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       I RITI PONTIFICALI 
         
        Collerezione della Parrocchia di Santo Stefano in Abbaziale Mitrata, 
        avvenuta nel 1795, labate aveva acquisito la facoltà di celebrare 
        in alcune occasioni con il rito di competenza del Vescovi ed usando relative 
        insegne. Poteva quindi utilizzare la cattedra, il pastorale, la mitria, 
        la croce pettorale e seguire il cerimoniale vescovile. Quindi anche nel 
        nostro duomo le celebrazioni assumevano una particolare solennità. 
        Ricordiamo le messe pontificali celebrate per San Carlo, Santo Stefano, 
        Pasqua e Corpus Domini: labate arrivava in duomo in corteo dalla 
        casa abbaziale, col seguito dei due canonici, del clero locale e di qualche 
        parrocchia vicina e del numeroso piccolo clero. Il presbiterio era adornato 
        con i ricchi addobbi settecenteschi di broccato cremisi, già appartenenti 
        alla chiesa dei francescani: il padiglione posteriore che scendeva dallalto 
        della volta e due grandi addobbi appesi alle cantorie. Sullaltare 
        numerosi candelieri, fiori ed i reliquiari a forma di busti argentei. 
         
        Alla cattedra iniziava il lungo rito della vestizione degli abiti pontificali, 
        accompagnato dal canto dellOra di Terza. Poi veniva celebrata la 
        messa solenne, accompagnata dai canti della Schola; in quelle occasioni 
        sedeva sempre allorgano il maestro Vincenzo Germani.  
        I fedeli, che assiepavano il duomo, allora erano a quei tempi ben più 
        pazienti di quelli doggi ed assistevano composti ed attenti ad una 
        celebrazione la cui durata si avvicinava alle due ore. 
        Nelle fotografia, sulla porta del Duomo dopo il pontificale, vediamo schierato 
        il clero (da sinistra don Angelo Sacchi, un frate cappuccino, don Mario 
        Brusa, Mons. Marini con mitra e pastorale, don Amedeo Rossi, don Luigi 
        Barbisotti) ed il piccolo clero con tonaca, cotta, mantellina e tricorno. 
       
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