"ISLAM E OCCIDENTE"
Il ruolo delle religioni nella democrazia
da "Ritrovarci": anno XXIX - numero 2 - aprile 2006

a cura di Martina Abelli

ISLAM E OCCIDENTE
Il ruolo delle religioni nella democrazia


"Islam e Occidente. Il ruolo delle religioni nella democrazia" è il titolo di una conferenza tenutasi a Cremona il 3 marzo, che ha riscosso grande successo e penso abbia illuminato parecchi su temi che oggi sono fin troppo censurati. Hanno partecipato Roberto De Mattei, storico e vicepresidente del CNR, Luca Galantini , ordinario di Diritto internazionale alla Sapienza, Mons. Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma e rettore della Pontificia Università Lateranense, e Magdi Allam, vicedirettore del Corriere della Sera.
Dall'ascolto dei relatori sono scaturite diverse idee che è bene tener presenti.

C'è modo migliore di cominciare a trattare un tema che ci tocca oggi, se non con un salto nel passato?
Impero romano: una miriade di popoli estremamente diversi tra loro convive in pace e stabilità sotto l'egida dell'imperator. In questo periodo le ribellioni interne si contano sulle dita di una mano, ovunque si fa di tutto per diventare civis romanus. Modello di integrazione perfetto, quindi, grazie al fatto che Augusto e i suoi successori avevano saputo dare ad un insieme così eterogeneo di popoli, il giusto denominatore comune: la condizione di cittadino romano. Con le invasioni barbariche l'impero romano, che aveva ormai perso la sua identità unificante, si trova in grosse difficoltà e tenta in un primo momento di assimilare i barbari, annettendoli come foederati ai propri territori. Nulla da fare, però, e il vuoto lasciato a Roma dai latini viene colmato - guarda caso - dalla Chiesa. Durante il Medioevo (che qualcuno si ostina ancora a chiamare "secoli bui"), il cristianesimo si diffonde capillarmente in tutta Europa, costellata di monasteri, chiese e cattedrali, e abitata da una interminabile schiera di santi (definiti da Benedetto XVI "i veri rivoluzionari della storia").
La storia ci insegna che l'integrazione è possibile solo se due soggetti hanno valori comuni e condivisi, punti di contatto che fanno da collante. In un Occidente che odia più che mai se stesso, che, a causa della mancanza di adesione alla realtà, raggiunge livelli di aberrazione senza precedenti, in un Europa che non vuole riconoscere le sue radici cristiane nemmeno dal punto di vista storico, che ha il sapore di un "gulag intellettuale" ai danni dei cattolici, l'integrazione tra persone di religione diversa è soltanto un collage malriuscito. Per un po' resta unito, ma poi la colla cede e i pezzi si staccano, rivelando una realtà di insicurezza, isolamento e disgregazione. Prendiamo gli episodi dei casseur parigini, immigrati di terza e quarta generazione, nati in Francia e regolari. Li si credeva ormai inseriti nella società, quando in verità questi ragazzi, perso il legame con le loro radici, non si sono adeguati alla nuova cultura. Cultura che invece di riscoprire la sua identità, la censura e la combatte, che sostituisce ai valori tradizionali il relativismo e il nichilismo più assurdi e ciechi.
Un Islam che si trova di fronte un tale interlocutore, non può far altro che sentirsi superiore. Mai come ora - spiega Magdi Allam - l'Islam considera prossima la conquista del potere e la creazione di un nuovo impero musulmano. Mai come ora ci si interroga sulla natura di una democrazia che porta al potere forze teocratiche e autocratiche, che determinano la morte della democrazia stessa. Mai come ora emerge l'irresponsabilità di un Occidente che legittima quella strategia omicida-suicida che porta al potere fascisti e nazisti islamici. Mai come ora l'Occidente ha bisogno di darsi una svegliata - tuona Allam - per evitare la sua fine.
Mentre in Egitto e Palestina sono saliti al potere gruppi che gestiscono la fitta rete dell'integralismo e del terrorismo islamico, mentre si continua a non rispettare nei paesi islamici i diritti fondamentali della persona, mentre gli atti di violenza ingiustificati del terrorismo dilagano fino a bersagliare le stesse moschee, mentre tutto questo accade sotto i nostri occhi, noi continuiamo a genufletterci, scusando tutto ciò, a calare le braghe, quando dovremo invece assumere posizioni forti, in nome della nostra identità. Occorre un totale capovolgimento di valori, che sostituisca alla "cultura della morte", il primato della sacralità della vita di tutti, all'ideologismo panislamico o nazionalismo il primato della persona, al diritto collettivo applicato in modo arbitrario il diritto privato, alla supremazia assoluta dello Stato la preminenza della società civile. Occorre che l'Occidente "riscopra e valorizzi - parola di Magdi Allam - un' identità forte e condivisa, che affondi le sue radici nella spiritualità giudaico-cristiana e nel pensiero laico, illuminato e riformatore".
