"IL RICORDO DEI SEMINARISTI"
 
da "Ritrovarci": anno XXIX - numero speciale - aprile 2006

 

IL RICORDO DEI SEMINARISTI

Mons. Marini ebbe la soddisfazione di condurre al sacerdozio alcuni giovani della sua parrocchia. Due sono ormai defunti: don Enrico Moreschi, ordinato nel 1940, ultimamente parroco di Capella, e don Luciano Zanacchi, ordinato nel 1944, quando già la famiglia si era trasferita altrove, e già parroco di Brancere.
Sono tuttora viventi: mons. Renzo Gardani, ordinato nel 1949 ed attualmente quiescente a Cremona alla veneranda età 92 anni e don Pietro Riccardi, ordinato nel 1950, attualmente parroco di Villa Pasquali.
Ad essi si aggiunge don Guido Bernardelli che, benché di altra parrocchia, ebbe qui nell’abate Marini il suo maestro e che, per inusuale coincidenza, sta concludendo il proprio ministero sacerdotale proprio nella parrocchia del suo Abate. Inoltre, pure proveniente da altra parrocchia, padre Francesco Manfredi, missionario Devoniano e don Felice Zanoni da Pomponesco.

Il Rapporto di Mons. Marini con i seminaristi della sua parrocchia, che si svolgeva epistolarmente durante l’anno scolastico, era ricco di contatti personali durante le vacanze estive, con frequenti incontri. Infatti i parroci al termine delle vacanze erano tenuti a trasmettere al Vescovo un dettagliato e riservato questionario, in diciannove punti ed in lingua latina, sul comportamento del seminarista, la cui giornata era così disciplinata (anno 1935):
ore 5: Alzata e preghiere del mattino; ore 6: In chiesa: S. Messa. S. Comunione, Meditazione;
ore 8: Recita delle Ore dell’Ufficio della B.V. Maria; ore 9-11: studio e lettura spirituale; ore 16: lettura spirituale. Recita del Vespro e Compieta dell’Ufficio della B.V. Maria; ore 17: Visita al Parroco; ore 19: Recita del Mattutino e Lodi dell’Ufficio della B.V. Maria; ore 20,30. S. Rosario, Orazioni della sera.

Il suo archivio conserva 227 lettere scrittegli da seminaristi della parrocchia e da altri che con lui mantenevano rapporti confidenziali.

 

MONS. RENZO GARDANI

Far memoria è un dovere fondamentale per restare radicati nei valori nei quali abbiamo creduto. Valori trasmessi da persone che abbiamo incontrato nella nostra vita, che hanno segnato il nostro cammino. Una di queste è per me mons. Temistocle Marini, che viene ricordato nel 50° anniversario della morte.
Quando egli venne a reggere la parrocchia di S. Stefano, io avevo sette anni. Egli ha segnato la mia fanciullezza a la mia giovinezza fino al Sacerdozio.
L’ho sempre ritenuto ed amato come un padre. Quando mi reco al cimitero a far visita ai miei defunti, mi reco alla sua tomba per “rivederlo”, per onorarlo e attingere alla sua santità.
La virtù in cui è stato sempre eminente è la carità. Quando usciva di casa teneva sempre in tasca una somma di denaro che si esauriva nella giornata per affluire nelle mani dei poveri. Non negava mai l’elemosina a nessuno, accompagnandola da una paterna esortazione. Un’altra virtù che emergeva in lui era la tolleranza: virtù difficile, specialmente se chi ci mette alla prova è un famigliare.
Sapeva sopportare ed amare al tempo stesso chi gli dava noia e preoccupazioni. Sapeva capire chi sbagliava senza mai giudicarlo, trovando anzi spesso il modo di giustificarlo, per dargli speranza e dignità.
È stato uomo di grande preghiera. Lo si vedeva spesso davanti all’altare del Santissimo e sempre pronto al confessionale. Uomo, pastore e, al tempo stesso, uomo di cultura. Ha scritto, come guida del seminarista, un testo che fu adottato anche da altre diocesi; e quanti altri libri di cultura religiosa: commenti a Vangeli domenicali, alle Epistole, alle Collette. Interessante e piacevole anche il suo diario personale.
Ricordo, come lo vedessi oggi, il suo “medagliere”. Erano le medaglie che la direzione del Seminario offriva agli studenti più promettenti: c’erano dodici medaglie d’oro, che venivano assegnate a chi raggiungeva il massimo dei voti.
Non si può non far memoria del momento più doloroso della sua vita. Veniva invitato dal Vescovo Ausiliare a rinunciare alla Parrocchia per motivi di salute. Ho accresciuto anch’io la sua pena quando, ponendo tanta stima in me, mi chiedeva con umiltà il mio parere. Gli ho detto, credendo di far cosa giusta: “Se il Vescovo La invita a questa dolorosa obbedienza, penso sia doveroso rendersi disponibili alla sua volontà”.
Ma quanto amaro m’è rimasto in cuore ancor oggi. Ho creduto solo di fare il mio dovere.
Mons. Renzo Gardani


