Vera e falsa riforma nella Chiesa
Il Fascicolo n. 52 della Parrocchia pubblica il Discorso di Benedetto
XVI alla Curia Romana del 22 dicembre scorso, in occasione dei tradizionali
auguri natalizi. Presentiamo qui l'Introduzione del nostro parroco.
Un discorso tutt'altro che di "circostanza", quello pronunciato
da Benedetto XVI nel tradizionale incontro del Papa con i membri della
Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi. Papa Benedetto
XVI, di fronte ai Cardinali, ai Vescovi e ai Prelati della Curia, non
si è limitato a ripercorrere le tappe principali dell'anno che
volgeva al termine, ma si è soffermato, con un articolato e denso
discorso, su alcuni temi fondamentali e su alcuni nodi che avevano bisogno
di trovare un chiaro orientamento.
Dagli ultimi giorni di Giovanni Paolo II e dalla sua "cattedra della
sofferenza", Papa Ratzinger trae motivo per riformulare le grandi
domande sul persistere del male nel mondo e sulla risposta che dona il
cristianesimo mediante la redenzione operata dal Dio crocifisso, che "ha
conferito un nuovo senso alla sofferenza".
Ripercorrendo la straordinaria e gioiosa esperienza della GMG di Colonia,
il Papa si sofferma sulle due immagini più significative, ricavate
dal motto di quelle giornate ("Andiamo ad adorarlo"): l'immagine
dell'uomo come pellegrino "che si mette alla ricerca della sua destinazione
essenziale, della verità, della vita giusta, di Dio"; e l'immagine
dell'uomo che si mette in adorazione e che, adorando Dio, raggiunge la
piena libertà.
Il Sinodo dei Vescovi sull'Eucaristia offre a papa Benedetto l'opportunità
di notare con gioia il risveglio dell'adorazione eucaristica in tutta
la Chiesa. Non solo: ma anche l'opportunità di sanare quel contrasto
fra Messa e adorazione eucaristica al di fuori della Messa ("il Pane
eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere
mangiato") che aveva contrassegnato tutta una fase della stagione
teologica e liturgica postconciliare e aveva impoverito e desertificato
la prassi orante delle nostre comunità cristiane.
Ma il "pezzo forte" del discorso papale, destinato, ritengo
e a ragione, a rimanere "storico", riguarda la valutazione del
Concilio Vaticano II che "non era assimilabile a una Costituente",
come una certa scuola di pensiero ha voluto invece intendere. Il Papa
si è intrattenuto, in questa parte del discorso, ad analizzare
ciò che è vera e ciò che è falsa riforma nella
Chiesa, sbancando - per usare terminologie del tutto improprie, ma facilmente
comprensibili - sia il "progressismo" che il "tradizionalismo".
La via maestra tra "rivoluzione" e "restaurazione",
tra "sinistra" e "destra", tra chi, insomma, ha visto
e continua a vedere nel Vaticano II una sorta di rifondazione della Chiesa
(appunto, una "Costituente", per usare la felice espressione
del Papa) e chi invece continua a ritenere l'opera del Vaticano II del
tutto inutile, se non pericolosa, sta nel vero concetto di "riforma":
il cammino della Chiesa riposa su una fedeltà "viva"
alla verità e dunque su una continuità che non è
sclerosi, ma è rinnovamento: "E' proprio in questo insieme
di continuità e discontinuità a livelli diversi che consiste
la natura della vera riforma", sostiene papa Benedetto.
Seguono poi altre dense considerazioni: circa il dialogo della Chiesa
con il mondo contemporaneo, soprattutto sulla questione del relativismo
e della libertà religiosa, che "se considerata come espressone
dell'incapacità dell'uomo di trovare la verità" diventa
"canonizzazione del relativismo"; circa lo Stato moderno, laico,
e dunque non confessionale, ma non per questo neutro riguardo ai valori;
circa il rapporto fra fede e ragione, fra fede e scienze naturali; circa
il posto della fede e della missione della Chiesa, sempre più chiamata
ad essere "segno di contraddizione" nel mondo contemporaneo
secolarizzato.
Chi si aspetta da papa Ratzinger una posizione "conservatrice"
o "fondamentalista", si trova invece di fronte ad un pastore
che unisce in sé la competenza del teologo, la profondità
dell'uomo di cultura, lo sguardo dello storico, la fede del cristiano,
il dialogo con il mondo e l'apertura verso il futuro, nella consapevolezza
che il grande patrimonio del Vaticano II "se lo leggiamo e recepiamo
guidati da una giusta ermeneutica, può diventare sempre di più
una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa".
Il presente discorso di Benedetto XVI è tutto da leggere e da meditare,
come in genere ogni suo intervento e ci aiuta ad entrare negli avvenimenti
storici rispettandone e accogliendone la profondità e la ricchezza
dei messaggi, evitando catture ideologiche e interpretazioni parcellizzanti
e unilaterali, dalle quali non è immune non solo il pensiero contemporaneo,
ma anche il nostro mondo cattolico.
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