Da tempo, non smentito, condivido con i tanti genitori che di passaggio
accosto in Oratorio la preoccupazione sulle "disfunzioni" dei
bambini, dei ragazzi e dei giovani di oggi.
Intendiamoci: non si tratta della solita tesi catastrofista del "chissà
dove andremo a finire" o del "
e pensare che un giorno
saranno loro a doverci governare". Sono, infatti, ben consapevole
che ogni generazione ha guardato con sospetto le nuove leve: mio nonno
era preoccupato guardando a mio padre, il quale, da parte sua, non ha
ancora smesso di guardare preoccupato a me e alla mia generazione.
Ma si tratta, invece, di chiedersi se rassegnarsi o reagire.
Tanti sembrano non vedere nulla.
Tanti altri, al contrario, sono d'accordo quando faccio notare che i ragazzi
in quarta elementare hanno ancora parecchie difficoltà a leggere
e scrivere (a me in seconda è stato richiesto di superare l'esame
di dettato); tanti concordano nell'osservare che i ragazzi di oggi hanno
difficoltà a rapportarsi con lo spazio (non sempre sono padroni
dei concetti di "sopra", "sotto", "davanti",
"dietro" - lo noto in chiesa, nell'organizzare file e processioni)
e con il tempo (quasi mai accettano un impegno perché non sono
in grado di stabilire in anticipo se saranno liberi o occupati); conosco
ragazzi che frequentano con successo le scuole superiori ma che non hanno
mai riparato una camera d'aria, piantato un chiodo, annodato due funi
per ricavarne una più lunga, che non sono in grado di distinguere
una zappa da una vanga o un pomodoro da un ravanello.
Datemi dell'esagerato ma esagerato non sono. E' proprio così, potrei
affermarlo con nomi e cognomi e testimoni al seguito. Credo che, con tutti
questi episodietti, se avessi un po' di verve potrei allestire uno show
alla Beppe Grillo.
Ma dopo le risate
l'amarezza.
Non è possibile!
Io mi vergogno di non riuscire a trasmettere alle nuove generazioni quei
pochi concetti, quella minima confidenza con il mondo circostante, quelle
radici agricole e padane che mezzo secolo fa erano il pane quotidiano
dei miei genitori. Nozioni elementari imparate a fianco del vicario dell'oratorio,
assimilate aiutando lo zio nel campo, fatte mie fidandomi dell'unica maestra
che si chiamava Maria come la mia mamma e che mamma spesso per sbaglio
chiamavo. Trasmettere quella fede semplice che nell'adolescenza mi ha
fatto sentire in colpa quando non andavo all'adunanza e che mi portava
tutte le sere di giugno alla S. Messa del Sacro Cuore con i giovani a
cantare dietro l'altare, nel piccolo coro.
Ma come vorrei che altri provassero la stessa vergogna. E altri come me
vorrei trovassero lo spunto di mettersi insieme per dire basta!
Se una pianta si vede dai frutti e i frutti sono quelli di ragazzi che
non sono più capaci di usare una sedia perché nessuno gli
spiega che sulle sedie si sta seduti, e nessuno interviene più
per correggerli, e nessuno spiega più che non ci si alza in piedi
in aula (di catechismo) senza chiedere il permesso, se i frutti sono questi
allora dico che è la pianta che va risanata. Se le nostre teorie
educative producono questo allora dico semplicemente che stiamo sbagliando
teorie. E se qualcuno dice che non è così o che non è
dappertutto così, bene! motivi questa affermazione, la circostanzi,
perché le mie argomentazioni - lo si sappia - sono fondatissime:
tantissimi incontri, occasionali e no, con genitori e ragazzi, di ogni
tipo e colore (etnico e politico).
E la colpa la dò ai genitori. E attenti: siate contenti - genitori
- quando qualcuno dà ancora la colpa a voi perché è
una colpa che ha il sapore di un incarico, di una rinnovata fiducia, di
un incoraggiamento che dice: "Tocca a voi! Solo voi potete fare qualcosa".
Se qualcuno vi dà la colpa significa che quel qualcuno non vuole
spodestarvi dal diritto innato di essere educatori dei vostri figli. Perché
se diamo la colpa alla società o alla scuola o allo stato, sotto
sotto, serpeggia l'idea che la titolarità dell'educazione è
della società o della scuola o dello stato. Non è così.
E sappiatelo che se la scuola non va, voi avete il diritto (e anche il
dovere) di farvene una come volete voi perché in Italia la Costituzione
garantisce la libertà scolastica.
E se la società sportiva non va (non parlo di quelle locali che
sono tutte degnissime) fondatevene una voi!
E se è il politico a non capire nulla (e non è il caso di
quelli locali) perché non fate una lista politica voi?
Non lo fate? Ecco allora perché è colpa vostra. Basta! scaricare
le colpe sugli altri (che pure senza peccato di origine non sono), sulla
scuola, sul comune, sui preti perché è un modo per delegare
compiti educativi indelegabili.
Come fare poi ad educare alla fede se non si educa più ad essere
uomini?
E se tanti sembrano non vedere nulla, tanti sono d'accordo; ma quanti
saranno pronti a reagire? Il colmo sarebbe che tale rivoluzione partisse
proprio da Casalmaggiore, placida cittadina adagiata placidamente sugli
stanchi argini del placido Po.
Ma la Provvidenza mi ha abituato a certi scherzi!
Don Davide
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