.
Diverso da quello di Eluana perché
il malato era cosciente e aveva
chiesto di morire. Ripensandoci oggi,
non era possibile un atteggiamento
diverso da parte della Chiesa? Ad
esempio concedere i funerali?
«E vero, quel caso era molto diverso.
Non solo Welby era cosciente; era
molto più dipendente dalla tecnologia
per continuare a vivere. Nel mezzo della
prova, lui scelse di porre fine alla sua
vita. Una scelta che Eluana non ha mai
fatto. Quanto alla, mia decisione, la
Chiesa non può consentire - tanto
più quando un caso ha rilevanza pubblica
- che si rivendichi nello stesso
tempo l`appartenenza al cattolicesimo
e l`autonomia nel decidere sulla propria
vita. Non si può dire: "Io sono cattolico,
e decido io"».
Può un cattolico, tanto più un vescovo,
negare la Shoah? È una semplice
opinione personale in contrasto
con quanto sostiene la Chiesa, o è un
dato incompatibile con la presenza
della Chiesa stessa?
«A questa domanda ha già risposto
la Santa Sede, con la nota della Segreteria
di Stato pubblicata sull`Osservatore
Romano secondo la quale, per essere
ammesso alle funzioni episcopali, Williamson
deve "prendere in modo inequivocabile
e pubblico le distanze dalla
sua posizione sulla Shoah". Se non
lo fa, non può fare il vescovo».
Come giudica l`invito del cancelliere
Angela Merkel al Papa a fare chiarezza
sul negazionismo dei lefebvriani?
«Quanto meno superfluo. Basta ricordare
o rileggere quanto disse Benedetto
XVI ad Auschwitz, domenica 28
maggio 2006, con parole che toccarono
profondamente tutti i presenti, me
compreso».
La vicenda Englarole pare collegata
alla denuncia del vuoto di valori e
del relativismo etico, temi-chiave del
pontificato di Ratzinger?
«Uno dei caratteri del magistero di
Benedetto XVI e della teologia di Joseph
Ratzinger è la denuncia del relativismo
etico o, per usare la formula da lui
coniata, della dittatura del relativismo.
In Italia, e ancor più in altri Paesi dell`Occidente,
esiste un`emergenza edu
cativa, che rappresenta un`ipoteca sul
nostro futuro e ha le sue radici nella
mentalità diffusa, secondo la quale
non esistono più punti di riferimento
che precedano e possano illuminare le
nostre scelte. Quando non siamo più
d`accordo su cos`è l`uomo, quando l`uomo
viene ricondotto totalmente ed
esclusivamente alla natura, salta ogni
differenza qualitativa, viene meno lo
specifico umano, cadono o cambiano
radicalmente i parametri educativi. Si
aprono così le porte al nichilismo, che
nasce, come ha spiegato bene il suo primo
sostenitore, Federico Nietzsche,
con la "morte di Dio". La Chiesa italiana
è pronta a un grande sforzo sull`educazione,
collaborando con altri soggetti
per il futuro del Paese, e pubblicherà
in merito un "rapporto-proposta". Stiamo
lavorando inoltre ad un grande
evento internazionale per il dicembre
prossimo a Roma, dove arriveranno alcuni
tra i più importanti studiosi del
mondo a confrontarsi sul tema di Dio e
del suo significato per la nostra vita,
anche in rapporto con la scienza».
Aldo Cazzullo

Corriere della Sera, 7 febbraio 2009



 

 

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