QUELLA CROCE RAPPRESENTA TUTTI
di Natalia Ginzburg*
QUELLA CROCE RAPPRESENTA TUTTI
di Natalia Ginzburg*
Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della scuola. Il nostro
è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia
il crocifisso.
La signora Maria Vittoria Montagnana, insegnante a Cuneo, aveva tolto il crocifisso
dalle pareti della sua classe.
Le autorità scolastiche le hanno imposto di riappenderlo. Ora si sta
battendo per poterlo togliere di nuovo, e perché lo tolgano da tutte
le classe del nostro Paese.
Per quanto riguarda la sua propria classe, ha pienamente ragione. Però
a me dispiace che il crocifisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra
una perdita. Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va tolto.
Altre dicono che è una cosa di nessuna importanza.
I problemi sono tanti e drammatici, nella scuola e altrove, e questo è
un problema da nulla. E' vero. Pure, a me dispiace che il crocifisso scompaia.
Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato. Ogni
imposizione delle autorità è orrenda, per quanto riguarda il crocifisso
sulle pareti. Non può essere obbligatorio appenderlo.
Però secondo me non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo.
Un insegnante deve poterlo appendere, se lo vuole, e toglierlo se non lo vuole.
Dovrebbe essere una libera scelta. Sarebbe giusto anche consigliarsi con i bambini.
Se solo uno dei bambini lo volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un bambino
che desidera un crocifisso appeso al muro, nella sua classe, bisogna ubbidire.
Il crocifisso in classe non può essere altro che l'espressione di un
desiderio. I desideri, quando sono innocenti, vanno rispettati.
L'ora di religione è una prepotenza politica. E' una lezione. Vi si spendono
delle parole. La scuola è di tutti, cattolici e non cattolici. Perché
vi si deve insegnare la religione cattolica?
Ma il crocifisso non insegna nulla. Tace. L'ora di religione genera una discriminazione
fra cattolici e non cattolici, fra quelli che restano nella classe in quell'ora
e quelli che si alzano e se ne vanno.
Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E' l'immagine della
rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra
gli uomini fino allora assente.
La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha
cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo "prima di Cristo"
e "dopo Cristo". O vogliamo forse smettere di dire così?
Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. E' muto e silenzioso. C'è
stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può
essere niente, una parte del muro. E infine per qualcuno, per una minoranza
minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa di particolare,
che suscita pensieri contrastanti. I diritti delle minoranze vanno rispettati.
Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi
gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei?
Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto
nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager?
Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi,
evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è
il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con
tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.
Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici,
può essere semplicemente l'immagine di uno che è stato venduto,
tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo.
Chi è ateo, cancella l'idea di Dio ma conserva l'idea del prossimo. Si
dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria
fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole
non c'è immagine.
E' vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti?
Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali
e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei
e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra
esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini.
E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella
vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini,
lo sappiano fin dai banchi della scuola.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade
di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo
il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e
da troppi secoli è impressa l'idea della croce nel nostro pensiero. Tutti,
cattolici e laici portiamo o porteremo il peso di una sventura, versando sangue
e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti,
mica solo ai cattolici.
Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o
quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha
detto "ama il prossimo come te stesso". Erano parole già scritte
nell'Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana.
Sono la chiave di tutto.
Sono il contrario di tutte le guerre. Il contrario degli aerei che gettano le
bombe sulla gente indifesa. Il contrario degli stupri e dell'indifferenza che
tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade.
Si parla tanto di pace, ma che cosa dire, a proposito della pace, oltre a queste
semplici parole? Sono l'esatto contrario del modo in cui oggi siamo e viviamo.
Ci pensiamo sempre, trovando esattamente difficile amare noi stessi e amare
il prossimo più difficile ancora, o anzi forse completamente impossibile,
e tuttavia sentendo che là è anche la chiave di tutto.
Il crocifisso queste parole non le evoca, perché siamo abituati a veder
quel piccolo segno appeso, e tante volte ci sembra non altro che una parte del
muro. Ma se ci viene di pensare che a dirle è stato Cristo, ci dispiace
troppo che debba sparire dal muro quel piccolo segno.
Cristo ha detto anche: "Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia
perché saranno saziati". Quando e dove saranno saziati? In cielo,
dicono i credenti. Gi altri invece non sanno né quando né dove,
ma queste parole fanno, chissà perché, sentire la fame e la sete
di giustizia più severe, più ardenti e più forti.
Cristo ha scacciato i mercanti dal Tempio. Se fosse qui oggi non farebbe che
scacciare mercanti. Per i veri cattolici, deve essere arduo e doloroso muoversi
nel cattolicesimo quale è oggi, muoversi in questa poltiglia schiumosa
che è diventato il cattolicesimo, dove politica e religione sono sinistramente
mischiate. Deve essere arduo e doloroso, per loro, districare da quella poltiglia
l'integrità e la sincerità della propria fede. Io credo che i
laici dovrebbero pensare più spesso ai veri cattolici. Semplicemente
per ricordarsi che esistono, e studiarsi di riconoscerli, nella schiumosa poltiglia
che è oggi il mondo cattolico e che essi giustamente odiano.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo. I modi di guardarlo e non guardarlo
sono, come abbiamo detto, molti. Oltre ai credenti e non credenti, ai cattolici
falsi e veri, esistono anche quelli che credono qualche volta sì e qualche
volta no. Essi sanno bene una cosa sola, che il credere, e il non credere vanno
e vengono come le onde del mare. Hanno le idee, in genere, piuttosto confuse
e incerte. Soffrono di cose di cui nessuno soffre.
Amano magari il crocifisso e non sanno perché. Amano vederlo sulla parete.
Certe volte non credono a nulla.
E' tolleranza consentire a ognuno di costruire intorno a un crocifisso i più
incerti e contrastanti pensieri.
(L'Unità, 22 marzo 1988; ripubblicato da Il Giornale dell'Umbria, 22 ottobre 2003)
* Natalia Ginzburg nasce a Palermo nel 1916 da una famiglia ebraica di origine triestina. Muore nel 1991. Scrittrice, giornalista, molto vicina al PCI nella cui file fu eletta come indipendente al Parlamento nel 1983.