TEMPO DI BILANCI?
PAROLA A DON ALBERTO
Allalba del nono anno di ministero pastorale nella nostra parrocchia,
il nostro Parroco si racconta e riflette sul mondo attuale
Cè chi sostiene che nove anni sono uneternità.
Altri invece vivono ogni anno di questi nove come una nuova sfida, un
nuovo traguardo da raggiungere, ma soprattutto, un nuovo punto da dove
ripartire, facendo tesoro dellesperienza dei precedenti anni, cercando
sempre di migliorare. Allalba del suo nono anno di servizio nella
nostra Parrocchia di Santo Stefano, Don Alberto Franzini si è concesso
ai nostri taccuini per tirare un primo bilancio della sua esperienza nella
nostra Comunità. Programmi, attività nel sociale, famiglia
e vita in Parrocchia, questi i temi trattati nel nostro incontro con Don
Alberto.
Novembre tempo di bilanci, dunque
In questi oltre otto anni come
si è trovato nella nostra comunità, quali difficoltà
ha trovato e quali aspetti positivi in generale ha notato?
Innanzitutto ci sono voluti diversi anni per rendersi conto della
Parrocchia, delle sue potenzialità, dei suoi problemi, della gente,
delle tradizioni e delle tante realtà che la compongono. Le difficoltà
maggiori sono derivate dal fatto che venivo da una vita completamente
diversa da questa, cioè quella della direzione del Centro Pastorale
Diocesano e dellinsegnamento di teologia presso il nostro Seminario,
lo studentato dei Padri Cappuccini e lUniversità Cattolica
di Cremona. Ovviamente a cinquantanni il salto non è stato
indifferente: sono stato catapultato in una Parrocchia abbastanza vasta
senza quasi alcuna esperienza parrocchiale, se non unattività
abbastanza limitata nelle parrocchie di SantImerio e Cristo Re,
entrambe nella città di Cremona.
Quali sono stati i primi punti che ha voluto chiarire, appena arrivato
a Casalmaggiore? Pensa che i parrocchiani abbiano recepito?
Alcune situazioni avevano bisogno di essere definite, mentre altre
si sono definite e si vanno definendo col passare del tempo, sempre che
la Provvidenza mi voglia ancora per un po a Casalmaggiore. La prima
priorità è stata la Casa dellAccoglienza, realtà
complessa avviata dal mio predecessore, una benemerita istituzione che
tuttavia necessitava di alcune messe a punto di carattere logistico, sanitario,
educativo. Dopo la partenza di Don Paolo mi sono trovato nella necessità
di dare una direzione alla Casa dellAccoglienza, incarico che non
ero in grado di assolvere, perché mi sembrava sufficiente il mio
nuovo incarico di parroco. La questione, insieme al Vescovo di allora
Mons. Nicolini, è stata risolta affidando la direzione alla Caritas
diocesana. Gli altri problemi che si presentavano erano essenzialmente
i problemi classici di una qualsiasi Parrocchia: la liturgia, da preparare
con cura, la catechesi, la formazione permanente degli adulti e la carità.
Nei primi due ambiti mi sembra di essere riuscito, con laiuto dei
preti collaboratori e dei parrocchiani, ad impostare correttamente una
certa metodicità: nel campo liturgico, ad esempio, abbiamo dato
vita a due Corali, una di adulti e una di ragazze, che animano le celebrazioni
festive e le solennità più importanti. Per quanto riguarda
il settore della carità, invece, mi trovo un po spiazzato,
in quanto non abbiamo ancora una Caritas parrocchiale e quindi il servizio
è ancora scoperto.
Soffermiamoci un attimo sul problema della catechesi, spesso oggetto
di abbandono dopo la Cresima da parte di molti ragazzi. Qual è
il motivo di questo allontanamento dalla vita cristiana nei giovani, e
come si può fare per attirarli di nuovo verso lOratorio?
Il problema della catechesi ai giovani è molto complesso,
perché sappiamo tutti quali sono le tendenze dei ragazzi di oggi,
in primo luogo quella di concepire la Cresima come un traguardo che spesso
costituisce un momento di distacco dalla vita di Chiesa e di Comunità.
