"A tutto campo"
 
da "Ritrovarci": anno XXVII - numero 5 - dicembre 2004

di Don Davide Barili

A TUTTO CAMPO
In questi giorni è stato pubblicato un libro del nostro parroco don Alberto Franzini, presso la Casa editrice Itaca. Contiene nella prima parte una lunga intervista sui principali temi dell'attualità ecclesiale, sociale e culturale. La seconda parte del libro offre numerosi interventi del nostro parroco, di carattere pastorale, già ospitati sui giornali locali o svolti in incontri pubblici. Offriamo ai nostri lettori ampi stralci della prefazione di don Davide Barili, vicario parrocchiale e curatore dell'opera.

Ogni paese, ogni parrocchia rischia di diventare una piccola pozzanghera nella quale può tornare comodo sguazzare. Conosciute le persone, capite le regole ci si può ritagliare una nicchia e lì stare, rispettosi e rispettati nel proprio ruolo. Ma per don Alberto Franzini, parroco dal 1997 a Casalmaggiore (Cremona), non è così.
Questo libro rende ragione della sua tensione a gettare continuamente lo sguardo al di là della provincia per essere attento alla realtà culturale, sociale ed ecclesiale italiana, europea e mondiale. Per poi ritornare in loco e misurarsi con la quotidianità dei propri parrocchiani, con le provocazioni dei concittadini e con le scelte dei politici e degli amministratori da loro eletti a governali.
Così facciamo o dovremmo fare tutti. La fortuna è che don Franzini ha raccolto in questo volume il suo passare dal particolare all'universale narrando in tal modo gli avvenimenti più importanti degli ultimi anni attraverso il filtro della sua personalità.
Proviamo a tracciare il "filo rosso" che attraversa le pagine del testo.
L'Europa e l'Occidente presentano al mondo il volto stanco e demotivato di chi ha dimenticato di avere una lunga tradizione di pensiero da mettere al servizio dell'umanità. Il mancato riconoscimento delle radici cristiane del vecchio continente, espone tutti noi al pericolo mortale della perdita di identità. "Chi sei tu Europeo?". La risposta dovrebbe essere sicura: "Sono figlio del pensiero greco e dell'impero romano, e mia madre è la fede cristiana". Lo attestano l'arte, la storia, la mentalità, le migliaia di campanili di cui è cosparso il mio mondo. Ma la risposta non è affatto sicura, perché l'Europa è una signora matura e ammalata. Il morbo si chiama opinionismo o relativismo. L'uomo europeo ha messo in crisi la possibilità di raggiungere la Verità; anzi dubita e sostiene che non esista più una verità. Il vero, per esistere, basta che sia pensato. Esistono tante verità e, quindi, nessuna.
Le conseguenze sono disastrose e a tutti i livelli.
Dio è nuovamente condannato a morte e l'accusa è la sua pretesa di essere la verità. Ma l' uomo non può stare a lungo senza inginocchiarsi di fronte a qualcuno. Spunta allora l'ideolatria, i nuovi idoli da adorare e di fronte ai quali inchinarsi. La ricchezza, il potere, l'apparire, il piacere, il pensiero della maggioranza. Ma l'idolo rende schiavi, l'idolo non ammette discussioni e lo spettro dei totalitarismi del secolo breve, totalitarismi nazionalsocialista e comunista, torna a farsi vedere. L'uomo di oggi, di ieri e di sempre ha bisogno di essere sempre liberato e solo il Dio che si è fatto carne in Gesù Cristo ha questa facoltà.
La Chiesa innalza ancora forte e alta la sua proposta, guidata dall'infaticabile papa polacco e umilmente servita dai suoi ministri: il matrimonio non è una unione di fatto, l'aborto é sempre un omicidio, come l'eutanasia, fonte dello stato è la società e non … lo stato medesimo, la democrazia non può prescindere dai valori i quali sono da sé indipendentemente del pensiero della maggioranza. E ancora: laicità non è laicismo, la pace non è utopia ma dono di Dio e lungo e doloroso cammino di educazione, la guerra è fonte di guai ma resta il dovere di opporsi al male, la frammentazione politica dei cristiani non è sinonimo di pluralismo culturale, ma i cristiani devono necessariamente trovare una unità trasversale su temi fondamentali.
Lo scenario è dominato dallo spettro del terrorismo internazionale e dal fenomeno delle grandi migrazioni dei popoli. Il codice confusivo, tuttavia, disorienta le coscienze e la realtà è spesso scambiata con il sogno o con il desiderio. L'uomo europeo essendo già diviso e frantumato in se stesso, non ha dato una risposta compatta alla realtà che obtorto collo gli si è presentata: divisa di fronte alle responsabilità dell'attentato dell'11 settembre alle Torri Gemelle di New York; colpa dei terroristi o conseguenza dell'imperialismo americano. Divisa di fronte all'intervento in Afganistan e in Irak; divisa nel chiamare alcuni gruppi irakeni resistenti o terroristi; divisa nell'inviare truppe o nel ritirarle. E di fronte ai sorprendenti sbarchi di clandestini sulle nostre coste? Ancora una volta divisa tra accoglienza senza se e senza ma e linea di razionale rigore. Di fatto l'Italia e l'Europa non possono fare a meno di interrogarsi sulla presenza di altre culture, e, in particolare, di quella islamica nelle nostre strade, nelle nostre case, sui banchi di scuola accanto ai nostri figli. Non c'è da pensare che islam equivalga a terrorismo, ma non bisogna dimenticare che proprio Cremona è stata teatro dell'arresto di alcuni tipi sospetti. Tuttavia, sarà necessario chiedersi quali margini di integrazione esistono con una cultura variegata che sostanzialmente nega la dignità della donna, afferma la poligamia, nega in determinati Paesi la libertà di religione e in determinati altri non capisce la distinzione tra istituzione statuale e religiosa, tra società civile e comunità di credenti.
Ma non si può dialogare senza conoscere e quindi rivelare la propria identità. Il dialogo è sicuramente la strada, anche perché Dio stesso che è Parola fatta carne l'ha scelta per salvare l'umanità. Ma il dialogo non si impone di per sé, per dialogare occorre essere in due, per dialogare occorre sapere quale è la propria identità. Il dubbio forte è che l'Europa, con tutta la sua voglia di dialogo, non ne sia in realtà più capace.
Il nodo di oggi è di tipo metafisico: aver assunto il metodo scientifico per l''idoneità dell'esplorazione del vero ci ha resi impotenti di fronte alle grandi questioni dell'esistenza. La scienza è nata per il fisico e nella sua storia si è affrancata dalla filosofia che l'aveva generata acquisendo un suo metodo. Ma ora, la scienza, ingrata, si è ribellata e ha detronizzato la metafisica combinando disastri. La scienza nulla ha da dire sul perché della realtà, perché non è sua facoltà. Occorre richiamare la metafisica dal suo esilio, occorre rispolverare le sue radici, umanistiche, ebraiche e cristiane, o l'Occidente diverrà degno solo del suo nome che significa "tramonto".

Don Davide Barili


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