Di fronte alle paure e alle insicurezze culturali e comportamentali dei ragazzi
" Io la colpa la dò ai genitori"
Una colpa che, però, ha il sapore di un mandato rinnovato.
da "Ritrovarci": anno XXVIII - numero 2 - maggio 2005

di Don Davide

Da tempo, non smentito, condivido con i tanti genitori che di passaggio accosto in Oratorio la preoccupazione sulle "disfunzioni" dei bambini, dei ragazzi e dei giovani di oggi.
Intendiamoci: non si tratta della solita tesi catastrofista del "chissà dove andremo a finire" o del "…e pensare che un giorno saranno loro a doverci governare". Sono, infatti, ben consapevole che ogni generazione ha guardato con sospetto le nuove leve: mio nonno era preoccupato guardando a mio padre, il quale, da parte sua, non ha ancora smesso di guardare preoccupato a me e alla mia generazione.
Ma si tratta, invece, di chiedersi se rassegnarsi o reagire.
Tanti sembrano non vedere nulla.
Tanti altri, al contrario, sono d'accordo quando faccio notare che i ragazzi in quarta elementare hanno ancora parecchie difficoltà a leggere e scrivere (a me in seconda è stato richiesto di superare l'esame di dettato); tanti concordano nell'osservare che i ragazzi di oggi hanno difficoltà a rapportarsi con lo spazio (non sempre sono padroni dei concetti di "sopra", "sotto", "davanti", "dietro" - lo noto in chiesa, nell'organizzare file e processioni) e con il tempo (quasi mai accettano un impegno perché non sono in grado di stabilire in anticipo se saranno liberi o occupati); conosco ragazzi che frequentano con successo le scuole superiori ma che non hanno mai riparato una camera d'aria, piantato un chiodo, annodato due funi per ricavarne una più lunga, che non sono in grado di distinguere una zappa da una vanga o un pomodoro da un ravanello.
Datemi dell'esagerato ma esagerato non sono. E' proprio così, potrei affermarlo con nomi e cognomi e testimoni al seguito. Credo che, con tutti questi episodietti, se avessi un po' di verve potrei allestire uno show alla Beppe Grillo.
Ma dopo le risate… l'amarezza.
Non è possibile!
Io mi vergogno di non riuscire a trasmettere alle nuove generazioni quei pochi concetti, quella minima confidenza con il mondo circostante, quelle radici agricole e padane che mezzo secolo fa erano il pane quotidiano dei miei genitori. Nozioni elementari imparate a fianco del vicario dell'oratorio, assimilate aiutando lo zio nel campo, fatte mie fidandomi dell'unica maestra che si chiamava Maria come la mia mamma e che mamma spesso per sbaglio chiamavo. Trasmettere quella fede semplice che nell'adolescenza mi ha fatto sentire in colpa quando non andavo all'adunanza e che mi portava tutte le sere di giugno alla S. Messa del Sacro Cuore con i giovani a cantare dietro l'altare, nel piccolo coro.
Ma come vorrei che altri provassero la stessa vergogna. E altri come me vorrei trovassero lo spunto di mettersi insieme per dire basta!
Se una pianta si vede dai frutti e i frutti sono quelli di ragazzi che non sono più capaci di usare una sedia perché nessuno gli spiega che sulle sedie si sta seduti, e nessuno interviene più per correggerli, e nessuno spiega più che non ci si alza in piedi in aula (di catechismo) senza chiedere il permesso, se i frutti sono questi allora dico che è la pianta che va risanata. Se le nostre teorie educative producono questo allora dico semplicemente che stiamo sbagliando teorie. E se qualcuno dice che non è così o che non è dappertutto così, bene! motivi questa affermazione, la circostanzi, perché le mie argomentazioni - lo si sappia - sono fondatissime: tantissimi incontri, occasionali e no, con genitori e ragazzi, di ogni tipo e colore (etnico e politico).
E la colpa la dò ai genitori. E attenti: siate contenti - genitori - quando qualcuno dà ancora la colpa a voi perché è una colpa che ha il sapore di un incarico, di una rinnovata fiducia, di un incoraggiamento che dice: "Tocca a voi! Solo voi potete fare qualcosa". Se qualcuno vi dà la colpa significa che quel qualcuno non vuole spodestarvi dal diritto innato di essere educatori dei vostri figli. Perché se diamo la colpa alla società o alla scuola o allo stato, sotto sotto, serpeggia l'idea che la titolarità dell'educazione è della società o della scuola o dello stato. Non è così.
E sappiatelo che se la scuola non va, voi avete il diritto (e anche il dovere) di farvene una come volete voi perché in Italia la Costituzione garantisce la libertà scolastica.
E se la società sportiva non va (non parlo di quelle locali che sono tutte degnissime) fondatevene una voi!
E se è il politico a non capire nulla (e non è il caso di quelli locali) perché non fate una lista politica voi?
Non lo fate? Ecco allora perché è colpa vostra. Basta! scaricare le colpe sugli altri (che pure senza peccato di origine non sono), sulla scuola, sul comune, sui preti perché è un modo per delegare compiti educativi indelegabili.
Come fare poi ad educare alla fede se non si educa più ad essere uomini?
E se tanti sembrano non vedere nulla, tanti sono d'accordo; ma quanti saranno pronti a reagire? Il colmo sarebbe che tale rivoluzione partisse proprio da Casalmaggiore, placida cittadina adagiata placidamente sugli stanchi argini del placido Po.
Ma la Provvidenza mi ha abituato a certi scherzi!

Don Davide


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