Porta la data del 25 dicembre 2005 la prima enciclica di Papa Benedetto
XVI, "Deus caritas est". La Lettera del Pontefice sull'amore
cristiano è una riflessione profonda che va al cuore stesso del
cristianesimo, liberandolo da ideologie e da catture politiche. Un commento
del vescovo Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università
Lateranense di Roma.
"Dio è amore". Per la prima e unica volta in tutta la
Bibbia, l'evangelista Giovanni attesta l'essenza del mistero della vita
di Dio. La prima enciclica di Benedetto XVI si pone all'ombra dell'amore
e, per alcuni versi, non poteva essere altrimenti. Lo sguardo penetrante
del teologo, che caratterizza la persona di questo Papa, aveva bisogno
di puntare sull'essenziale per consentire di prospettare un insegnamento
che fosse guida e sintesi del suo magistero.
Focalizzare l'attenzione su Dio che è amore equivale a esprimere
con chiarezza il fondamento e il centro della fede cristiana. Dire, infatti,
che "Dio è amore" equivale ad affermare che Dio ama.
Lo scenario dell'enciclica si delinea proprio a partire da qui: il cristianesimo
non è un idea astratta, frutto della speculazione, né una
decisione etica scelta dalla volontà individuale, ma "un incontro,
un avvenimento con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte
e con ciò la direzione decisiva".
Di qui, si sviluppa l'insegnamento di Benedetto XVI che introduce elementi
di riflessione di grande rilievo teologico e di forte spessore culturale.
L'enciclica, infatti, ha questa duplice valenza: entra nel merito dell'originalità
della fede cristiana dinanzi alle altre concezioni dell'amore; nello stesso
tempo, comunque, incide a livello culturale proponendo uno stile di vita
che spezza il cerchio di effimero dentro il quale si è rinchiusi.
Le due parti di cui si compone il testo esprimono la novità del
cristianesimo e la sua responsabilità nel mondo contemporaneo.
Affrontando senza remore la critica di Nietzsche, secondo cui "il
cristianesimo avrebbe dato da bere del veleno all'eros", Benedetto
XVI ripercorre la storia del concetto, mostrandone i limiti di una visione
che lo relegava a una forma di "pazzia divina" e di "istinto"
senza alcuna relazione con la ragione. In questo quadro, fin quando l'amore
si limita all'eros, rinchiude l'uomo in un cerchio disumano che lo porta
a morire per asfissia: "L'eros diventa merce ed anzi l'uomo stesso
diventa merce". Uno sguardo ai nostri giorni, dove gran parte del
mondo sembra inebriato dalla rincorsa all'uso sfrenato dell'eros, vale
il monito lungimirante dell'enciclica: "L'apparente glorificazione
del corpo può ben presto convertirsi in odio verso la corporeità".
Il cristianesimo non umilia l'eros, ma lo inserisce all'interno di uno
spazio di libertà e responsabilità che permette di verificare
l'unità profonda che caratterizza la vita personale. Corpo e spirito
formano un tutt'uno che imprimono dignità all'uomo. Ecco perché
l'eros ha bisogno di inserirsi nell'agape; qui infatti l'amore diventa
un'uscita da sé per scoprire la presenza dell'altro. Un sottile
confine, spesso invisibile, divide l'egoismo dall'amore vero; questo si
realizza quando è dato "per sempre" come inizio di un
esodo da sé per ritrovarsi nella persona amata fino al dono della
propria vita.
L'intelligenza dell'amore, che caratterizza la prima parte dell'enciclica,
è in vista di una prassi genuina della carità come quotidiana
e permanente testimonianza per la Chiesa e per ogni credente. Se lo Stato
deve perseguire la via della giustizia e la Chiesa quella della carità,
ciò non significa che pur nella distinzione i due non debbano trovare
forme perché l'interesse privato e il potere siano superati dall'impegno
per la vera dignità della persona e per il bene di tutti. Permangono
chiare le parole di Benedetto XVI per cui l'azione caritativa deve essere
indipendente dalle ideologie e dai partiti, perché non è
una strategia, ma la testimonianza dell'amore di cui il mondo avrà
sempre bisogno.
Deus caritas est è una concreta sfida posta sul tappeto della cultura
contemporanea. Attenzione a farne una lettura veloce o un oggetto di dibattito
su questioni filologiche e filosofiche; è molto di più.
E' una provocazione a cogliere l'essenziale della vita, se si vuole essere
felici. E' una proposta per ritrovare il senso dell'esistenza che vada
oltre l'effimero del momento. E' un programma per assumere uno stile di
vita che permetta di riconoscere e mantenere la propria identità.
Rino Fisichella
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