Per ovviare a questo fenomeno sono già state definite alcune linee
a livello nazionale e diocesano per reimpostare il cammino delliniziazione
cristiana. Ritengo, in ogni caso, che il vero problema sia la cultura
di oggi, una cultura molto libertaria, soggettivistica, relativistica,
per cui in ogni settore domina il fai-da-te. Si vive soprattutto di emozioni,
di sentimenti, di piaceri momentanei, mentre manca quella che si potrebbe
definire una proposta educativa seria ed impegnativa, che faccia davvero
innamorare i giovani di Gesù Cristo e del Vangelo. Il tema principale
è la qualità della cultura odierna, che spinge ad un forte
disimpegno in tutti i campi della vita, quasi ad una banalizzazione della
vita stessa.
Recentemente si leggeva sui giornali che in alcuni paesi preti e genitori
si erano accordati per modificare gli orari delle catechesi, che interferivano
con gli allenamenti sportivi e gli impegni dei ragazzi e dei bambini
Questo è un problema organizzativo e secondario. Il vero
obiettivo è come far tornare il messaggio di Gesù affascinante
per le giovani generazioni, a fronte di un mercato che non offre oggi
progetti esistenzialmente credibili. E evidente che se la fede cristiana
diventa una delle tante attività da incastrare nellagenda
quotidiana, allora la fede perde sicuramente di sapore e di qualità.
Se invece il perno, il centro della vita di un giovane è la fede
in Gesù come a Colui che dà senso al vivere umano, allora
possono starci dentro anche lo sport e il divertimento. Ciò che
manca oggi è il senso. Il pane necessario per vivere non manca,
ma manca il pane del senso.
La sua posizione su questo argomento è molto chiara e decisa,
abbiamo notato
Ma lavvicinamento alla fede passa anche dai
luoghi che ospitano la nostra Comunità: quali sono state le principali
iniziative per la conservazione delle strutture architettoniche e dei
beni culturali della Parrocchia?
In materia di conservazione del notevole patrimonio artistico della
nostra Parrocchia, alcune opere sono già state avviate e concluse,
per esempio il restauro delle campane della torre campanaria, limpianto
dilluminazione e il quasi completo restauro della quadreria del
Duomo. Un altro progetto quasi avviato è quello che riguarda lorgano
del Duomo, uno dei più notevoli del nostro territorio casalasco,
per il quale ci sono già pervenuti tre progetti, che si aggirano
intorno ai 200.000 euro e che stiamo valutando in questi giorni. E
già avviata la costruzione di una rampa di accesso al Duomo, per
disabili, anziani e carrozzelle. Cè da pensare soprattutto
al restauro dellex palazzo abbaziale, la cui progettazione è
già stata avviata, ma che richiede finanziamenti per i quali ci
stiamo muovendo. A concorrere a questi finanziamenti è anche la
vendita di tutto lex collegio don Bosco, compreso il suo campo sportivo,
visto che la Parrocchia non ha altre risorse a cui attingere. Siamo ormai
in fase di avanzamento per quanto riguarda lalienazione del campo
e di tutti gli stabili del don Bosco, tranne ovviamente la Casa dellAccoglienza.
A cosa è finalizzato il restauro del palazzo abbaziale?
Il restauro è necessario, dal momento che, se verrà
lasciato ancora in queste condizioni, ledificio negli anni crollerà.
La destinazione è comunque pastorale: sale per incontri formativi,
ristrutturazione delle aule per il catechismo, una rinnovata sede per
larchivio e la preziosa biblioteca parrocchiale, appartamenti per
preti con servizi comunitari
.
Cosa può dire, invece, in ambito culturale?
In tutti questi anni la mia preoccupazione è stata anche
quella di mostrare come la vita di una parrocchia comprenda anche momenti
culturalmente alti: la promozione di conferenze, gli incontri mensili
di Agorà presso il centro post-universitario Santa Chiara sulle
tematiche principali del momento; lofferta ai parrocchiani di concerti
di musica sacra; la programmazione di percorsi di formazione rivolti alle
famiglie su tematiche prettamente educative, grazie anche alla nascita
dellAssociazione delle Famiglie di Santo Stefano.
