"VI ANNUNCIAMO UNA GRANDE GIOIA"
Ai musulmani e a tutti coloro che professano religioni diverse da quella cristiana, presenti nel territorio della nostra parrocchia
da "Ritrovarci": anno XXIX - numero 5 - novembre 2006

don Alberto Franzini

“VI ANNUNCIAMO UNA GRANDE GIOIA”
Ai musulmani e a tutti coloro che professano religioni diverse da quella cristiana, presenti nel territorio della nostra parrocchia

Cari amici,
le strade della nostra città in queste settimane sono illuminate a festa. Perché? Non soltanto per festeggiare la fine del vecchio anno e l’inizio del nuovo, ma anche per festeggiare il Natale. Il Natale è una data molto importante nel nostro calendario cristiano, perché celebriamo la nascita di Gesù Cristo, che noi cristiani, da venti secoli, confessiamo come il Figlio di Dio, anzi Dio stesso, partecipe di quella natura divina che appartiene anche al Padre e allo Spirito Santo.
Il Figlio di Dio, prendendo la nostra stessa carne, ha dato un volto umano a Dio, togliendo Dio da quel silenzio abissale e da quella trascendente lontananza che rendono difficoltosa l’esperienza religiosa. Gesù ha profondamente illuminato il senso del nostro nascere, del nostro vivere, del nostro amare, del nostro soffrire, del nostro gioire. Morendo sulla croce, Gesù è entrato nella nostra stessa morte, illuminando per sempre il buio della morte mediante la risurrezione. In Gesù, Dio ha dato una risposta straordinaria alle esigenze più profonde della nostra ragione e al bisogno che è innato nel cuore di ogni persona: di un amore e di una misericordia senza confini, di una verità senza inganni, di una bellezza senza ombre, di una comunione con Lui e fra noi senza fine.
Il patrimonio del Cristianesimo, che ha contribuito alla nascita e allo sviluppo di gran parte della nostra civiltà occidentale, è documentato anche nell’arte, nella letteratura, nel diritto, nei tanti segni che hanno lasciato una traccia profonda nella nostra storia e che voi stessi incontrate quando vi guardate attorno: le chiese, le cappelle, le vie e tanti nostri paesi portano i nomi dei santi cristiani.
La vicenda di Gesù è stata ritenuta così importante e significativa per la storia dell’umanità, che anche il calendario ne è rimasto segnato: nei Paesi a tradizione cristiana gli anni della storia umana vengono contati a partire da Cristo e il tempo viene scandito in due grandi momenti, prima di Cristo e dopo Cristo.
In questi giorni troverete nelle case di tanti amici italiani, oltre che in tutte le nostre chiese, il Presepio, che ripresenta l’avvenimento del Natale secondo una tradizione che risale a San Francesco d’Assisi e che ci mostra la bellezza e lo stupore di un Dio che nasce e cresce dentro al calore di una famiglia umana, come ogni altro uomo.
Questa è la nostra fede, che vogliamo testimoniare anche a voi: affinché, conoscendola, possiate comprendere tanta parte della nostra storia, delle nostre tradizioni, della nostra cultura, della nostra stessa civiltà. Stiamo vivendo una fase nuova. Tante persone, provenienti da mondi, culture e religioni diverse, sono approdate nelle nostre terre, per vivere una vita forse più fortunata. Dobbiamo imparare a convivere, per consegnare alle future generazioni una comunità umana in cui la libertà di coscienza e di religione non deve alimentare inimicizie e violenze, ma creare occasioni di incontro e di dialogo in cui le differenze – nel rispetto delle norme e delle leggi che governano la società civile – possono diventare una risorsa per tutti.
La cordiale accoglienza che avete ricevuto nelle nostre terre è un segno di quello spirito umanitario del popolo italiano che deriva anche da una lunga e consolidata educazione e tradizione cristiana, che ha suscitato tante istituzioni di accoglienza e di carità, che capillarmente e quotidianamente cercano di venire incontro ai bisogni più immediati delle persone, a qualunque etnia appartengano.
Il rispetto che si deve ad ogni religione – ad ogni credente, alle persone che la rappresentano, ai contenuti di fede - è fonte di convivenza pacifica e serena. Tale rispetto, oltre che riconoscere i valori comuni fra le religioni, è chiamato anche a prendere atto delle differenze. C’è anche un impegno comune per le religioni, messo in risalto da Papa Benedetto XVI nel suo viaggio in Germania: la “vera minaccia” oggi sta “nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà”. L’eclisse e l’emarginazione di Dio, il secolarismo e il consumismo, il relativismo morale, il disprezzo della vita: questi sono i rischi della odierna cultura occidentale a cui tutte le religioni, presenti nel mondo occidentale, devono far fronte. L’orientamento attuale degli europei ad oscurare le radici cristiane della propria storia potrebbe anche generare nei musulmani, negli ebrei e nei credenti di altre religioni un interrogativo tutt’altro che astratto: come possono gli europei rispettare la mia identità, se sono incapaci di rispettare la propria? Come ha scritto Khaled Fouad Allam: “L’Europa è debitrice verso il cristianesimo: perché, che lo voglia o no, esso le ha dato forma, significato e valori. Rifiutare tutto ciò, significa, per l’Europa, negare se stessa” (cf. l’articolo Io, musulmano, nell’Europa cristiana, in Repubblica, 23 settembre 2003).
Da qui il senso del nostro messaggio. La fede, qualunque fede, se viene abbracciata e vissuta con convinzione, diventa un tesoro prezioso: da annunciare a tutti, nel pieno rispetto della libertà di coscienza di ciascuno. Per noi cristiani, l’incontro con il Signore Gesù Cristo rimane il dono più significativo e più bello, insieme a quello della nostra vita. Come non comunicare a chiunque incontriamo la notizia di una vita nuova e bella, di un senso al vivere e al morire che abbiamo ricevuto da Dio attraverso Gesù? Se non lo facessimo, vorrebbe dire che non abbiamo una sufficiente stima della nostra fede e del suo valore per tutti gli uomini. Come scrive il nostro Vescovo nelle Linee Pastorali di quest’anno, riferendosi al IX cententario della nostra Cattedrale di Cremona “le memorie delle glorie passate ci obbligano ad interrogarci sulla nostra fede per ritrovare il senso e il gusto di appartenere alla Chiesa, con l’impegno di essere pietre vive nell’edificio spirituale della Chiesa oggi”. La predicazione cristiana è iniziata col cristianesimo stesso e abbraccia tutta la storia cristiana, in obbedienza all’invito di Gesù che ha detto ai discepoli: “Andate e predicate a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 19-20). Da allora, tanti missionari hanno percorso le strade del nostro mondo per annunciare a tutti lo sconfinato amore di Dio e la sua volontà di salvare ogni persona. Certo, come ha ricordato papa Benedetto XVI nel suo viaggio in Germania, “la nostra fede non la imponiamo a nessuno. Un simile genere di proselitismo è contrario al cristianesimo. La fede può svilupparsi soltanto nella libertà”. Ma ogni persona ha il diritto di conoscere e di incontrare Gesù Cristo: e ciò spinge i cristiani alla testimonianza e alla missione, anche oggi, perché è un’opportunità da offrire a tutti, senza alcuna imposizione.
Per questo, cordialmente e fraternamente, rivolgiamo a tutti voi, a nome della nostra comunità cristiana, l’augurio di Buon Natale, con le parole dell’angelo ai pastori di Betlemme: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Vangelo secondo Luca, 2, 10).

Don Alberto Franzini


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