A questo punto una domanda sorge spontanea:qual è il ruolo dei cristiani nella società democratica? A fornirci la risposta è Mons. Rino Fisichella, che cita un testo della letteratura cristiana delle origini, la Lettera a Diogneto: "I cristiani né per religione, né per voce, né per costumi sono da distinguere da tutti gli altri uomini. Non abitano città proprie, non usano un gergo che li differenzia, non conducono un genere di vita speciale. (…) Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo, nel vestito, nel cibo, nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e per ammissione di tutti paradossale. Vivono nella loro patria ma come forestieri. Partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. (…) Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, non il letto. (…) Obbediscono alle leggi ma con la loro vita superano le leggi ".
Il cristianesimo quindi, non ha mai voluto proporsi o imporsi come religione di Stato, ma esso è e sarà sempre da rapportarsi ad una verità pubblica, che non può essere ridotta ad una serie di precetti e regole, sepolte nella coscienza personale. Quella tanto invocata laicità in realtà " è espressione dell'originalità del cristianesimo e sua preziosa eredità". Senza la visione cristiana della vita, della persona e del mondo, sarebbe stato impossibile per le democrazie raggiungere i livelli odierni. Dunque la laicità dello Stato - continua Fisichella - è un obbligo di ciascuno, perché non avvenga che chi fa riferimento al proprio credo sia dichiarato confessionale e oscurantista, mentre chi dipende dall'ideologia marxista, fascista, liberale o radicale sia invece considerato un uomo libero, che porta al progresso. Quando però la laicità diventa ideologia indirizzata all'emarginazione o all'ostacolo dell'operato dei cattolici, allora si cade nell'intolleranza laica, grave quanto l'intolleranza religiosa. Purtroppo in questo periodo l'arroganza laicista trova espressione nella frase Sileant cattolici in campo alieno, che vorrebbe il silenzio dei cattolici, i quali - unici nel mondo - vanno ripetendo da più di duemila anni le stesse cose. "Io non ho ancora visto - parole di Fisichella - un testo di un qualche laico più o meno illuminato, che abbia fatto una critica all'Islam o al Corano come invece è stata fatta al Cristianesimo". In realtà - prosegue - la critica ci ha rafforzato, facendoci capire sempre di più chi siamo, dove stiamo andando, facendoci capire a fondo la nostra fede e insegnandoci a difenderla con argomenti sempre più profondi.
Tesi finale: è falso che più le religioni si secolarizzano, più riescono a conservare buoni rapporti tra di loro; è vero invece che più esse rimangono se stesse, più si aprono alla verità e perseguono così il bene di tutti gli uomini.

Il bilancio dell'incontro, quindi, è estremamente positivo. Ma ora vediamo qualche parere finale sull'avvenimento e sugli argomenti trattati.
"Tutti i quattro relatori - spiega Renzo Paroni - mi sono sembrati chiari e precisi nell'esporre gli argomenti. A mio parere ciò che è stato detto è in linea di massima condivisibile da tutti e privo di pregiudizi ideologici. Mi ha fatto immenso piacere vedere un islamico come Magdi Allam, così preparato, equilibrato che, pur non rinnegando le proprie origini, ha detto cose vere ed edificanti anche per noi cristiani. Mons. Fisichella mi ha colpito invece per la sua sicurezza e il suo orgoglio di essere cristiano, che a volte a noi manca. Purtroppo abbiamo spesso la tendenza ad esternare il nostro credo, per paura di offendere qualcuno. Insomma, incontri come questo dovrebbero esserci più spesso".
Sentiamo anche l'opinione "giovane" di Chiara Salvatore: "Sono rimasta molto soddisfatta della conferenza, che mi ha aiutato a fare chiarezza in un campo abbastanza controverso. Penso che anche noi giovani dovremmo interessarci di argomenti come questo".



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