LA RICOSTRUZIONE DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO:
SPERANZE E DELUSIONI
Una delle molte spine che tormentarono mons. Marini !
Dopo lincendio del 1919, esaurite lunghe e tormentate vicende burocratiche,
la parrocchia aveva finalmente ottenuto dallo Stato il risarcimento del
danno in lire 550.000, largamente sufficienti per ricostruire la chiesa
nella sua forma originaria e per ripristinare anche gli arredi perduti.
Si erano dovute superare anche le ostilità della Giunta comunale
decisamente anticlericale, che nel 1920 aveva tentato di dirottare il
finanziamento per altri scopi e di boicottarlo con altre iniziative, nonché
i pareri sfavorevoli della Commissione dArte Sacra Diocesana.
LAbate, riscosso il risarcimento, stipulava il contratto per la
ricostruzione. Ma inaspettatamente la nuova amministrazione comunale interveniva
per chiedere pressantemente, attraverso la votazione di un esplicito ordine
del giorno da parte di unassemblea di cittadini, che la chiesa venisse
ricostruita in tuttaltra forma per farne un monumento commemorativo
dei Caduti nel recente conflitto.
Si prevedeva la costruzione di un sacello da collocarsi nel coro della
vecchia chiesa scampato dallincendio, con adeguati ricordi marmorei,
nonché la creazione allesterno di un Parco delle Rimembranze,
secondo uno schema in quegli anni frequentemente adottato.
Quello che avvenne lo troviamo ricordato proprio dallabate in un
opuscolo edito nel 1931. LAbate e il Presidente della Fabbriceria,
invitati nella sala del Consiglio in municipio, presenti l'On. Sindaco
cogli Assessori, il Console Comandante la 19a Legione [della Milizia Volontaria
per la Sicurezza Nazionale] e i maggiorenti del paese, fecero ben rilevare
che solo per amore di pace e dato lo scopo patriottico di dedicare la
costruenda chiesa ai Caduti, essi rinunciavano al primo progetto più
sicuro. Fecero notare che l'Abate e la Fabbriceria facevano il massimo
sforzo, mettendo a disposizione tutta la somma indennizzo, concedendo
larea per il Parco delle Rimembranze. Fecero notare che il nuovo
progetto importava un aumento enorme di spese, per soddisfare le quali
lAbate e la Fabbriceria erano impari. L'On. Sindaco di allora, il
Console e i maggiorenti promisero che, allorché fossero cessati
i fondi della Fabbriceria, i lavori sarebbero stati proseguiti e ultimati
senza interruzione dalla comunità di Casalmaggiore. Innanzi a promessa
cosi formale ed assoluta potevano 1' Abate e il Presidente della Fabbriceria
resistere più oltre? Come non credere, come non cedere davanti
ad un consesso così solenne nel quale era rappresentato il fior
fiore della cittadinanza?.
Nel 1928, esauriti i fondi disponibili ed essendo la chiesa ultimata solo
al rustico, i lavori vennero sospesi. I fondi promessi non erano arrivati,
né arrivarono mai, essendo risultati vani anche tutti gli ulteriori
tentativi dellAbate, costretto infine a dover rinunciare. Il solenne
impegno rimase solo un retorico e demagogico proclama.
Mons. Marini morì solo confortato dalla speranza che il lascito
di un generoso cittadino deceduto nel 1939 avrebbe garantito, purtroppo
in un futuro non prossimo, la felice conclusione della vicenda, che poté
realizzarsi solo nel 1985.
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