In questo senso la parrocchia è una specie di oasi nel deserto
nel nostro territorio, dove raramente vengono proposte iniziative culturali
di qualità
E importante introdurre nella vita della gente momenti di
riflessione, che sono soprattutto educativi, dal momento che non si può
vivere solo di Sesso, droga e rockn roll, come si diceva
ai miei tempi. Anche gli stessi viaggi e gite organizzati in questi anni,
sia le mete giornaliere, intitolate Percorsi tra fede e arte,
sia i viaggi lunghi e allestero, non avevano come scopo il puro
divertimento, ma un intento culturale ed educativo. Faccio qualche esempio:
il pellegrinaggio in Terra Santa, in Turchia, in Andalusia, il viaggio
in Grecia, in Portogallo, in Russia, nei grandi santuari dellEuropa,
da Lourdes a Fatima. Ciascuno di questi è stato promosso con lintento
di far conoscere il patrimonio artistico e religioso cristiano, di andare
alle fonti storiche della nostra fede, dal Medioevo e dal Monachesimo,
fino al Rinascimento. Lo scopo, invece, delle gite di un giorno, che hanno
toccato quasi tutte le città vicine, è quello di mostrare
le opere e la cultura che la fede cristiana ha generato, grazie alla passione
cristiana dei nostri padri. Quando una religione od un movimento di pensiero
e di testimonianza di vita, è capace di produrre unarte,
che comprende anche dei capolavori, significa che siamo davanti a fenomeni
vivi e profondi. Larte diventa il segno che la radice che sta sotto
è viva e sostanziale.
Sappiamo che questa sua predisposizione alle attività turistiche
le ha procurato il soprannome di don tour operator...
Meglio questo nomignolo di tanti altri!.
Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione, come si è mossa la
Parrocchia in questi anni?
Grazie allaiuto di don Davide e di molti altri collaboratori
è stata messa a punto la cura degli strumenti della comunicazione
sociale in parrocchia: il giornale parrocchiale è stato rinnovato,
anche graficamente, con la cura dei particolari e soprattutto dei contenuti;
il sito internet è visitato in media da una settantina di persone,
con punte di novanta visite giornaliere; sono stati pubblicati numerosi
fascicoli, in media cinque o sei allanno (siamo ormai giunti al
numero 51), che hanno aiutato la gente a pensare con serietà agli
avvenimenti delloggi, il che è di grande importanza per non
essere vittima dei cosiddetti maitre à penser, i predicatori che
si impongono attraverso i media, non sempre oggettivi nei confronti del
fenomeno religioso in generale, e in particolare del cristianesimo e della
Chiesa cattolica.
Ne ha parlato spesso anche nel suo libro A tutto campo
Sì, il libro rappresenta una sintesi e insieme anche unanalisi
di quanto abbiamo detto. Si tratta di una ripresa analitica di alcuni
pronunciamenti e di alcune riflessioni, in forma di intervista, che il
parroco e la parrocchia hanno elaborato in questi anni, riguardo ad avvenimenti
di portata mondiale e di tematiche. Penso ad esempio al tema dellolocausto
degli ebrei, al quale abbiamo ritenuto di associare anche la memoria di
altri olocausti, dimenticati dalla cultura corrente, come lolocausto
dellaborto, lolocausto degli armeni, lolocausto perpetrato
dai regimi comunisti nel secolo scorso. Penso anche al documento redatto
in occasione dell11 settembre 2001 dai giovani delloratorio,
un documento che era stato intercettato e pubblicato integralmente su
Il Foglio e che aveva portato i giovani a partecipare al programma televisivo
Excalibur. Il libro dunque raccoglie, oltre alle mie riflessioni sui temi
di attualità (come ad esempio le radici cristiane dellEuropa,
il rapporto con lIslam, la presenza dei segni religiosi nellambito
pubblico, la pace cristiana che è altro rispetto allideologia
pacifista, il ruolo dei cattolici nella vita politica
), anche alcuni
interventi pubblici che sono stati diffusi tramite il giornale, il sito
internet, oppure distribuiti in chiesa al termine della messa o in occasione
delle consultazioni elettorali. La Chiesa non è estranea alla vicenda
politica, ovviamente rispettando le competenze e la legittima autonomia
delle realtà terrene, senza comunque dimenticare che lautonomia
della politica dalla Chiesa non vuol dire autonomia dalla morale.
