IL RICORDO DEI SEMINARISTI
Mons. Marini ebbe la soddisfazione di condurre al sacerdozio alcuni
giovani della sua parrocchia. Due sono ormai defunti: don Enrico Moreschi,
ordinato nel 1940, ultimamente parroco di Capella, e don Luciano Zanacchi,
ordinato nel 1944, quando già la famiglia si era trasferita altrove,
e già parroco di Brancere.
Sono tuttora viventi: mons. Renzo Gardani, ordinato nel 1949 ed attualmente
quiescente a Cremona alla veneranda età 92 anni e don Pietro Riccardi,
ordinato nel 1950, attualmente parroco di Villa Pasquali.
Ad essi si aggiunge don Guido Bernardelli che, benché di altra
parrocchia, ebbe qui nellabate Marini il suo maestro e che, per
inusuale coincidenza, sta concludendo il proprio ministero sacerdotale
proprio nella parrocchia del suo Abate. Inoltre, pure proveniente da altra
parrocchia, padre Francesco Manfredi, missionario Devoniano e don Felice
Zanoni da Pomponesco.
Il Rapporto di Mons. Marini con i seminaristi della sua parrocchia,
che si svolgeva epistolarmente durante lanno scolastico, era ricco
di contatti personali durante le vacanze estive, con frequenti incontri.
Infatti i parroci al termine delle vacanze erano tenuti a trasmettere
al Vescovo un dettagliato e riservato questionario, in diciannove punti
ed in lingua latina, sul comportamento del seminarista, la cui giornata
era così disciplinata (anno 1935):
ore 5: Alzata e preghiere del mattino; ore 6: In chiesa: S. Messa. S.
Comunione, Meditazione;
ore 8: Recita delle Ore dellUfficio della B.V. Maria; ore 9-11:
studio e lettura spirituale; ore 16: lettura spirituale. Recita del Vespro
e Compieta dellUfficio della B.V. Maria; ore 17: Visita al Parroco;
ore 19: Recita del Mattutino e Lodi dellUfficio della B.V. Maria;
ore 20,30. S. Rosario, Orazioni della sera.
Il suo archivio conserva 227 lettere scrittegli da seminaristi della
parrocchia e da altri che con lui mantenevano rapporti confidenziali.
MONS. RENZO GARDANI
Far memoria è un dovere fondamentale per restare radicati nei
valori nei quali abbiamo creduto. Valori trasmessi da persone che abbiamo
incontrato nella nostra vita, che hanno segnato il nostro cammino. Una
di queste è per me mons. Temistocle Marini, che viene ricordato
nel 50° anniversario della morte.
Quando egli venne a reggere la parrocchia di S. Stefano, io avevo sette
anni. Egli ha segnato la mia fanciullezza a la mia giovinezza fino al
Sacerdozio.
Lho sempre ritenuto ed amato come un padre. Quando mi reco al cimitero
a far visita ai miei defunti, mi reco alla sua tomba per rivederlo,
per onorarlo e attingere alla sua santità.
La virtù in cui è stato sempre eminente è la carità.
Quando usciva di casa teneva sempre in tasca una somma di denaro che si
esauriva nella giornata per affluire nelle mani dei poveri. Non negava
mai lelemosina a nessuno, accompagnandola da una paterna esortazione.
Unaltra virtù che emergeva in lui era la tolleranza: virtù
difficile, specialmente se chi ci mette alla prova è un famigliare.
Sapeva sopportare ed amare al tempo stesso chi gli dava noia e preoccupazioni.
Sapeva capire chi sbagliava senza mai giudicarlo, trovando anzi spesso
il modo di giustificarlo, per dargli speranza e dignità.
È stato uomo di grande preghiera. Lo si vedeva spesso davanti allaltare
del Santissimo e sempre pronto al confessionale. Uomo, pastore e, al tempo
stesso, uomo di cultura. Ha scritto, come guida del seminarista, un testo
che fu adottato anche da altre diocesi; e quanti altri libri di cultura
religiosa: commenti a Vangeli domenicali, alle Epistole, alle Collette.
Interessante e piacevole anche il suo diario personale.
Ricordo, come lo vedessi oggi, il suo medagliere. Erano le
medaglie che la direzione del Seminario offriva agli studenti più
promettenti: cerano dodici medaglie doro, che venivano assegnate
a chi raggiungeva il massimo dei voti.
Non si può non far memoria del momento più doloroso della
sua vita. Veniva invitato dal Vescovo Ausiliare a rinunciare alla Parrocchia
per motivi di salute. Ho accresciuto anchio la sua pena quando,
ponendo tanta stima in me, mi chiedeva con umiltà il mio parere.
Gli ho detto, credendo di far cosa giusta: Se il Vescovo La invita
a questa dolorosa obbedienza, penso sia doveroso rendersi disponibili
alla sua volontà.
