Il Verbo Incarnato
Icona dellinvisibile
Il Fascicolo n. 53 della parrocchia contiene due interventi. Il primo
è di Papa Giovanni Paolo II. Si tratta di un discorso pronunciato
l8 aprile 1994, durante la messa a conclusione dei restauri della
Cappella Sistina in Vaticano.Il secondo è del card. Schoenborn,
arcivescovo di Vienna, tenuto al Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali
che si è svolto a Rocca di Papa dal 31 maggio al 2 giugno 2006.
Riportiamo lintroduzione del nostro parroco.
Sono due discorsi teologicamente ed esistenzialmente rilevanti, perché
mostrano tutta la ricchezza dellarte cristiana: la quale non è
soltanto esibizione estetica, ma soprattutto rivelazione dellinvisibile
Dio, esperienza di Dio nel nostro mondo attraverso il creato e soprattutto
attraverso luomo, immagine e somiglianza di Dio.
La riflessione sulle sacre icone che da sempre caratterizzano la
storia cristiana - porta a comprendere la legittimità e la possibilità
stessa di raffigurare in modo visibile Colui che é per essenza
Invisibile. Come é noto, a tale invisibilità di Dio rimangono
fedeli gli ebrei e i musulmani. E anche durante i secoli dell'impero bizantino
la Chiesa dovette fare i conti con l'iconoclasmo (la lotta contro le immagini)
respinto solo con il II concilio di Nicea, dell'anno 787. La motivazione
profonda della legittimità delle immagini sacre sta nell'incarnazione
del Verbo: dal momento che Dio si é fatto visibile in Cristo Gesù,
é la carne stessa dell'uomo, e dunque l'intero creato di cui l'Adam
é il vertice, ad essere stata resa capax Dei, capace di rappresentare
il mistero stesso di Dio. Secondo la felice espressione di Paolo VI, se
nella fede accogliamo che il Verbo si sia fatto carne, nell'arte è
la carne stessa dell'uomo a diventare Verbo, e dunque rivelazione di Dio.
E da qui un secondo tema: la profonda dignità e bellezza del corpo
umano, il suo essere luogo teologico, ossia luogo manifestativo della
bellezza stessa di Dio, luogo redento da Cristo e dunque chiamato alla
trasfigurazione totale. C'è di che riflettere sulla sproporzione
tra l'annuncio biblico sullo splendore del corpo umano e tante miopi e
travisanti concezioni circolanti nella nostra pseudocultura occidentale,
che fanno del corpo umano un oggetto circoscritto e circoscrivibile -
dunque spazio limitato, preda di possesso e fonte di voracità -
anziché il luogo rivelativo - e come tale ricco di molteplici simbolismi
e carico di richiami - aperto al mistero stesso di Dio.
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