Diciamo però che il suo rapporto con la politica non è stato
facile. Spesso è stato accusato di essere politicamente schierato
Anche il Papa e il Cardinal Ruini sono accusati di fare politica.
Mi trovo in buona compagnia! Del resto la Chiesa non ha soltanto una proposta
spirituale, ma ha elaborato anche una dottrina sociale, alle quale cerco
di ispirarmi e che è ancora troppo spesso sconosciuta a tanti cristiani,
oppure è utilizzata solo in maniera ideologica e strumentale in
base alle proprie opzioni partitiche.
Tutte queste proposte culturali di cui abbiamo parlato, sono state
recepite e accolte adeguatamente dai parrocchiani? Insomma Lei è
contento dei suoi parrocchiani?
Un parroco è sempre contento, ma allo stesso tempo non è
mai contento. Sempre contento perché un gruppo di persone segue
con interesse, maturato sempre più in questi anni, gli incontri
e le iniziative messe in cantiere dalla parrocchia. Mai contento, perché
vorrebbe che laffezione a questi temi fosse maggiore e creasse maggior
opinione anche nella nostra stessa Casalmaggiore, che appare un po
troppo apatica e indifferente di fronte alle grandi tematiche delloggi.
Occorre non impaurirsi mai del numero, ma sfido chiunque a proporre oggi
iniziative culturali di un certo calibro ed ottenere lattenzione
della masse. Limportante è non desistere dalla proposta culturale,
che deve rimanere popolare, ma nello stesso tempo alta e robusta: questo
vale per lomelia della messa, per gli incontri di Agorà,
per la catechesi settimanale, per gli interventi sui media
. E poi
non bisogna dimenticare le tante persone che contribuiscono, volontariamente
e gratuitamente, alla vita della comunità cristiana: dalle catechiste
alle donne che accudiscono le nostre chiese, da coloro che distribuiscono
il giornale parrocchiale ai volontari delloratorio, da chi cura
larchivio parrocchiale a chi presta il suo contributo per lamministrazione
della parrocchia
.
Ci parli proprio della catechesi: come ha voluto impostarlo e quali sono
le priorità?
La catechesi è un momento molto importante per una comunità
cristiana, chiamata ad essere perseverante nellinsegnamento
degli Apostoli, come ci suggeriscono gli Atti degli Apostoli. Quindi
al centro deve rimanere la Parola di Dio, la conoscenza della Sacra Scrittura,
per testimoniarla poi nella vita. Ho voluto dare agli incontri unimpostazione
prevalentemente biblica, senza fermarci, ovviamente, al testo biblico,
ma attualizzandolo nella nostra vita.
Quindi giustamente dobbiamo impegnarci con assiduità a ritrovare
le nostre radici, in modo da capire meglio aspetti della nostra fede e
della nostra vita, che acquistano un senso vero e profondo se radicate
nella tradizione.
Certo, le nostre fondamenta sono importantissime ed è urgente
riscoprirle e valorizzarle, cosa che manca nellItalia e nellEuropa
di oggi, che si rifiuta di riconoscerle, ma che ne ha assoluto bisogno
per dar forma e contenuto alla propria identità, che sta smarrendo.
A questo proposito anticipo che verranno organizzati due viaggi, proprio
alla scoperta delle radici cristiane dellEuropa. Il primo avrà
come meta la Polonia, sui passi di Giovanni Paolo II. Oltre allapprendimento
della grande eredità che questo Papa ci ha lasciato, si visiteranno
i luoghi significativi della sua vita. Un viaggio nel cuore dellEuropa
aiuta a riscoprire le radici cristiane di noi europei. Laltro viaggio
previsto per lanno prossimo avrà come meta il Benelux, alla
scoperta dei grandi monumenti cristiani del centro e del nord dellEuropa
e dellarte fiamminga in particolare.
