"E' L'AMORE DI DIO IL VERO DESTINO DELL'UOMO"
 
da "Ritrovarci": anno XXIX - numero 1 - marzo 2006

di Rino Fisichella

Porta la data del 25 dicembre 2005 la prima enciclica di Papa Benedetto XVI, "Deus caritas est". La Lettera del Pontefice sull'amore cristiano è una riflessione profonda che va al cuore stesso del cristianesimo, liberandolo da ideologie e da catture politiche. Un commento del vescovo Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense di Roma.

"Dio è amore". Per la prima e unica volta in tutta la Bibbia, l'evangelista Giovanni attesta l'essenza del mistero della vita di Dio. La prima enciclica di Benedetto XVI si pone all'ombra dell'amore e, per alcuni versi, non poteva essere altrimenti. Lo sguardo penetrante del teologo, che caratterizza la persona di questo Papa, aveva bisogno di puntare sull'essenziale per consentire di prospettare un insegnamento che fosse guida e sintesi del suo magistero.
Focalizzare l'attenzione su Dio che è amore equivale a esprimere con chiarezza il fondamento e il centro della fede cristiana. Dire, infatti, che "Dio è amore" equivale ad affermare che Dio ama. Lo scenario dell'enciclica si delinea proprio a partire da qui: il cristianesimo non è un idea astratta, frutto della speculazione, né una decisione etica scelta dalla volontà individuale, ma "un incontro, un avvenimento con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva".
Di qui, si sviluppa l'insegnamento di Benedetto XVI che introduce elementi di riflessione di grande rilievo teologico e di forte spessore culturale. L'enciclica, infatti, ha questa duplice valenza: entra nel merito dell'originalità della fede cristiana dinanzi alle altre concezioni dell'amore; nello stesso tempo, comunque, incide a livello culturale proponendo uno stile di vita che spezza il cerchio di effimero dentro il quale si è rinchiusi.
Le due parti di cui si compone il testo esprimono la novità del cristianesimo e la sua responsabilità nel mondo contemporaneo. Affrontando senza remore la critica di Nietzsche, secondo cui "il cristianesimo avrebbe dato da bere del veleno all'eros", Benedetto XVI ripercorre la storia del concetto, mostrandone i limiti di una visione che lo relegava a una forma di "pazzia divina" e di "istinto" senza alcuna relazione con la ragione. In questo quadro, fin quando l'amore si limita all'eros, rinchiude l'uomo in un cerchio disumano che lo porta a morire per asfissia: "L'eros diventa merce ed anzi l'uomo stesso diventa merce". Uno sguardo ai nostri giorni, dove gran parte del mondo sembra inebriato dalla rincorsa all'uso sfrenato dell'eros, vale il monito lungimirante dell'enciclica: "L'apparente glorificazione del corpo può ben presto convertirsi in odio verso la corporeità". Il cristianesimo non umilia l'eros, ma lo inserisce all'interno di uno spazio di libertà e responsabilità che permette di verificare l'unità profonda che caratterizza la vita personale. Corpo e spirito formano un tutt'uno che imprimono dignità all'uomo. Ecco perché l'eros ha bisogno di inserirsi nell'agape; qui infatti l'amore diventa un'uscita da sé per scoprire la presenza dell'altro. Un sottile confine, spesso invisibile, divide l'egoismo dall'amore vero; questo si realizza quando è dato "per sempre" come inizio di un esodo da sé per ritrovarsi nella persona amata fino al dono della propria vita.
L'intelligenza dell'amore, che caratterizza la prima parte dell'enciclica, è in vista di una prassi genuina della carità come quotidiana e permanente testimonianza per la Chiesa e per ogni credente. Se lo Stato deve perseguire la via della giustizia e la Chiesa quella della carità, ciò non significa che pur nella distinzione i due non debbano trovare forme perché l'interesse privato e il potere siano superati dall'impegno per la vera dignità della persona e per il bene di tutti. Permangono chiare le parole di Benedetto XVI per cui l'azione caritativa deve essere indipendente dalle ideologie e dai partiti, perché non è una strategia, ma la testimonianza dell'amore di cui il mondo avrà sempre bisogno.
Deus caritas est è una concreta sfida posta sul tappeto della cultura contemporanea. Attenzione a farne una lettura veloce o un oggetto di dibattito su questioni filologiche e filosofiche; è molto di più. E' una provocazione a cogliere l'essenziale della vita, se si vuole essere felici. E' una proposta per ritrovare il senso dell'esistenza che vada oltre l'effimero del momento. E' un programma per assumere uno stile di vita che permetta di riconoscere e mantenere la propria identità.

Rino Fisichella


torna su