DON PIETRO RICCARDI

Nel 50° anniversario della morte di Monsignor Temistocle Marini rivivono in me circostanze, episodi, ricordi che illuminano la figura di un Prete Parroco che per trentacinque anni amò il suo popolo, in un periodo storico contrassegnato dalla caduta del Fascismo e dalla tragedia della guerra.
La caduta di bombe in piazza Garibaldi, il bombardamento del ponte sul Po, lo videro piangere segretamente con la serenità sul volto. Di fronte all’esecuzione davanti al Municipio di due persone, politicamente compromesse, assunse un atteggiamento forte nel condannare la violenza e la vendetta politica.
La sua spiritualità è quel crocevia di chi vive la sofferenza, l’umiliazione, il dolore con una testimonianza di condivisione, di preghiera e di immolazione.
Seppe, monsignor Marini, disporre del proprio tempo, del proprio denaro (anche se poco) nell’attenzione e nell’ascolto dei parrocchiani.
Mi ha colpito la sua profonda umanità, riservatezza, che si esprimeva soprattutto negli “incontri” con i bambini amabilmente accarezzati, porgendo loro una caramella, una monetina sottratte dalla tasca sdrucita della veste talare. Con il suo sorriso caratteristico accattivava l’amicizia, la confidenza di chi l’accostava, soprattutto nel confessionale. Ricordo le lunghe file di penitenti che assiepavano lo spazio disponibile. Assiduo al letto degli infermi, nelle case degli umili, dialogando con tutti.
Grazie, Monsignore.
Di fronte alla sua testimonianza incisiva, umana, sacerdotale, il mio animo è come attanagliato da profondi sentimenti di commozione e di riconoscenza. Negli anni della mia preparazione al Sacerdozio, nei cinquantasei anni di ministero pastorale è sempre stata per me uno stimolo, una luce abbagliante, un punto di riferimento nelle prove.
don Pietro Riccardi

 

DON GUIDO BERNARDELLI

Non è la prima volta che frugo nel mio cuore e nella mia mente per stare accanto a mons. Temistocle Marini. Fin da bambino mi ha preso per mano e mi ha condotto lungo i sentieri della mia vocazione al Sacerdozio. Subito dopo le elementari, il mio parroco di Casalbellotto, don Daniele Dovetti mi consegnò all’abate di Casalmaggiore perché mi illuminasse il cuore e la volontà per raggiungere la meta che si presentava ardua ed irta di difficoltà..
Fui subito conquistato dalla sua paternità e dalla sua fiducia che, giorno dopo giorno, si riempiva di speranza. La mia residenza fu quindi per qualche tempo il Collegio don Bosco dove, per aiutarmi nella spesa, mi aveva affidato la sorveglianza di un gruppo di convittori sia per accompagnarli a scuola che per seguirli nelle materie scolastiche.
Mi fu sempre accanto nell’evolversi della situazione. Gli incontri non erano soltanto umani e convenzionali, ma diventarono formativi e morali: mi prospettava sempre con delicatezza la meta del Sacerdozio, il dono della vita in Dio e per Dio e le anime. Mons. Marini mi tenne al suo fianco e pian piano mi aprì la porta del Seminario. Non si può tralasciare di accennare alla gioia che traspariva da tutti noi ad ogni incontro nelle aule scolastiche, quando ogni anno compiva la visita catechistica a tutte le scuole elementari del Vicariato. Terminato l’omaggio generale, ci stringevamo intorno a Lui con un profondo silenzio. Era una giornata di paradiso. Andavo senza esitazione a servire come chierichetto la S. Messa quando celebrava nella chiesa di S. Chiara. Non mi stancavo, anzi mi sentivo riempito di gioia e sostenuto nelle varie difficoltà del cammino.
Quando il vescovo mons. Nicolini mi propose di inoltrare domanda di pensione e mi fece la proposta si trasferirmi a Casalmaggiore per continuarvi il ministero sacerdotale, la figura di mons. Marini mi si ripresentò viva come negli anni della mia giovinezza.
Ora dopo tanto anni sono vicino a Lui come un tempo. Sono ritornato a solcare le strade che furono battute da Lui e questo mi ha dato la forza di vivere tutti questi anni in serenità e in dedizione..
Dopo 50 anni il ricordo del suo ministero è ancora presente ed il desiderio espresso nel Suo testamento spirituale di elevare preghiere per Lei non si è spento.
Grazie, Monsignore! Mi tenga ancora per mano!
Don Guido Bernardelli


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