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Fisco e famiglia: le iniziative del Forum delle Associazioni Familiari Dopo il Family Day dello scorso 12 maggio a Roma, il Forum Nazionale delle associazioni familiari ha deciso di scendere in campo per sensibilizzare l'opinione pubblica e i responsabili politici attorno ad alcune iniziative concrete per promuovere la soggettività sociale della famiglia, ancora troppo penalizzata nel nostro Paese. Abbiamo intervistato Gianfranco Salvatore, vicepresidente del Forum Provinciale delle Associazioni Familiari di Cremona sulla relazione fra fisco e famiglia . Un invito a tutte le famiglie della parrocchia a firmare una petizione popolare
Si va delineando una sempre maggiore difficoltà della famiglia a far fronte alle proprie esigenze economiche. Esiste una sensazione diffusa di disagio legato anche al trattamento fiscale che viene riservato alle famiglie in Italia. Lei come la vede? “Oggettivamente esiste una difficoltà crescente nel ‘fare famiglia' oggi e ciò per motivi di ordine sociale, culturale ed economico. Mi pare che sia in atto un tentativo a livello culturale di ribaltamento del significato di famiglia a livello sociale, relegandola ad un semplice accordo privato senza effetti pubblici, in palese contraddizione con la realtà naturale. Lo stato che dovrebbe essere sussidiario alla famiglia tende sempre più ad utilizzarla quale ammortizzatore sociale a costo zero (mantenimento dei giovani disoccupati – scioccamente definiti ‘bamboccioni'-, presenza in famiglia di anziani e disabili con elevati costi economici) senza fornirle le risorse necessarie nello svolgimento del suo compito specifico. Solo nella famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna ed aperta ad una ordinata generazione naturale, i figli nascono e crescono in una comunità stabile d'amore e di vita, dalla quale possono attendersi un'educazione civile, morale e religiosa. Mentre la Carta Costituzionale riconosce e sottolinea questa rilevanza sociale ed economica delle funzioni della famiglia, l'attuale sistema fiscale sembra voler disincentivare le famiglie a generare figli, sembra voler ritenere irrilevante per la capacità contributiva della famiglia la presenza di figli o la scelta di uno dei coniugi di dedicare tempo alla cura e all'educazione dei figli”. In alcuni paesi lo stato incentiva anche economicamente la scelta di una famiglia di procreare. Da noi quale è la situazione? “La Francia detiene il primato dell'indice di natalità europeo con 1,94 figli/donna (l'Italia è all'ultimo posto con 1,33 figli/donna). Per arrivare a ciò ha iniziato anni fa una politica basata sul sostegno della famiglia con significativi aiuti statali. Tali aiuti non sono stati elargiti, come in Italia, quali provvidenze assistenziali ma come investimento nel futuro. I francesi hanno capito che la politica sulla famiglia ha una ricaduta nel lungo periodo e diventa impossibile se un governo ‘naviga a vista'. Per fare un esempio eclatante, in Italia una famiglia di quattro persone composta dai coniugi e da due figli a carico, con un reddito di 50.000 euro, paga un'imposta di 13.225 euro. In Francia per la stessa famiglia l'imposta precipita a 2.518 euro. Con un reddito di 25.000 euro in Italia ne paga circa 2.500, in Francia solo 52 euro. Ogni ulteriore commento mi pare superfluo. Non vorrei però fare passare l'idea che i contributi economici, da soli, possano risolvere la crisi della natalità in Europa ed in Italia in particolare: le cause sono molto più ampie e nascono da una perdita del senso della vita, da una perdita di fiducia nel futuro. Certo l'aspetto economico è importante e da non sottovalutare”. Il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari ha lanciato una serie di proposte a riguardo. Le può illustrare? “Si è visto che è necessaria una presa di coscienza da parte delle famiglie sul loro ruolo. Giovanni Paolo II esortava: ‘Famiglia diventa ciò che sei'. Occorre risvegliare nelle famiglie la consapevolezza di essere il nucleo fondamentale della società e dello Stato e credo che dopo il Family Day qualcosa si stia muovendo. Si è pensato a due iniziative su scala nazionale. La prima prevede che ogni Forum Regionale faccia pressione affinché vengano varate leggi regionali che riconoscano alla famiglia la soggettività sociale che le spetta secondo l'ottica della sussidiarietà. In Lombardia abbiamo la legge 23/90, ottima sotto molti aspetti, che ha visto un rilancio anche dell'associazionismo familiare anche grazie a finanziamenti su progetti ad hoc. La seconda iniziativa è una petizione popolare, una raccolta di firme per chiedere alle istituzioni di inserire finalmente la famiglia nell'agenda politica e fiscale. Nella conferenza di Firenze svoltasi in primavera il ministro della famiglia ed il capo del governo avevano assicurato che la famiglia stava loro a cuore impegnandosi nell'attuazione di politiche coerenti. Abbiamo visto che così non è stato. Chiediamo che venga applicata l'equità orizzontale secondo il principio per cui a parità di reddito chi ha figli e moglie a carico deve pagare meno tasse di chi non ha carichi familiari, deducendo dall'imponibile il costo vivo per il loro mantenimento. Calcoli attuali stimano il costo per il solo mantenimento di un figlio in circa 6.080 euro all'anno. Così facendo si libererebbero risorse che permetterebbero alla famiglia di guardare al futuro con meno preoccupazione inducendola a riconsiderare la propria posizione sulla natalità e sull'accoglienza alla vita in generale. Capisco che andiamo a toccare temi sensibili che una certa cultura laicista vede come ‘indebite ingerenze nella sfera privata'. Sappiamo che così non è ed un maggior coraggio nella testimonianza non guasterebbe” . Gli economisti dicono che attuare queste proposte è impensabile per il loro costo che graverebbe su un bilancio statale già in forte passivo. Come risponde il Forum a questa obiezione? “Non abbiamo la pretesa che dall'oggi al domani venga recepita la nostra proposta, che potrebbe essere applicata prevedendo una progressività nel tempo. Quello che più ci preoccupa è il fatto che alla politica oggi manca quel respiro e quello sguardo che sa vedere lontano. Solo in questa ottica è possibile accettare sforzi ripensando il sistema fiscale nell'ottica della sussidiarietà e della equità orizzontale oltre che verticale. Se non verranno prese decisioni in questo senso temiamo che il nostro Paese imploderà per mancanza di nuove nascite e l'attuale sistema sociale e pensionistico finirà per entrare in una crisi irreversibile”. Una considerazione finale... “Mentre il calo dei matrimoni e delle nascite sembra inarrestabile, c'è un grosso lavoro che ci aspetta: è la testimonianza del bene che il matrimonio e l'accoglienza alla vita portano all'interno della coppia, nel rispetto del disegno di Dio sull'umanità che si realizza nell'unione stabile, fedele, feconda ed indissolubile di un uomo e di una donna. Prima riusciremo in questo e prima, ne sono convinto, anche l'Italia ne trarrà beneficio. Ringrazio per l'opportunità che avete dato a queste iniziative di essere presentate ed invito a firmare la petizione popolare che proporremo anche a Casalmaggiore attraverso le Associazioni presenti sul territorio ed iscritte al Forum nazionale”.
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