"El corazón è rimasto in Andalusia"
Dal 12 al 19 settembre u.s. una quarantina di persone ha partecipato al viaggio in Andalusia, organizzato dalla nostra parrocchia.
da "Ritrovarci": anno XXVIII - numero 4 - dicembre 2005

Maria Grazia Cavalca

El corazón è rimasto in Andalusia
Dal 12 al 19 settembre u.s. una quarantina di persone ha partecipato al viaggio in Andalusia, organizzato dalla nostra parrocchia.

Dopo un viaggio tranquillo su aerei della nostra compagnia di bandiera, la Spagna ci accoglie con i colori giallo e rossastro del suo paesaggio ondulato, gli alberi bassi e i cespugli di arbusti, le piantagioni sparse di ulivi, cotone e sughero, con la ricchezza mai sgradevole dei suoi contrasti, con la vitalità e la vivacità che la distinguono.
Nella prima città visitata, Ronda, divisa in due dal tajo, un affascinante e profondo orrido attraversato dal Ponte Nuovo, l'edificio religioso più significativo è la Chiesa di S. Maria Maggiore, o dell'Incoronazione, con il coro barocco e il maestoso baldacchino dell'altare maggiore, una scultura in legno di pino rosso, in cui ogni dettaglio è un'opera d'arte. La Plaza de toros costituisce invece l'edificio più rappresentativo della città. Ancora oggi nel mese di settembre in questa arena, la più antica della Spagna, si svolge la tradizionale corrida Goyesca, tanto celebrata da Ernest Hemingway come uno spettacolo soprattutto di grande eleganza, in cui rivive l'anima spagnola.
Gibilterra, accogliendoci con un vento gelido e una pioggerella insistente, ci ricorda di essere un possedimento inglese; in compenso ci regala la bellezza eterea delle sue grotte naturali, sorvegliate dalle scimmiette beneauguranti, che scorazzano libere tra i turisti.
Ritroviamo il sole a Siviglia, adagiata sulle sponde del Guadalquivir; in essa si fondono armoniosamente la cultura araba e quella cristiana. La cattedrale, la terza al mondo per estensione dopo S. Pietro a Roma e S. Paolo a Londra, è un'opera "concepita da folli e costruita da titani", come è stato detto, che rappresenta insieme alla Giralda l'essenza della città. ? insieme museo di bellezze e tempio che invita al raccoglimento, ad esempio con il retablo dorato, "libro" stupendo del Vecchio e del Nuovo Testamento. Il più importante edificio civile di Siviglia è l'Alcazar, il palazzo fortezza dei principi musulmani, ingrandito poi dai re spagnoli, incantevole per la filigrana dei suoi stucchi, la levità delle colonne, i lussureggianti giardini. Nella grandiosa piazza di Spagna, posta nel parco di Maria Luisa, un gruppo di ragazze nei tradizionali abiti sgargianti del flamenco riesce a monopolizzare l'attenzione di tutti e le macchine fotografiche scattano a raffica. La visita alla Chiesa della Esperanza Macarena, cominciata un po' in sordina, si va man mano trasformando, grazie alla nostra guida Lola, in una esperienza intensa e ricca di emozioni: attraverso le sue parole assistiamo alla processione del Venerdì Santo per le vie della città: "cogliamo" il silenzio estatico della folla ai lati delle strade, "vediamo" avanzare prima il carro di Gesù condannato a morte e poi quello della Vergine col suo lungo preziosissimo manto, "immaginiamo" la fatica spossante ma gioiosa dei portantini nascosti sotto i carri stessi.
Il giorno successivo ci attende Cordoba, antica sede dei successori di Maometto, i califfi. È una città straordinaria col suo ponte romano, il quartiere arabo e la piccolissima moschea, il quartiere ebraico e la sinagoga, ma soprattutto con l'imponente moschea-cattedrale: il "professor" Julio ci guida nella selva di colonne, sotto gli archi moreschi intrecciati, lungo le navate dai soffitti lignei a cassettoni della primitiva moschea, fino alla cattedrale, al cuore cristiano dell'edificio, ricavato proprio nella parte centrale del tempio musulmano. Le due realtà architettoniche, incredibilmente fuse, stupiscono e affascinano.
Infine Granada con l'Alhambra, la "Rossa", così chiamata dal colore delle terre ferruginose su cui è eretto il complesso monumentale, dove scorre la magia sensuale dei racconti delle "Mille e una notte". In questa fastosa corte, ultima sede musulmana in Europa, grazia raffinatezza eleganza dominano ovunque e il mormorio lieve dell'acqua delle fontane e delle vasche costituisce la dolce musica di sottofondo: questi specchi d'acqua pressoché immobile, in cui si riflettono gli edifici e la vegetazione circostante, racchiudono -come ha detto un poeta arabo- la vita misteriosa di tutto il complesso. Nel patio de los Leones, l'immagine più famosa dell'Alhambra, il contrasto tra la prestanza dei leoni che circondano la fontana e l'accuratezza della decorazione, quasi un lungo merletto, esaltata dall'eleganza delle 124 colonne, diventa icona della vita del sultano: qui egli trascorreva nelle delizie il suo tempo lontano dalla vita ufficiale, ma qui ordiva anche sanguinose congiure contro i suoi nemici.
Nel complesso dell'Alhambra spicca l'incompiuto Palazzo rinascimentale di Carlo V, un possente quadrato, in cui è inserito un grande cortile circolare, che vorrebbe essere la realizzazione architettonica dell'impossibile, una sorta di quadratura del cerchio. Il vicino Generalife, propriamente il Giardino dell'Architetto, residenza di svago dei sovrani di Granada, ci accoglie con una serie di patii e di rigogliosi viali, di orti e di giardini.
Si completa la visita di Granada con la Cartuja, la Certosa, in cui l'esuberanza barocca della Chiesa contrasta con l'austerità della Sala Capitolare e del Refettorio; poi con la grandiosa cattedrale, oggi in restauro, e la Cappella Reale, dove sono sepolti i re della Reconquista cattolica della Spagna, Ferdinando e Isabella.
Ultima sosta a Malaga per una visita alla bella cattedrale.
Lasciamo così l'Andalusia, che ci ha conquistato con le sue bellezze, con la sua vita -e perché no?- con i suoi spettacoli di flamenco.
Giunta alla fine di questo sintetico resoconto, sento il dovere e il piacere di ringraziare don Alberto, sempre disponibile verso tutti con la parola e con il gesto; inoltre la sua conoscenza della lingua castigliana e il suo sguardo attento sono stati preziosi nel dare indicazioni allo "svagato" autista catalano del pullman: a la derecha (a destra), a la izquierda (a sinistra), todo recto (sempre dritto), frena frena.
Alla prossima, olé.

Maria Grazia Cavalca


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