Così riassumeva il quotidiano Avvenire la posizione del cardinal
Ruini, lucidamente e succintamente espressa allultimo Consiglio
permanente della Cei lo scorso 23 gennaio. Di fronte allavvicinarsi
dellimportante confronto elettorale per il rinnovo del Parlamento
italiano, il Presidente dei vescovi italiani ribadisce anzitutto quella
linea di non coinvolgerci come Chiesa e quindi come clero e come organismi
ecclesiali in alcuna scelta di schieramento politico o di partito.
Tale posizione, precisa subito Ruini, non è frutto di indifferenza
o di disimpegno, ma di rispetto della legittima autonomia della politica
e ancor prima della genuina natura e missione della Chiesa. E proprio
perché la linea neutralista della Chiesa nei confronti
delle scelte di schieramento non abbia il sapore amaro dellindifferenza
e del disimpegno - riducendo lesperienza cristiana a vago e stanco
spiritualismo, del tutto ininfluente nella vita concreta delle persone
- linvito di Ruini si fa preciso e circostanziato. Egli chiede -
insieme ad un rasserenamento del clima - un supplemento di attenzione
sui grandi temi umanistici che concorrono a far vivere e crescere una
società, indicando nella centralità della persona,
nella difesa della famiglia fondata sul matrimonio e nel rispetto che
si deve alla vita umana dal concepimento al suo termine naturale
quei contenuti irrinunciabili che è dovere della Chiesa
riproporre, con rispetto e chiarezza, agli elettori e ai futuri
eletti. Alla Chiesa non appartiene e non può appartenere
la politica in senso stretto, e dunque la ricerca e la tutela
dei legittimi interessi di parte, ma non è e non può rimanere
estranea alla politica nel senso alto, qual è la difesa
e la promozione della polis, della società umana.
La Chiesa, oltre che ai cittadini, intende richiamare alle loro responsabilità
anche i futuri parlamentari, perché vogliano slegarsi dalle sirene
di quel relativismo esasperato che svuota dal di dentro il tessuto che
tiene insieme la nostra società e che volentieri scambia per norme
peculiari della morale cattolica quelle che - parole di Benedetto
XVI agli amministratori della Regione del Lazio, del Comune e della Provincia
di Roma lo scorso 12 gennaio - sono verità elementari che
riguardano la nostra comune umanità. E questo il terreno
che la Chiesa sente come proprio per il dialogo con tutta la società:
non per imporre la morale cattolica alla società (in
tal caso, sì, apparirebbe legittima laccusa di ingerenza),
bensì per richiamare a tutti che la laicità dello Stato,
se dice neutralità e rispetto nei confronti di ogni confessione
ed espressione religiosa, non dice affatto indifferenza nel campo valoriale,
laddove è in gioco la questione antropologica, che
riguarda ciascuno, tutti e la stessa organizzazione dei rapporti sociali,
in quanto la persona umana vive e sviluppa se stessa dentro il contesto
della società. Si capisce allora laccenno del card. Ruini
al rilievo crescente che vanno assumendo determinate problematiche
antropologiche ed etiche anche in sede politica e legislativa. Come
a dire: nella misura in cui la politica e la legislazione incrociano le
tematiche centrali della vita umana, il rischio di manomettere la cifra
dellumano e di abbandonarsi a logiche soggettivistiche e ideologiche
(secondo cui ogni desiderio, di qualunque tipo, deve essere consentito
e regolato dalla legge) è reale. La legislazione ha anche una funzione
pedagogica e non può essere sganciata dai criteri etici: altrimenti
la laicità degenera in laicismo, che è laltra faccia
del clericalismo. Uno Stato può prescindere dalla morale
cattolica, ma non può affatto sposare una sorta di indifferentismo
etico. La laicità significa dunque autonomia della sfera
civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica, ma non può
significare autonomia dalla sfera morale: altrimenti sarebbe lo Stato,
sarebbe la politica a diventare, pericolosamente (come insegnano le dittature),
la fonte delletica. Lo Stato non può limitarsi neppure a
convalidare ogni sorta di comportamenti, ma deve orientarli: in base a
che cosa, se non al patrimonio di quelle verità elementari
che riguardano la nostra comune umanità? Anche perché,
come disse Giovanni Paolo II in visita al Parlamento italiano (14 novembre
2002), una democrazia senza valori si converte facilmente in un
totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia. Da
qui il richiamo costante, anche dellattuale Pontefice, alla questione
della verità, che impedisce di abolire i confini tra verità
e menzogna, tra bene e male, come vorrebbe lattuale pensiero
debole, secondo cui ogni opinione e ogni comportamento sono uguali
e indistinti. A questo proposito il Presidente della Cei ha parlato della
tendenza diffusa in molti Paesi e ben presente anche in Italia,
come mostrano svariati segnali, ad introdurre normative che, mentre non
rispondono ad effettive esigenze sociali, comprometterebbero gravemente
il valore e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio
e il rispetto che si deve alla vita umana dal concepimento al suo termine
naturale. Sono parole asciutte, ma che si pongono sul crocevia dellItalia
attuale e vanno al cuore dei dibattiti odierni, in tema di rispetto della
vita concepita e nascente (si vuole impedire perfino la piena osservanza
della legge 194 sullinterruzione della gravidanza, soprattutto in
quelle parti che tendono a salvaguardare la vita umana concepita), in
tema di matrimonio e di famiglia (si vogliono equiparare allistituto
matrimoniale anche quelle unioni di fatto che, dunque, rifiutano,
per loro scelta, i doveri e i diritti della famiglia fondata sul matrimonio
naturale fra uomo e donna), in tema di rispetto della vita terminale (si
vuole introdurre leutanasia come diritto di libertà
personale, come se la vita e la morte fossero disponibili
alle voglie soggettive).
E anche e soprattutto su questi temi che la non intromissione della
Chiesa nelle scelte elettorali non può significare una indifferenza
dei cittadini (cristiani e non) verso luno o laltro schieramento
politico, verso luna o laltra formazione politica, come se
fossero interscambiabili ed equivalenti nelle grandi tematiche in questione.
Bando alle ipocrisie. Il supplemento di attenzione proposto
dal card. Ruini è un invito ai cristiani a discernere qual è
la visione della vita, qual è lorizzonte antropologico e
culturale, quale idea di persona umana, di rapporti sociali, di libertà
educativa sono sottesi agli schieramenti e, al loro interno, alle varie
formazioni che li compongono: e a scegliere di conseguenza. Ne va del
nostro futuro, del futuro dei nostri figli e della nostra società.
Ai cristiani può interessare meno chi esca vincitore dalla competizione
elettorale; ma le loro scelte non possono essere indifferenti nei confronti
di quei contenuti irrinunciabili che costituiscono oggi il
crinale che divide la buona dalla cattiva politica. Anche perché
va ricordato, a chi riceverà dai cittadini il compito di governare
lItalia, che essere vincitori in politica significa mettersi subito
al servizio della comunità, e non insediarsi sulle poltrone che
contano per estendere il proprio potere sulla società e per dirigere
e occupare le coscienze dei cittadini: i quali debbono obbedienza, soprattutto
nelle grandi questioni del vivere, alla legge morale, e, per chi è
cristiano, a Dio e a quel patrimonio sapienziale quale si è venuto
storicamente configurando nella dottrina e nellinsegnamento della
Chiesa, oltre che nella prassi dei tanti testimoni del vangelo. Le cose
del mondo - la moneta, con annessi e connessi - appartengono a Cesare.
Luomo invece appartiene a Dio. Non dimentichiamolo mai.
Don Alberto
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