Dovevano andare il aereo e ci sono andati in pullmino; dovevano essere
in venti e sono andati in sette; dovevano andare con la parrocchia di
Vicoboneghisio e, invece, sono andati da soli. Sembrava un disastro, un
macello; eppure è stato il viaggio più fantastico che ci
potesse essere. Proprio come, dopo aver fatto a pezzettini tanta frutta,
improvvisa, inaspettata nasce la più buona delle macedonie.
Questo, in sintesi, il diario di quei giorni.
Assisi: la prima tappa nella città del poverello che nell'umiltà
del crocifisso, senza averne l'intenzione, ha dato vita ad uno dei più
grandi movimenti della storia della Chiesa. Una cittadina ricca di arte
e di spiritualità. Il gruppo è stato ospitato dalle Suore
Missionarie fondate nel XVIII dal giovane frate conventuale casalasco
padre Giuseppe Antonio Marcheselli.
Sorrento: seconda tappa. Una notte in un campeggio che lentamente scendeva
sul mare dominato dalla sagoma lontana del Vesuvio. Qui il primo bagno
nell'acqua trasparente e dai riflessi di smeraldo dopo aver percorso tutta
la strada della costiera amalfitana (Maiori, .Minori, Postano
).
Terza tappa: i giorni a Ricadi in una casa (con piscina) con vista sul
mare e immersa nella vegetazione quasi tropicale del sud Italia. Ogni
giorno cambiare spiaggia: ora la scogliera, ora il bianco della sabbia
finissima. Sempre tersissima l'acqua mostrava le ombre e il fondo: la
bellezza di Capo Vaticano e il fascino di Tropea. L'escursione a Reggio
Calabria per vedere di là dallo stretto la Sicilia e per ammirare
i bronzi di Riace e per sostare, nel ritorno a Serra San Bruno, sulle
orme del grande santo tedesco e visitare la Certosa tra le montagne con
un cambio di paesaggio impressionante.
Quarta tappa: Roma. Il Vaticano e la preghiera sulla tomba di Giovanni
Paolo II. La cappella Sistina, la cupola di Michelangelo. La Roma di piazza
Navona, delle grandi basiliche, delle stupende fontane.
Infine il rientro con, tanto per gradire, la Firenze del Brunelleschi,
di Dante e di Ponte Vecchio.
Una bella macedonia, gustata anche un po' per ripicca.
Quel giorno in cui, infatti, abbandonato e un po' tradito, il prete disse
ai pochi fedeli: "Siete rimasti in sei. Ora se volete che stiamo
a casa: sia! Non c'è più il bel gruppo che avevo promesso.
Ma se volete ho qualcosa di super da proporvi
". Detto. Fatto!
Cosa resterà di questi giorni non si sa. Sicuramente un bel ricordo.
Poi, si spera, la memoria dei discorsi, importanti e profondi fatti sulla
terrazzina della camera dei ragazzi. Infine, la speranza che l'esperienza
comune di questo viaggio serva per non perdersi di vista ora che il nuovo
anno di oratorio inizia e che sia di sprone per continuare ad crescere
insieme nella compagnia del Maestro. E chissà che il prossimo anno
a chi rimasto a casa non venga voglia di recuperare una occasione perduta.
Anche perchè il posto ben si adatta anche per le famiglie
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