Lei raccoglie il testimone dal cardinale Ruini. Quali elementi della
sua eredità vuole fare suoi?
"Due su tutti. Anzitutto il suo tipo di approccio a qualunque tipo
di problema, che è sempre stato sostanzialmente pastorale. C'è
poi la grande intuizione del Progetto culturale che al cuore ha la questione
antropologica. Ruini c'è attivato prima di tutti, nel '94: già
allora aveva capito che la cultura italiana sarebbe andata a misurarsi
sull'identità della persona umana. Tutte le questioni eticamente
sensibili hanno alla loro radice la visione dell'uomo".
Quale sarà il suo stile nella conduzione della Cei?
"Tra le molte cose lette in questi giorni, c'è una parola
nella quale mi riconosco: 'serenità'. Mai lo scontro, ma fermezza
sui principi. Il Papa ci dà l'esempio: garbato nel linguaggio,
ma senza cedere su quello che conta. E' lo stile di chi vuol rendere il
servizio della chiarezza".
La Chiesa richiama lo Stato ai suoi doveri, ma non tutti oggi gradiscono
"Va ricordato con chiarezza che le scelte individuali hanno sempre
riscontri di carattere comunitario. Uno Stato deve difendere la libertà
individuale insieme al bene comune, che non è la somma di tanti
singoli vantaggi, ma un organismo armonico retto su valori capaci di creare
il bene di tutti: la famiglia e il rispetto per la vita, la libertà
di educare i figli e la libertà religiosa
Uno Stato che sta
a guardare, per il quale tutto dipende esclusivamente dalle scelte dell'individuo,
non ha in mente una categoria di bene comune".
Vale anche per la famiglia?
"Certo. Legittimare qualsiasi istanza vuol dire andare contro un'esperienza
millenaria, una tradizione universale; nella famiglia formata da uomo
e donna e aperta a generare la vita l'umanità da sempre riconosce
il luogo imprescindibile per la propria perpetuazione e per l'educazione
alla vita stessa. La storia ci consegna questo patrimonio naturale, un
dato oggettivo. La comunità sociale riconosce ogni nuova famiglia
come soggetto importante, nucleo fondante della sua stessa sussistenza,
e la tutela individuando in essa il requisito della stabilità e
dell'impegno pubblico. I diritti derivano da questa funzione sociale.
E' interesse della società tutelare la famiglia, perché
così facendo tutela anche se stessa. Ecco perché occorre
insistere in tutte le sedi perché siano attivate efficaci politiche
per un vero rafforzamento della famiglia come bene prezioso di un Paese".
Si fa un gran parlare della necessità di "nuovi diritti"
"Nessuna condanna per le convivenze, è inaccettabile invece
creare un nuovo soggetto di diritto pubblico che si veda assegnati diritti
e tutele in analogia alla famiglia. La legge ha anche una funzione pedagogica,
crea costume e mentalità. I giovani già oggi disorientati
si vedono proporre dallo Stato diversi modelli di famiglia e certo non
vengono aiutati a diventare cittadini adulti. Molto di ciò che
viene chiesto è già oggi garantito dal diritto privato,
una via però rifiutata per creare un nuovo soggetto alternativo
in nome di una pretesa ideologica".
Un altro nodo è quello relativo alla fine della vita. Su quale
frontiera dovrà attestarsi la Chiesa?
"Una società che codifica l'assoluta libertà di ciascuno
su se stesso, ad esempio con l'autodeterminazione senza alcun limite rispetto
alla morte, si pone sulla via dell'implosione: l'assoluta libertà
sciolta da ogni vincolo è la premessa per qualsiasi forma di violenza,
di sopraffazione, di conflitto. E' necessario che la cultura di oggi torni
a riconoscere il senso del limite. Sciolta da valori oggettivi, che è
compito di una società riconoscere, la libertà si rivolta
contro se stessa".
In un Paese lacerato su tutto è ancora possibile trovare un
accordo non al ribasso su questi principi?
"Quando il Papa insiste sulla necessità di allargare gli spazi
della razionalità, intende dire che la ragione non va mortificata
riducendola a strumento che tutt'al più indaga sul funzionamento
delle cose. Sono anche altri gli spazi che la ragione può esplorare,
come il senso della vita e del mondo, della gioia e del lavoro, del dolore
e della morte. Dove poi la ragione trova un orizzonte decisivo è
sul terreno della questione etica, la capacità cioè di riconoscere
il bene e il male indagando razionalmente sui valori. Va recuperata la
dimensione della natura umana oggettiva, contro la quale si vede all'opera
un accanimento culturale da parte di un'ideologia che descrive l'uomo
come costruzione culturale variabile. La conseguenza è la sostituzione
di qualsiasi valore assoluto con interessi e desideri transitori, sui
quali si consuma una divisione senza fine. Il diritto positivo, privato
del suo fondamento nel diritto naturale, diventa terreno di affermazione
della prepotenza".
Che cosa direbbe agli uomini che oggi reggono le sorti della nostra
vita pubblica?
"I politici che cercano il consenso rincorrendo alcuni aspetti parziali
della società si allontanano dalla gente e dalla stessa idea del
bene di tutti, oggi centrata sui grandi temi etici. La politica ha come
scopo il bene comune, non l'inseguimento dei desideri".
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