Cari ragazzi,
vi racconto il mio Gesù
Un piccolo gruppo di bambini della Prima Comunione, insieme alle loro
mamme, alle catechiste e a don Alberto, sabato 15 ottobre hanno partecipato
a Roma in Piazza San Pietro allincontro con Papa Benedetto XVI.
Circa 150 mila i presenti alla grande festa, provenienti dalle diverse
parrocchie italiane. Riproponiamo le riflessioni della scrittore Davide
Rondoni, apparse su Avvenire del 16 ottobre.
Perché li ha voluti incontrare? Perché è un rivoluzionario.
Perché chiamare questa folla di bambini? A cui il programma iniziale
dellincontro ha riservato la canzoncina di Povia a Santa Teresa
di Lisieux, Lino Banfi e Amy Stewart, i clown rumeni di Milù che
recuperano i ragazzini di strada? Cosa tratteranno loro, nella loro memoria,
di quellimpasto di retorica, testimonianze toccanti, di canti ed
emozioni leggere e forti? Le parole e la presenza elementari di lui. Di
te, che hai scommesso di parlare con loro di quel che nessuno a loro dice
quasi più. Hai voluto parlare a loro di Gesù. Rispondendo
in modo semplice alle domande che i bambini ha fatto con accento romanesco
un po strascicato e simpatico.
Hai parlato a braccio, innanzitutto con il tuo ricordo personale, rompendo
la retorica un po alta di cui ti circondano in queste iniziative.
La tua prima comunione di tanti anni fa. Perché la fede è
prima di ogni cosa il racconto di una vita. Hai detto, rispondendo alla
prima domanda, che la comunione è un dono che vale più
di tutto il resto della vita. Ma come si fa a dire così a
questi piccoli, e attraverso di loro ai piccoli del mondo, ai quali tutti
parlano daltro? A questi che vedono noi grandi affaccendarsi dietro
a tuttaltro, correre dietro a tante cose importanti
che non sono mai Lui
Con quale coraggio, con quale semplicità
puoi dirlo, Papa? Qui, nel mondo dove manca il pane da mangiare e a molti
il pane del significato del vivere?
Hai messo te in mezzo a loro, come noi facciamo così raramente,
pensando che i nostri piccoli debbano essere intrattenuti, distratti,
istruiti da educatori, maestri di ginnastica e video di ogni genere
Hai parlato poco, in modo diretto, semplice. Lo hai voluto fare come a
dire a tutti noi: così si può fare. Raccontate di voi, di
quel rapporto con Gesù. Hai toccato le cose elementari del catechismo.
La confessione come segno di un lavoro su di sé. Perché
si fanno sempre gli stessi peccati
Non distruggete lamicizia
con Gesù. Che è invisibile ma, così come le cose
portanti della vita sono invisibili - dallintelligenza alla corrente
elettrica - hanno effetti importanti.
E cosa serve andare a messa, e cosa serve fare la comunione
Poi ti ho visto, ti hanno visto fare ladorazione. Cioè come
Lo guardi. E allora ho capito: parli di quel che ami. Sarà questo
che vedranno i nostri bambini: che cosa amiamo. Chi amiamo. Lo faremo
vedere male, forse lo faremo vedere poco, ma di questo si tratta. Cosa
stiamo adorando, noi grandi, noi adulti, Papa?
Mio padre si ricorda ancora di quando bambino lo portarono la prima volta
in piazza san Pietro. Altri tempi. Da allora sembra cambiato tutto. La
situazione politica, sociale, culturale. Ma anche allora la Chiesa voleva
dire a quei bambini che han fatto lItalia: non abbiate paura della
vostra vita libera. Ancora lo dici, Papa, a questi piccoli. Indicando,
in mezzo ai difetti di tutti, che esiste un amico che non ti molla. E
che la Chiesa è una casa semplice, in fondo. Una vita e non una
serie di regole per il successo e per sentirsi bravi.
Quale sarà leffetto di questo grande raduno di bambini? Di
questi piccoli miracoli i cui occhi e i cui gesti ci commuovono, e il
cui destino ci fa tremare? Non lo sappiamo, tu stesso accetti di non sapere.
Perché la vita della Chiesa non si misura in consenso, o in voti.
Che ne sarà di loro? Hai accettato di tremare con noi genitori
di fronte a quel che sarà di loro, al mistero della loro vita appena
iniziata. Ma hai posto un segno, un gesto, una indicazione di metodo per
tutti. Stando di fronte ai nostri piccoli parlando di ciò che ami,
e guardandoLo, supplicandoLo che non li abbandoni, perché sono
Suoi.
Davide Rondoni
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