"Cara mia città, apri gli occhi"
 
da "Ritrovarci": anno XXVIII - numero 2 - maggio 2005

Lettera firmata e risposta di don Davide

Caro "Ritrovarci",
vorrei ringraziarti per darmi la possibilità di esprimere pareri e opinioni sulla mia città nativa, sulla città dove ho speso tutta la mia gioventù, la mia città!
Ho visto Casalmaggiore con due facce: la prima da adolescente, senza problemi, pensieri, bastava avere un pallone tra le mani che… ecco fatto: il gioco! Ecco uno splendido sorriso stampato sul viso di un piccolo bimbo che vedeva tutta la sua vita girare attorno ad un pallone: bastavano due calci e un pomeriggio si tramutava in un istante in una sera; poi tutti a casa.
La seconda faccia… quella più dura, più difficile da accettare, quella che ci fa tanto rimpiangere quei pomeriggi tanto importanti a cui non davo importanza perché erano troppo normali per un bambino: era tutto così semplice, senza i pensieri che non fossero quelli per un goal sbagliato a porta vuota.
E allora mi chiedo, che cosa è Casalmaggiore ora da un'altra prospettiva? Perché, mi spiace dirlo, ma più imparo a conoscerla più vorrei girare le spalle a questa realtà che lascia sempre più a desiderare.
Sono giovane, giro intorno a questa città, mi sforzo di cercare qualcosa che mi interessi e non trovo che le porte dei bar aperte e mi ci affaccio dentro e vedo ragazzi della mia stessa età con lo sguardo perso nel vuoto e che se solo chiedi loro cosa ne pensano, ti rispondono che è un paese del… caspio.
E non mi sento di dare loro torto perché se prima bastava un pallone per rendermi felice, ora con tutte le privazioni e i pochi interessi che ci offre questa città siamo diventati schiavi di un bar e di tutto ciò che po' comportare uno stupido ambiente pubblico.
Voglio precisare che non ho niente contro questi, ma solamente dire che una birra, o una sigaretta consumata affianco ad esso non è sinonimo di saggezza o non mi insegna niente che possa essere utile per un mio domani. Non vorrei mai vedere mio figlio appoggiato al bancone di un bar, come non vorrei ritrovarmi a riparare a questo enorme ma sottovalutato problema fra 50 anni. Perciò cara mia città, apri gli occhi e vedi cosa fare perché il tuo futuro siamo noi giovani.

Lettera firmata

***

Comunicare e condividere le proprie aspirazioni e le proprie incertezze è atto di coraggio; e se queste sono i pensieri - come tu dici - anche di altri è allora pure un servizio perché dai voce a chi ancora non parla. Se la Casalmaggiore adulta è un brutto risveglio, fuggire serve a poco perché il problema non è fuori di te. Aspettare un cambiamento serve a poco perché certe realtà non cambiano da sole. La questione è dentro di te, dentro di noi. Casalmaggiore non è proprietà di nessuno: è di tutti. Tutti possono dire la propria per volerla diversa. La vuoi diversa? Sei tu che deve cominciare a cambiarla. Non sai da dove partire per cambiare qualcosa? Comincia a cambiare la tua mentalità. Basta attendere: è ora di cominciare a fare e la prima azione è il pensiero, pensare e riflettere con la propria testa. Se il bar non è tutto, guardati attorno. Messaggi positivi ce ne sono e non solo nel volontariato. O l'Oratorio che hai frequentato raccontava solo di quattro calci ad un pallone? Forza allora. E non aver paura di ritrovarti da solo( perché per un po', probabilmente lo sarai) perché la solitudine è il minor prezzo da pagare per uscire dal gregge.

Don Davide


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