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PER NON DIMENTICARE IL FAMILY DAY Il Fascicolo n. 60 raccoglie i principali discorsi pronunciati a Roma in piazza San Giovanni il 12 maggio 2007 in occasione del Family Day. Per non dimenticare quella giornata di popolo. Pubblichiamo qui la presentazione del nostro parroco. Per chi, come me e come altri del nostro territorio, senza obbedire a nessuna imposizione gerarchica e a nessun ordine di scuderia partitica o ideologica, ma per un forte dovere civico e per un senso di riaffermazione della realtà, ha deciso di partecipare al Family Day a Roma, in piazza San Giovanni, lo scorso 12 maggio, queste pagine sono utili per fissare nella memoria un momento certamente storico nella vita del nostro Paese. Per i tanti che non hanno potuto o non hanno scelto di partecipare a quell'evento, le pagine che pubblichiamo sono necessarie per capire quel che è avvenuto: una grande manifestazione di popolo – non le “orde barbariche” come ha scritto Il Manifesto, non un popolo manipolato dalla destre e dalla Chiesa, come ha scritto il solito e patetico Scalfari su Repubblica, ma il popolo vero, quello semplice, che lavora, che non va mai in piazza, che non ha gridato slogan offensivi, che non ha manifestato acredine e aggressione verso nessuno, ma che ha cantato con gioia e ha ascoltato tante testimonianze – ha deciso di rendersi finalmente visibile per riaffermare il valore inestimabile e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna: non surrogabile né pericolosamente affiancabile a nessun altra forma di convivenza. Ed è sceso in piazza per chiedere che a questa famiglia – l'unica riconosciuta dalla nostra Costituzione – vengano riconfermate da tutti quella stima e quella considerazione che si stavano perdendo nell'Italia di oggi, ad opera di governanti latitanti da decenni in tema di politiche familiari e ad opera di operatori culturali e mediatici, e di attori-artisti libertari e libertini che hanno la grossa responsabilità di aver fatto terra bruciata attorno ad una realtà – qual è quella della famiglia – che costituisce il tessuto solidale della nostra società: una società distantissima da coloro che vivono nei salotti elitari e che pretendono invece di rappresentarla e perfino di manipolarla. Costoro devono sapere che il 12 maggio ha rivelato chi davvero ha le carte per rappresentare il Paese reale: in piazza c'erano “mamme che bagnavano la testa dei loro piccoli, ragazzi che cantavano o tiravano fuori i panini dalle sacche, papà che spingevano carrozzine. Gente allegra e nient'affatto minacciosa, che non poteva essere costretta dentro gli schemi ideologici con cui tanti hanno cercato di stravolgere il significato dell'appuntamento” (Eugenia Roccella). In questo Fascicolo – il n. 60 – sono contenuti: il Manifesto del Family Day, sottoscritto da tante associazioni e movimenti; i tre interventi finali della manifestazione del 12 maggio, ad opera del Presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Giovanni Giacobbe, e dei due portavoce Eugenia Roccella e Savino Pezzotta; e alcuni interventi giornalistici particolarmente significativi Dedichiamo queste pagine alle nostre famiglie, ai giovani, e anche a coloro che hanno deciso o decidono di vivere diversamente il loro rapporto e verso i quali non c'è stata e non ci sarà alcuna discriminazione: se non quella, che tale non è, imposta dalla realtà, secondo la quale non vi possono essere molte famiglie, ma una sola: quella naturale fondata sul matrimonio, dove un uomo e una donna si amano totalmente per un compito grande: quello di costruire un rapporto stabile per essere felici (perché non vi può essere vera felicità senza stabilità e fedeltà), per trasmettere la vita e per educare i figli a vivere responsabilmente nella società. Questo è il prezioso patrimonio che ci viene trasmesso da una storia millenaria: un patrimonio nient'affatto passatista e bigotto, un patrimonio che ci ha consentito di costruire una civiltà e una società di forte spessore solidaristico, un patrimonio che la legislazione è chiamata ad incrementare in tutti i modi e che la cultura del nostro tempo deve tornare a stimare, lasciando ai desideri soggettivi e ad altre scelte individuali altri strumenti di soluzione, del resto già abbondantemente in atto e non difficili da implementare.
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