E in campo sociale come si è mossa in questi anni la parrocchia?
Insieme alloratorio abbiamo promosso attività di una
certa consistenza: il Grest e l ACR per i bambini, il doposcuola,
che da tre anni è portato avanti da generosi volontari, lAssociazione
Famiglie di Santo Stefano, che ripropone in sede locale le istanze del
Forum Nazionale dellAssociazione Famiglie, lAssociazione della
San Vincenzo, a cui abbiamo assegnato una sede sotto il campanile del
Duomo e che eroga cibi e vestiario alle persone in difficoltà,
gli aiuti caritativi che il Parroco fa personalmente, anche in forma di
prestito, per situazioni personali e familiari di particolare difficoltà
e che rimangono ovviamente coperte da discrezione. Inoltre, grazie alla
Fondazione per lassistenza ai minori, abbiamo aperto un Micronido,
che viene incontro ai bisogni delle nostre famiglie. Proprio in questi
giorni è giunta notizia che le suore Ancelle della Carità
non potranno più gestire la scuola materna, per mancanza di personale.
Dopo aver discusso a lungo con la direzione di Brescia delle Ancelle della
Carità e la diocesi di Cremona, a cui dobbiamo un sentito ringraziamento,
questultima si prenderà carico della direzione dellasilo
tramite la cooperativa diocesana Cittanova a partire dal settembre 2006.
Con questo nuovo accordo Casalmaggiore potrà ancora usufruire dellausilio
delle Ancelle della Carità.
A proposito di scuola, si era parlato di una possibile apertura a Casalmaggiore
di una scuola elementare di ispirazione cattolica
Lidea non è mai stata abbandonata e ci si sta pensando
da un paio danni. Le principali difficoltà sono logistiche,
per la difficoltà di trovare un luogo idoneo, e finanziarie, a
causa della mancanza di fondi statali verso le scuole non statali, il
che rende difficoltosa la libertà educativa delle famiglie. Se
si riuscirà ad attivare il progetto, di certo la scuola costituirà
una risorsa culturalmente importante per il nostro territorio.
Quindi una proposta di libertà educativa
La costituzione italiana, come tutte le grandi costituzione europee,
parla di libertà educativa dei genitori, cioè parla della
possibilità di mandare i propri figli nella scuola che è
maggiormente in sintonia con il patrimonio e la visione educativa delle
rispettive famiglie. In Italia però sulle scuole non statali grava
ancora una cappa ideologica, perché si pensa che la scuola pubblica
sia solo quella a gestione statale, quando in tutta Europa, in America
e in altre parti del mondo le scuole sono gestite non solo dallo stato,
ma anche da associazioni ed enti privati. Il compito dello stato deve
essere quello di garantire al cittadino unistruzione adeguata alle
sue esigenze e alle esigenze della società, e qualsiasi monopolio
statale dellistruzione rappresenta un impoverimento della stessa
società. Lo stato non dovrebbe impedire, anzi è chiamato
a favorire, secondo il principio di sussidiarietà, gli enti e le
persone che volessero aprire scuole conformemente alle leggi quadro dello
stato. E compito delle stato mantenere il pluralismo educativo e
scolastico, che attualmente in Italia fa molta fatica ad esistere, in
conseguenza di perduranti pregiudizi ideologici, di gramsciana memoria.
Come si possono trovare le risorse per portare avanti questo progetto?
Le risorse innanzitutto vengono dalle rette che le famiglie pagano
per listruzione dei figli, perché in Italia le scuole non
statali non sono sovvenzionate dallo stato, se non in misura minima. Ulteriori
fondi possono arrivare da quelle famiglie che credono nella sfida educativa
di una scuola di ispirazione cattolica, oppure da aziende o enti che sono
interessati a iniziative di questo tipo.
