"Il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza è finalizzato
alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale
per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita,
lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia
e dell'adolescenza, privilegiando l'ambiente ad esse più confacente
ovvero la famiglia naturale, adottiva o affidataria, in attuazione dei
princípi della Convenzione sui diritti del fanciullo"?
Questo è quanto recita una parte della legge 285 della Costituzione
resa esecutiva per dare disposizioni per la promozione di diritti e di
opportunità per l'infanzia e l'adolescenza.
Affidandosi ai principi della legge anche i comuni di Casalmaggiore e
Rivarolo del Re hanno dato vita a un progetto di affido. Una famiglia
può prendere in affido temporaneo (da qualche ora a più
di un anno) un minore con difficoltà (economiche, familiari,
),
finché la situazione non viene superata e il ragazzo può
tornare nella propria famiglia. Le modalità di affido sono molte
e i tempi dell'affidamento (durata in cui il ragazzo risiede nella famiglia
a cui è stato affidato) sono vari.
Grazie al tempo dedicatoci gentilmente dall'Assessore ai Servizi Sociali
Ermelinda Casali e dall'Assistente Sociale Greta Bonesi, abbiamo potuto
inoltrarci nel progetto "Una sola famiglia a volte non basta",
iniziativa da poco intrapresa dal nostro Comune.
Com'è nata l'idea di un progetto di affido in territorio casalasco?
Abbiamo riscontrato nel territorio di Casalmaggiore l'esigenza di
creare una rete di famiglie disposte ad aiutare altri nuclei familiari
in difficoltà ad accudire i figli. E' importante che questo avvenga
all'interno della realtà locale, per non costringere i minori interessati
a recarsi molto lontano dalla famiglia di origine, o addirittura in comunità.
La vicinanza, oltre che facilitare l'affido in termini pratici, permette
di mantenere contatti più stretti tra le due famiglie.
Inoltre in linea di principio siamo convinti che una società che
non si prenda cura dei propri minori sia una società senza futuro.
E' stata effettuata una ricerca mirata nel territorio?
Sono state interpellate alcune associazioni e centri che potessero fornire
informazioni al riguardo ed è stata compiuta un'indagine dettagliata
su tutte le famiglie della zona. Ne è emersa un'esigenza soprattutto
di "affido part-time". Tuttavia non mancano le situazioni che
richiedono un affido a tempo pieno.
A chi vi appoggiate per garantire questo servizio?
Inizialmente ci siamo appoggiati alla banca dati sulle famiglie di Cremona,
nella quale il progetto affido è già partito da diversi
anni, ma il nostro servizio funziona da sé. Comunque abbiamo interpellato
le parrocchie e alcune associazioni per pubblicizzare l'iniziativa. I
fondi che riceviamo sono statali e vengono a noi grazie alla legge 285.
Cosa deve fare una famiglia interessata ad accogliere in affido un
minore?
Dopo aver manifestato la propria volontà di partecipare, ogni famiglia
viene valutata dal punto di vista psicologico e socio-economico, per poi
essere assegnata al minore con esigenze idonee al suo tipo di disponibilità.
Tutto questo con l'aiuto degli esperti: l'operatore del servizio di affido,
per la valutazione delle famiglie affidatarie, l'assistente sociale del
territorio per individuare i bisogni delle famiglie in difficoltà.
Le famiglie saranno aiutate da un contributo comunale e affiancate da
uno psicologo. L'esperto preparerà le famiglie al compito che si
dovranno assumere.
Ci teniamo però a precisare che l'iniziativa è rivolta anche
a single o anziani che desiderino mettere un po' del loro tempo a disposizione
di un bambino, anche solo per accompagnarlo a scuola.
Come spiegare ad un bambino che dovrà lasciare i genitori per
recarsi in un'altra casa?
Questo naturalmente rientra nei compiti dello psicologo. Al bambino si
spiega con calma e senza traumi che dovrà lasciare la famiglia
per più o meno tempo, sottolineando che si tratta solo di una soluzione
temporanea.
La difficoltà maggiore è mantenere i contatti con la famiglia
originaria. In questo si è comunque aiutati dai responsabili del
servizio, che fungono da tramite.
Sono già pervenute adesioni all'iniziativa?
Il progetto è partito da circa un mese e abbiamo già ricevuto
la disponibilità di cinque famiglie. La cosa ci ha piuttosto stupito,
non ci aspettavamo dalla popolazione casalasca questo tipo di adesione.
Chi e come verrà valutata l'efficienza del progetto?
Organizzeremo riunioni tra famiglie affidatarie, per potersi confrontare,
aiutare nei momenti di difficoltà e constatare la validità
del progetto. Ci saranno sempre degli operatori a contatto con le due
entità per visionare il rapporto.
Come state promuovendo l'iniziativa e cosa avete in programma per
il futuro?
Oltre alla ordinaria pubblicità in centri e associazioni, abbiamo
pensato di intervenire a partire dalle scuole e nei luoghi di aggregazioni
delle famiglie. Stiamo cercando di sensibilizzare i bambini ai temi della
famiglia, della generosità e della gratuità, senza parlare
di affido in termini prettamente giuridici.
A metà maggio organizzeremo un convegno aperto a tutta la cittadinanza.
Verranno messi in mostra i frutti del lavoro fatto nelle scuole e si potrà
ascoltare testimonianze di genitori affidatari. Sarebbe molto bello anche
organizzare incontri con questo tipo di testimonianze per sensibilizzare
le famiglie stesse al tema dell'affido.
|