Ma quanto amaro mè rimasto in cuore ancor oggi. Ho creduto
solo di fare il mio dovere.
Mons. Renzo Gardani
DON PIETRO RICCARDI
Nel 50° anniversario della morte di Monsignor Temistocle Marini rivivono
in me circostanze, episodi, ricordi che illuminano la figura di un Prete
Parroco che per trentacinque anni amò il suo popolo, in un periodo
storico contrassegnato dalla caduta del Fascismo e dalla tragedia della
guerra.
La caduta di bombe in piazza Garibaldi, il bombardamento del ponte sul
Po, lo videro piangere segretamente con la serenità sul volto.
Di fronte allesecuzione davanti al Municipio di due persone, politicamente
compromesse, assunse un atteggiamento forte nel condannare la violenza
e la vendetta politica.
La sua spiritualità è quel crocevia di chi vive la sofferenza,
lumiliazione, il dolore con una testimonianza di condivisione, di
preghiera e di immolazione.
Seppe, monsignor Marini, disporre del proprio tempo, del proprio denaro
(anche se poco) nellattenzione e nellascolto dei parrocchiani.
Mi ha colpito la sua profonda umanità, riservatezza, che si esprimeva
soprattutto negli incontri con i bambini amabilmente accarezzati,
porgendo loro una caramella, una monetina sottratte dalla tasca sdrucita
della veste talare. Con il suo sorriso caratteristico accattivava lamicizia,
la confidenza di chi laccostava, soprattutto nel confessionale.
Ricordo le lunghe file di penitenti che assiepavano lo spazio disponibile.
Assiduo al letto degli infermi, nelle case degli umili, dialogando con
tutti.
Grazie, Monsignore.
Di fronte alla sua testimonianza incisiva, umana, sacerdotale, il mio
animo è come attanagliato da profondi sentimenti di commozione
e di riconoscenza. Negli anni della mia preparazione al Sacerdozio, nei
cinquantasei anni di ministero pastorale è sempre stata per me
uno stimolo, una luce abbagliante, un punto di riferimento nelle prove.
don Pietro Riccardi
DON GUIDO BERNARDELLI
Non è la prima volta che frugo nel mio cuore e nella mia mente
per stare accanto a mons. Temistocle Marini. Fin da bambino mi ha preso
per mano e mi ha condotto lungo i sentieri della mia vocazione al Sacerdozio.
Subito dopo le elementari, il mio parroco di Casalbellotto, don Daniele
Dovetti mi consegnò allabate di Casalmaggiore perché
mi illuminasse il cuore e la volontà per raggiungere la meta che
si presentava ardua ed irta di difficoltà..
Fui subito conquistato dalla sua paternità e dalla sua fiducia
che, giorno dopo giorno, si riempiva di speranza. La mia residenza fu
quindi per qualche tempo il Collegio don Bosco dove, per aiutarmi nella
spesa, mi aveva affidato la sorveglianza di un gruppo di convittori sia
per accompagnarli a scuola che per seguirli nelle materie scolastiche.
Mi fu sempre accanto nellevolversi della situazione. Gli incontri
non erano soltanto umani e convenzionali, ma diventarono formativi e morali:
mi prospettava sempre con delicatezza la meta del Sacerdozio, il dono
della vita in Dio e per Dio e le anime. Mons. Marini mi tenne al suo fianco
e pian piano mi aprì la porta del Seminario. Non si può
tralasciare di accennare alla gioia che traspariva da tutti noi ad ogni
incontro nelle aule scolastiche, quando ogni anno compiva la visita catechistica
a tutte le scuole elementari del Vicariato. Terminato lomaggio generale,
ci stringevamo intorno a Lui con un profondo silenzio. Era una giornata
di paradiso. Andavo senza esitazione a servire come chierichetto la S.
Messa quando celebrava nella chiesa di S. Chiara. Non mi stancavo, anzi
mi sentivo riempito di gioia e sostenuto nelle varie difficoltà
del cammino.
Quando il vescovo mons. Nicolini mi propose di inoltrare domanda di pensione
e mi fece la proposta si trasferirmi a Casalmaggiore per continuarvi il
ministero sacerdotale, la figura di mons. Marini mi si ripresentò
viva come negli anni della mia giovinezza.
Ora dopo tanto anni sono vicino a Lui come un tempo. Sono ritornato a
solcare le strade che furono battute da Lui e questo mi ha dato la forza
di vivere tutti questi anni in serenità e in dedizione..
Dopo 50 anni il ricordo del suo ministero è ancora presente ed
il desiderio espresso nel Suo testamento spirituale di elevare preghiere
per Lei non si è spento.
Grazie, Monsignore! Mi tenga ancora per mano!
Don Guido Bernardelli
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