Abbiamo parlato di tante iniziative, ma la parrocchia ha anche una
sua routine
Certamente. La preoccupazione prima di una parrocchia è la
cura della formazione alla fede cristiana, con i mezzi più semplici
e tradizionali: la Messa festiva, la celebrazione dei Sacramenti, i funerali,
lincontro con le famiglie in difficoltà e che attraversano
momenti di dolore, la visita ai malati, gli incontri con le persone: tutto
questo porta a stare a diretto contatto con la gente. Penso che al di
là di tutto la parrocchia sia ancora quella istituzione ben radicata
sul territorio, che, privato della sua presenza, sarebbe di certo meno
ricco anche dal punto di vista sociale. La realtà della parrocchia
si incrocia, nei momenti belli come nei momenti difficili, con la vita
delle persone e rappresenta ancora un punto di riferimento forte, per
tanti forse lunico.
Ha mai avuto rimpianti o momenti di nostalgia?
Rimpianti sinceramente non ne ho mai avuti. Qualche punta di nostalgia
per la vita dello studio cè stata, ma certamente la vita
parrocchiale e pastorale è molto più ricca e provocatoria.
Personalmente credo di essere maturato molto più negli otto anni
di ministero a Casalmaggiore che nei venticinque anni dinsegnamento.
Ma aggiungo anche che senza i tanti anni di studio e di insegnamento sarei
stato molto più sprovveduto nellarte pastorale.
Che cosa raccomanda in particolare ai parrocchiani?
Che si innamorino un po di più di Gesù Cristo
e del Vangelo e che si rendano conto della grande fortuna che hanno di
appartenere alla Chiesa Cattolica, la quale, nonostante i limiti e i difetti
della sua storia, ha prodotto una santità popolare, una sapienza
di vita, unarte, un patrimonio educativo, che non ha eguali al mondo.
Bisogna proprio essere fuori dalla realtà per ostinarsi a coltivare
un pensiero anticlericale, come succede ancora nella nostra Italia. La
Chiesa è troppo radicata nella nostra terra per nutrire o far sorgere
atteggiamenti anticlericali. Non che tutti debbano diventare cristiani,
il che certo non mi rattristerebbe: ma bisogna essere miopi e culturalmente
disonesti per non riconoscere la presenza di valore e di testimonianza
della Chiesa cattolica nella società italiana, che anche gli avversari
più seri riconoscono. Basti pensare ai plausi che la stragrande
maggioranza dei parlamentari italiani ha tributato a Giovanni Paolo II
in occasione del suo discorso di due anni fa al Parlamento.
La conclusione la riserviamo sui temi di attualità: coppie di
fatto, famiglia
Lo stato non può trascurare lesistenza delle coppie
di fatto, ma non cè bisogno di equipararle alla famiglia
fondata sul matrimonio. La famiglia è sicuramente cambiata rispetto
alla generazione precedente, anche a causa dellintroduzione di leggi
quali: il divorzio, reso sempre più facile e che ha contribuito
a modificare lidea di stabilità e di responsabilità;
e laborto, che affidando alla sola donna il potere di scelta, ha
finito per creare una sostanziale disimmetria fra uomo e donna. Il clima
relativistico di oggi mette in questione tutte le scelte fondamentali
della vita, le quali, anziché affascinare e attrarre, mettono paura
e generano ritorni adolescenziali. E cambiata la scala dei valori:
oggi al primo posto cè il profitto, il guadagno, lapparenza,
piuttosto che la bontà o la giustizia o la bellezza. In Italia
non è mai iniziata una vera politica a favore della famiglia, che
si è trovata abbandonata a se stessa. Invece di chiedere il riconoscimento
delle coppie di fatto o addirittura delle coppie omosessuali e la loro
equiparazione alla famiglia naturale, la politica e la società
dovrebbero avere più a cuore i veri problemi della famiglia, secondo
i principi della costituzione italiana. Se vien meno la famiglia, è
lintera impalcatura della società a crollare. Torna in primo
piano la sfida educativa: leducazione è la vera emergenza
dellItalia di oggi, come un recente appello, al quale cordialmente
mi associo, mette in evidenza.
Lucotti Antonio
Abelli Martina
Belluzzi Giuseppe
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