| LELOGIO FUNEBRE TENUTO DA DON AMILCARE BOMBECCARI.  Alle ore 10,30 di venerdì 6 aprile, seduto al suo scrittoio, l'Abate 
        Mons. Marini, d'improvviso è morto. Levatosi come al solito di 
        buon'ora, aveva celebrato la S. Messa, aveva anche, sebbene con manifesta 
        fatica, predicato sul Sacro Cuore di Gesù e nello studio attendeva 
        con la caratteristica consueta puntualità ai doveri del suo ministero. 
        La notizia si divulgò rapida ma solo il muoversi dolente di tutte 
        le campane la fece credere vera.
 Parlare di Mons. Marini può sembrare cosa superflua tanto Egli 
        è conosciuto, stimato ed amato, nella sua città, nella sua 
        diocesi ed anche fuori da vaste cerchia di amici e ammiratori; ma vi sono 
        circostanze nelle quali si desidera ugualmente e tanto udire una parola, 
        una notizia sulla persona cara che non parla e non parlerà più.
 Ecco. Soncino gli diede i natali l'anno 1878. L'anno 1891 lo vede entrare 
        in Seminario meritandosi ogni anno scolastico, per corrotta e profitto, 
        il premio. Fu consacrato Sacerdote l'anno 1902 ed il Vescovo Mons. Bonomelli 
        lo volle conservare al Seminario in qualità di professore di lettere 
        e di Vice-Rettore, e servendosene come proprio segretario nel periodo 
        delle vacanze.
 I Sacerdoti della Diocesi che l'ebbero come insegnante e professore non 
        dimenticheranno mai la sua chiarezza che di per se stessa induceva al 
        profitto e la sua sconfinata bontà. Se un seminarista cadeva nei 
        rigori della disciplina ed era nei pasticci, prendeva la via della chiesa 
        ad invocare lAiuto del Santissimo, ma poi batteva subito alla porta 
        del misericordioso Vice-Rettore e ne usciva consolato, rimediato.
 Nell'anno 1913 gli fu affidata la grave e difficile mansione di Direttore 
        spirituale del Seminario. Toccava le anime dei giovani leviti, le lavorava 
        con sicuro giudizio, con sorprendente delicatezza, con zelo vero e attraente.
 E siamo a Casalmaggiore.
 Anno 1921: poco distanti dalla sofferta conflagrazione europea. Tempi 
        agitati e confusi, tempi difficili per la Chiesa ed i suoi Ministri. Voi 
        di Casalmaggiore non lo sapete che fate paura ai preti che ancora non 
        vi conoscono. Per verità qui forse più che in altre parti 
        della diocesi sottofondi massonici ed anticlericali erano presenti talvolta 
        con metodica insistenza e le figurazioni murali di preti condotti alla 
        forca non erano certo un complimento.
 Labate Mons. Chiodelli, battagliero e forte come una vedetta, era 
        morto, ancora giovane, in breccia.
 Chi andrà a fare l'Abate a Casalmaggiore? Venne lui, mite, disarmato, 
        col cuore tremante, col sorriso per tutti. Venne la bontà, la carità; 
        e per 35 anni fu il vostro Illustre Pastore. Acuto di mente, colto, diligentissimo, 
        zelante, illustrò il suo apostolato anche con pregevoli pubblicazioni 
        ascetiche.
 Dignitoso e conciliante con autorità e popolo, solenne nei sacri 
        riti per la sola gloria di Dio. Sicuro maestro di Sacra Dottrina, anima 
        sensibilissima, lieto coi contenti, sofferente vivamente della pena altrui. 
        Tutti i suoi parrocchiani erano suoi figli e fra essi, prediletti, i poveri, 
        gli ammalati, i bambini.
 Ma nessun cielo d'uomo è sempre completamente sereno e Mons. Marini 
        fu provato da molti, gravi dolori. Si era parlato di eccessiva bontà 
        della quale vi fu chi approfittò. E fu questa la sua tremenda croce 
        che Egli portò col fiato grosso, con voce tronca, stramazzando 
        talvolta e rialzandosi nei gemiti.
 Così per anni, fino alla cima. Lo aiutasse il Signore, operasse 
        il miracolo, desse Lui il modo conveniente di conciliare gli affetti legittimi 
        con le assolute esigenze del Pastore; gli facesse trovare pace. Non era 
        la veste rattoppa, né la mensa poverissima che rattristava: ne 
        era anzi contento. E per affrettare la liberazione grata al Signore: (udite, 
        son parole lasciate scritte) «Miliardi di lacrime sul cuore di Gesù 
        e di Maria». Le versava Lui e il sonno lo aveva abbandonato perché 
        di notte quando tutto tace e gli uomini non sanno, per Lui era urgente 
        l'impegno delle lacrime.
 Perciò lo vedemmo ultimamente esausto, l'occhio vagante per dolorosi 
        orizzonti, accorato di non potere più dare come in passato ai suoi 
        cari casalesi la propria fatica e col cuore tremante per la paura di doverli 
        abbandonare. La bontà del superiore nel corrergli in aiuto e sollevarlo 
        da tanta parte di lavoro lo consolò ma non valse a liberarlo da 
        altre pene: i miliardi lacrime. E improvvisamente il calice fu colmo e 
        il traguardo raggiunto.
 Composto nella severità della morte, rivestito dei paramenti pontificali, 
        il volto placato, sciolto dai penosi vincoli terreni, labate era 
        bello, la sua anima santa splendeva.
 Com'è bello! esclamava la gente, tutta la sua gente accorsa a vederlo 
        a piangere, a baciarlo, a pregarlo.
 Ha voluto essere sepolto a Casalmaggiore. «A Soncino sono sepolti 
        papà e mamma ma io voglio restare qui coi miei figli».
 Così è passato... come tutto passa... come tutti passano. 
        Ma nelle umane vicende lieti e tristi della vita degli individui e della 
        vita cittadina, all'occorrenza, nelle altezze di Dio una figura luminosa 
        comparirà ad ammonire, a consolare, a benedire: l'Abate Temistocle 
        Marini.
 |