MANIFESTO
PIU' FAMIGLIA
Ciò che è bene per la famiglia è bene
per il Paese
La famiglia è un bene umano fondamentale dal quale
dipendono l'identità e il futuro delle persone e della
comunità sociale. Solo nella famiglia fondata sull'unione
stabile di un uomo e una donna, e aperta a un'ordinata generazione
naturale, i figli nascono e crescono in una comunità
d'amore e di vita, dalla quale possono attendersi un'educazione
civile, morale e religiosa. La famiglia ha meritato e tuttora
esige tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula
naturale della società e nucleo originario che custodisce
le radici più profonde della nostra comune umanità
e forma alla responsabilità sociale. Non a caso i più
importanti documenti sui diritti umani qualificano la famiglia
come "nucleo fondamentale della società e dello
Stato".
Anche in Italia la famiglia risente della crisi dell'Occidente
- diminuzione dei matrimoni e declino demografico - e le sue
difficoltà incidono sul benessere della società,
ma allo stesso tempo essa resta la principale risorsa per
il futuro e verso di essa si rivolge il legittimo desiderio
di felicità dei più giovani. Nel loro disagio
leggiamo una forte nostalgia di famiglia. Senza un legame
stabile di un padre e di una madre, senza un'esperienza di
rapporti fraterni, crescono le difficoltà di elaborare
un'identità personale e maturare un progetto di vita
aperto alla solidarietà e all'attenzione verso i più
deboli e gli anziani. Aiutiamo i giovani a fare famiglia.
A partire da queste premesse antropologiche, siamo certi
che la difesa della famiglia fondata sul matrimonio sia compito
primario per la politica e per i legislatori, come previsto
dagli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Chiediamo al
Parlamento di attivare - da subito - un progetto organico
e incisivo di politiche sociali in favore della famiglia:
per rispetto dei principi costituzionali, per prevenire e
contrastare dinamiche di disgregazione sociale, per porre
la convivenza civile sotto il segno del bene comune.
L'emergere di nuovi bisogni merita di essere attentamente
considerato, ma auspichiamo che il legislatore non confonda
le istanze delle persone conviventi con le esigenze specifiche
della famiglia fondata sul matrimonio e dei suoi membri. Le
esperienze di convivenza, che si collocano in un sistema di
assoluta libertà già garantito dalla legislazione
vigente, hanno un profilo essenzialmente privato e non necessitano
di un riconoscimento pubblico che porterebbe inevitabilmente
a istituzionalizzare diversi e inaccettabili modelli di famiglia,
in aperto contrasto con il dettato costituzionale. Poiché
ogni legge ha anche una funzione pedagogica, crea costume
e mentalità, siamo convinti che siano sufficienti la
libertà contrattuale ed eventuali interventi sul codice
civile per dare una risposta esauriente alle domande poste
dalle convivenze non matrimoniali.
Come cittadini di questo Paese avvertiamo il dovere irrinunciabile
di spenderci per la tutela e la promozione della famiglia,
che costituisce un bene umano fondamentale.
Come cattolici confermiamo la volontà di essere al
servizio del Paese, impegnandoci sempre più, sul piano
culturale e formativo, in favore della famiglia.
Come cittadini e come cattolici affermiamo che ciò
che è bene per la famiglia è bene per il Paese.
Perciò la difenderemo con le modalità più
opportune da ogni tentativo di indebolirla sul piano sociale,
culturale o legislativo. E chiederemo politiche sociali audaci
e impegnative.
Il nostro è un grande sì alla famiglia che,
siamo certi, incontra la ragione e il cuore degli italiani.
Roma, 19 marzo 2007
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